Appena arrivato nelle sale, "Un sacchetto di biglie" racconta la storia di 2 fratelli ebrei in fuga

Appena arrivato nelle sale, "Un sacchetto di biglie" racconta la storia di 2 fratelli ebrei in fuga dai nazisti in Francia. Il film è tratto dal libro di Joseph Joffo (Rizzoli)

Shoah: cosa fare per non dimenticare

Il 27 gennaio, anniversario della liberazione di Auschwitz, il mondo commemora le vittime dell’Olocausto. Una data importante, oggi più che mai: i movimenti antisemiti e razzisti si riaffacciano in tutta Europa, anche nel nostro Paese. E, spiegano qui 4 esperti, il ricordo è l’arma per combatterli

«La giornata per ricordare le vittime dell’Olocausto sarà il 27 gennaio, anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz ». Con questa frase le Nazioni Unite hanno istituito la ricorrenza nel 2005. Per una volta, l’Italia è arrivata prima, perché il Parlamento aveva sancito questo evento già nel 2000. Eppure il nostro Paese sembra essere tornato indietro. Ricorrono anche i 70 anni dalla promulgazione delle leggi razziali, ma gli episodi di stampo neofascista si moltiplicano e persino il candidato del centrodestra alla Regione Lombardia, Attilio Fontana, parla di «razza bianca a rischio per colpa degli immigrati». Che cos’è, allora, la memoria oggi? E come possiamo mantenerla viva? Lo abbiamo chiesto a 4 personaggi del mondo della cultura, impegnati a promuovere l’importanza del ricordo in diversi campi: sociale, artistico, letterario.

Perché è importante ricordare

Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane «Ci vogliono leggi più severe per chi, ancora oggi, fa apologia a fascismo e nazismo nelle piazze e negli stadi» La memoria è identità e consapevolezza. Non si tratta di aprire un libro e imparare, ma di irrobustire e strutturare il proprio essere comprendendo il passato. Purtroppo è quello che manca a chi, qualche giorno fa, ha inneggiato al fascismo durante la commemorazione della strage di Acca Larenzia, l’omicidio dei 3 giovani di destra avvenuto nel 1978. Queste persone cercano un senso in simboli del passato senza conoscerli davvero. E si tratta solo di uno dei tanti episodi che negli ultimi mesi hanno mostrato un’Italia macchiata di antisemitismo. Allora, per mantenere viva la memoria, istituzioni e società devono fare rete e agire su 2 fronti. Il primo è la legge: perché nel 2018 è possibile fare il saluto romano e vendere articoli con l’effigie di Hitler? Abbiamo ben 2 norme contro l’apologia di fascismo ma non sono abbastanza specifiche, ne servono di più rigide, anche perché spesso i giudici bollano questi fatti come ragazzate e archiviano il processo. Il secondo è lo sport, il più grande collante del Paese: usiamo eventi e scuole per insegnare a tutti, dai bimbi agli adulti, i valori della democrazia. Proprio negli stadi, dove i giovani di estrema destra aizzano le folle e fischiano la foto di Anna Frank, bisogna trasmettere uguaglianza e legalità.

Maddalena Crippa, attrice, al Piccolo Teatro di Milanocon lo spettacolo “Matilde e il tram per San Vittore” «La persecuzione colpì anche rom, gay, disabili: portiamo le loro storie ovunque» Quando è nata l’Unione Europea la memoria è stata uno dei valori fondanti: senza legame con il passato non esiste il futuro. Eppure l’abbiamo accantonata. Viviamo in un eterno presente, tutto scorre velocissimo, conta solo l’istante. Così oggi si ignorano gli errori dei totalitarismi e ci si lascia affascinare dai rigurgiti di fascismo, da movimenti estremi e antidemocratici. Tornano la paura e la disuguaglianza, si diventa violenti contro chi è diverso. L’antidoto? Moltiplicare ricorrenze come la Giornata della memoria e ampliare i ricordi dell’Olocausto, con iniziative diverse a seconda del pubblico. Noi, per esempio, nello spettacolo portiamo in scena la strage degli operai milanesi, ma in quegli anni bui furono calpestati rom, omosessuali, disabili e prigionieri politici. Facciamo conoscere le loro storie ovunque e tramandiamole, soprattutto in famiglia: sono epopee contemporanee, intense e affascinanti, che abbiamo il dovere di raccontare a figli e nipoti.

Paolo Casadio, scrittore, autore del romanzo “Il bambino del treno” (Piemme) «Stiamo perdendo i testimoni viventi e CasaPound prende voti: studiamo, senza cadere nelle fake news» Facendo le ricerche per il mio libro, ambientato durante il fascismo, ho scoperto molte analogie con il presente: anche allora l’economia era allo sbando dopo la crisi del 1929, i governi europei deboli e prendevano piede i nazionalismi. Il ritorno al passato è un rischio reale, una questione sociale. Basta pensare a CasaPound, che con la sua ideologia di ultradestra ha fatto il botto alle ultime amministrative di Ostia, arrivando quasi al 10% dei voti, e ora sta raccogliendo le firme per potersi candidare al Parlamento. La memoria, quindi, è un faro di luce che rischiara il cammino verso il futuro e va alimentata. Anche perché le testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle gli orrori della Shoah spariscono, i sopravvissuti stanno morendo. Allora, senza memoria, chiunque potrà dire che le cose sono andate in maniera diversa. Succede già in altri casi, quando preferiamo credere alle fake news piuttosto che alla realtà. La soluzione arriva dal senso critico. Come si sviluppa? Studiando, leggendo giornali, saggi e ricerche in modo approfondito. Ogni giorno informiamoci senza semplificazioni e cercando fonti e argomenti sempre più difficili. Il dubbio e il ragionamento ci impediscono di ripetere i tragici errori del passato.

Francesca Romana Recchia Luciani, storica, autrice de “La Shoah spiegata ai ragazzi” (Il Nuovo Melangolo) «La scuola deve promuovere un nuovo storytelling: non un mix di date e fatti» La memoria è una bussola che serve per muoversi nel presente, qualcosa di vivo. Ci fa capire come agire, è un atlante morale. Quindi la Giornata del 27 gennaio ha valore solo se si aggancia alla cronaca. Non bastano cerimonie sempre uguali, fatte di proclami dimenticati dopo 24 ore, altrimenti il ricordo si riduce a pagine da consegnare alle biblioteche, pronte a ingiallire. Bisogna far capire che i disastri dei totalitarismi sono presenti qui e ora, che i campi di detenzione dei migranti non sono molto diversi dai vecchi lager tedeschi. Questo è possibile insegnando. A scuola la storia deve essere una materia fondamentale, non un riassunto di date e fatti o – come succede in tanti istituti – “geostoria”, un mix approssimativo delle 2 discipline. Servono anche nuovi strumenti per la didattica: per esempio, perché invece di ridurci ai soliti libri, come Il diario di Anna Frank, e alla visione del film Schindler’s List, non chiediamo ai ragazzi di ideare video, app e storytelling sul tema? Se coinvolgiamo gli studenti, facendoli sentire protagonisti e accendendo la creatività, questo tema entrerà nei loro cuori per sempre.

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