Dal 21 gennaio in edicola con Donna Moderna e Tv Sorrisi e Canzoni trovi 5 libri sulla Shoah: raccontano vicende toccanti e storie di resistenza e di sopravvivenza (ogni volume costa 7,90 euro, prezzo della rivista escluso). In questa gallery trovi i titoli di questi 5 romanzi e di altri che ti consigliamo.


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La tregua (Mondadori) di Primo Levi 

«Giunsi a Torino dopo 35 giorni di viaggio: la casa era in piedi, tutti i familiari vivi, nessuno mi aspettava». Queste parole di Primo Levi sono sintesi cruda e toccante de “La tregua”, l’opera che rappresenta il seguito di “Se questo è un uomo”. È il diario del viaggio verso la libertà dello scrittore torinese dopo l’internamento nel lager nazista, un’avventura fra le rovine dell’Europa liberata: da Auschwitz, attraverso la Russia, la
Romania, l’Ungheria, l’Austria, fino a Torino. Lungo le pagine si snoda un itinerario tortuoso, punteggiato di incontri con persone appartenenti a civiltà sconosciute e vittime della stessa guerra. Sono pagine dallo stile scabro e dal messaggio potente, in esse è consegnata anche l’unica traccia arrivata a noi di figure struggenti come quella di Hurbinek: Hurbinek è il senza-nome, un bimbo di 3 anni nato ad Auschwitz, «che non aveva mai visto un albero», ma il cui «minuscolo avambraccio era pure stato segnato col tatuaggio di Auschwitz». 

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La bambina e il nazista (Mondadori) di Franco Forte e Scilla Bonfiglioli 

Siamo nella Germania del 1943. Il protagonista, l’ufficiale di complemento delle SS Hans Heigel, non condivide l’aggressività che il suo Paese sta mostrando, né la propaganda nazista, ma neppure le combatte. Il suo silenzio mira solo a evitare ritorsioni contro la moglie e l’adorata figlia Hanne. Ma la sua vita viene presto sconvolta: una tragedia colpisce la sua famiglia e Hans è inviato in un campo di sterminio. Là, nel cuore dell’orrore, non può distogliere lo sguardo come ha fatto finora. Quando incontra Leah, una bambina che è tra i prigionieri destinati alle camere a gas e che assomiglia in modo incredibile alla figlia, fa di tutto per salvarla. E arriva a prendere decisioni che potrebbero farlo condannare a morte. Il suo comportamento solleva nel lettore domande taglienti e ineludibili: fino a che punto un essere umano può spingersi pur di proteggere chi gli sta a cuore? È possibile, anche nei momenti atroci della storia, superare ogni ipocrisia, e persino l’orrore, con un richiamo netto alla nostra umanità?

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Se questo è un uomo (Mondadori) di Primo Levi 

Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò “Se questo è un uomo” nel 1947. Questo capolavoro letterario tradotto in tutto il mondo è la sua testimonianza sconvolgente sull’inferno dei lager. È libro della dignità e al tempo stesso dell’abiezione dell’uomo di fronte allo sterminio di massa. Offre un’analisi fondamentale della composizione e della storia del lager, ovvero dell’offesa, della degradazione dell’uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio. Il libro si apre con una poesia che inizia con  “voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case”: il lettore e la sua coscienza sono subito chiamati in causa. Viene evocata una condizione normale, la sicurezza della nostra vita di tutti i giorni, e questa immagine si oppone a quelle di umiliazione e spersonalizzazione subite da chi era internato nei campi di concentramento. La poesia prosegue con il richiamo al dovere di ricordare ciò che è avvenuto. E il senso del racconto è proprio quello di tenere desta la fiammella, spesso debole, della memoria perché quell’orrore non si ripeta.

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Sopravvissuta ad Auschwitz. Liliana Segre testimone della Shoah (Mondadori) di Emanuela Zuccalà

Liliana Segre, nata a Milano nel 1930, è una delle ultime testimoni italiane della Shoah. Dopo tanti anni di voluto silenzio, nel 1990 ha deciso di diventare testimone pubblica per la Shoah per varie ragioni: il debito verso i suoi cari scomparsi ad Auschwitz; la fede nel valore della memoria, e nella necessità di tenerla viva per tutti coloro che verranno dopo. Di famiglia ebrea non praticante, a 8 anni ha subìto le conseguenze delle leggi razziali. Nel febbraio del 1944 è stata deportata nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Ha passato tre volte la selezione per la vita o per la morte. Nel lager ha perso il padre e i nonni paterni. È stata liberata il 1° maggio 1945. Un matrimonio felice e la nascita di tre figli le hanno restituito l’amore per la vita. Nel gennaio di 3 anni fa, nell’ottantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali in Italia, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’ha nominata senatrice a vita «per aver illustrato la patria con altissimi meriti nel campo sociale».

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Un sacchetto di biglie (Mondadori) di Joseph Joffo

Un avventuroso viaggio, pieno di pericoli e peripezie accompagna i due fratelli Joseph e Maurice Joffo durante la guerra. Ebrei francesi, scappano da Parigi occupata dai tedeschi, si ritrovano a Mentone dove già si sono rifugiati i fratelli più grandi. I genitori vengono arrestati, per una serie di circostanze vengono liberati. I bambini intanto trovano rifugio in una colonia chiamata “Nuovo raccolto” e riusciranno a evitare la deportazione grazie a un sacerdote. Joffo racconta la sua infanzia durante il nazismo. La narra con gli occhi del bambino che è stato, che vive un’avventura piena di pericoli, con momenti di angoscia e anche di allegria. Così il romanzo è diventato un best seller, letto da ragazzi e adulti, e nel 2017 un film uscito nelle sale.

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Luci nella Shoah. Le cose che mi hanno tenuto in vita nel buio (DeAgostini) di Matteo Corradini

Come si può attraversare l’orrore dei campi di concentramento? Quali oggetti e ricordi del passato felice prima delle leggi razziali, quali sogni e passioni hanno sostenuto la speranza di coloro che sono sopravvissuti? Grazie alle testimonianze di Anne, Virginia, Marek, Henri e altri deportati, l’ebraista Matteo Corradini rianima alcuni di quei guizzi di luce in un mondo non c’era nulla di umano. C’è chi si è aggrappato alla vita disegnando su fogli di cartone con i colori di pastelli rubati. Chi ricucendo una bambola di pezza. Chi suonando uno strumento musicale mezzo scordato. Chi guardando le lancette fosforescenti di un orologino regalato. Chi stringendosi al petto una lettera d’amore. In modi diversi, ognuno dei protagonisti di questi racconti ha acceso una piccola luce per contrastare il buio della violenza attorno a sé e, dentro di sé, la paura di essere catturato, l’angoscia della solitudine e lo strazio per la perdita di familiari e amici.


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Il pane perduto (La nave di Teseo) di Edith Bruck

Edith Bruck non ha bisogno di presentazioni: scrittrice, drammaturga, regista. Di origini ungheresi, ma naturalizzata italiana, a 13 anni è stata deportata ad Auschwitz e ha vissuto sulla propria pelle l’orrore del lager. In questo memoir ripercorre la sua vita: dalla terribile esperienza del campo di concentramento fino ai nostri giorni dove si sofferma sui pericoli della xenofobia e ci porta a riflettere. Nel libro ci sono momenti intensi: quando racconta il suo sentirsi estranea anche rispetto ai suoi stessi familiari che non hanno fatto l’esperienza del lager e quando ci conduce attraverso la sua avventurosa vita, prima in Israele poi con le tournée in giro per l’Europa con un corpo di ballo composto da esuli, fino in Italia dove ha diretto un centro estetico negli anni ’50. E infine c’è la storia d’amore col poeta e regista Nel Risi, compagno per oltre 60 anni. Toccante e profondo.


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Il solo modo per dirsi addio (Einaudi) di Simon Stranger

Ci sono due domande alla base di questo romanzo ambientato in Norvegia (città dello scrittore): che cosa spinge il figlio di un calzolaio a diventare un feroce aguzzino? E perché i discendenti delle sue vittime si trasferiscono proprio nella casa dove lui torturava? Ci sono queste e altre domande in questo romanzo che ripercorre la storia di 5 generazioni per raccontare come sia importante la memoria. Perché secondo ala tradizione ebraica una persona muore due volte: prima quando il suo cuore smette di battere, poi quando il suo nome viene letto, pensato o detto per l’ultima volta.


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L’ultimo treno per la libertà (Harper Collins) di Meg Waite Clayton

Truus Wijsmuller, olandese, nella sua vita salvò più di 10.000 bambini facendoli espatriare sotto gli occhi dei nazisti per trovare la salvezza in Inghilterra. Questa è la sua storia romanzata e raccontata attraverso le vicende di Stephan, 15 enne, e Zofie, adolescenti austriaci determinati a riprendere in mano la propria vita. E salvati grazie a Truus. Un romanzo che parla di coraggio e di come ognuno di noi può fare la differenza.


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Il ghetto interiore (Neri Pozza) di Santiago H. Amigorena

Qui siamo prima della guerra. Nel 1928. Vicente Rosenberg arriva in Argentina con pochissimi soldi in tasca e una lettera di raccomandazione di suo zio per la Banca di Polonia a Buenos Aires. Ma invece di diventare un impiegato di banca si fa trascinare dall’atmosfera argentina, dal senso di libertà. Dimentica la Polonia e il quartiere dove è nato e dove parlano yiddish. Per scegliere una vita dove non contano né etnia né religione.


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Cosa c’è da ridere. La storia del giovane comico ebreo che sfidò il nazismo (Mondadori) di Federico Baccomo

“Cosa c’è da ridere” ha per protagonista Erich Adelman, un ragazzino che nella Berlino degli anni ’30 sogna di fare cabaret, ma viene travolto dalla Shoah. La sua vicenda mostra come intelligenza e umanità riescano, comunque, a vincere su grettezza e violenza.