jacob elordi

Jacob Elordi: nel cuore di Hollywood e non solo

Quando i suoi genitori gli ripetevano che solo pochissimi hanno successo, lui rispondeva: «Perché non io?». A 26 anni l’attore australiano, adesso protagonista del film Saltburn, è il volto di punta di Hollywood. E, dopo essere stato Elvis Presley, potrebbe diventare anche James Bond

È alquanto difficile non averlo intercettato nelle rom-com adolescenziali della trilogia The Kissing Booth, ancora tra i titoli di maggior successo su Netflix, dove era Noah Flynn, il classico bello del liceo duro-dal-cuore-tenero di cui si innamora la protagonista. Praticamente impossibile non averlo visto nella serie cult Euphoria, on demand su Sky, dove nel ruolo del sexy e ombroso Nate Jacobs è diventato il rubacuori preferito della Gen Z. Ma se – nonostante le vostre figlie – ve lo foste perso, sappiate che Jacob Elordi, 26 anni da Brisbane, Australia, da semplice idolo delle teenager è ormai diventato uno dei volti della Hollywood che conta.

Jacob Elordi: da Elvis Presley a James Bond?

Eletto “movie star del 2023” da Gq, sta girando Oh Canada con Paul Schrader, quello che, tra le altre cose, ha scritto Taxi Driver e diretto American Gigolò, ed è in lizza per diventare il nuovo James Bond. Merito dei suoi ultimi due film. In Priscilla di Sofia Coppola, in arrivo in Italia nel 2024, interpreta nientemeno che il re del rock’n’roll Elvis Presley, oltre che aver fatto faville sul red carpet dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia dove la pellicola è stata presentata in anteprima. In Saltburn, graffiante e a volte disturbante satira di classe, ora su Prime Video per la regia di Emerald Fennell, Oscar alla sceneggiatura originale per Una donna promettente, è Felix Catton, lo studente più popolare di Oxford, figlio di una famiglia tanto ricca quanto vanesia e anaffettiva.

E anche con “Priscilla” Sofia Coppola detterà tendenza

VEDI ANCHE

E anche con “Priscilla” Sofia Coppola detterà tendenza

L’intervista a Jacob Elordi per Saltburn

Jacob, come si è preparato per il ruolo di Elvis?

«Ho guardato e letto di tutto su di lui. Ma soprattutto ho parlato con sua moglie Priscilla. Ho cercato di ignorare il mito per concentrarmi sulla persona. Ho scoperto che Elvis amava molto il bacon, lo mangiava quasi bruciato, e così, visto che dovevo mettere su peso per la parte, ne ho mangiato mezzo chilo al giorno. Lo mettevo dappertutto, nonostante il disappunto di mia madre!».

E per quello di Felix?

«La regista Emerald Fennell mi ha dato un sacco di libri da leggere. Poi sono andato a Palm Springs per due settimane, ho affittato una casa con piscina e ho cercato di vivere come un lord inglese super snob, leggendo il romanzo di Evelyn Waugh Ritorno a Brideshead, che ha per protagonista proprio uno studente di Oxford. E un mese prima di iniziare a girare sono andato a Londra, mi sono trovato un piccolo posto a Chelsea, dove passavo le giornate nei caffè ad ascoltare la gente che parlava per rendere più britannico il mio accento australiano».

Il piercing al sopracciglio non è proprio oxfordiano…

«Emerald ha lottato per averlo, i produttori all’inizio pensavano che mi avrebbe sfigurato… Ma lei ha insistito dicendo: “Non c’è donna al mondo che guardando questo film pensi che Jacob Elordi sia brutto con un piercing”. Aveva ragione».

Tra i libri che ha letto per prepararsi al ruolo, quale altro l’ha colpita?

«L’età incerta di L.P. Hartley, del 1953. È la storia di un ragazzino di umili origini che in collegio diventa amico di un compagno aristocratico. Quest’ultimo lo invita a passare l’estate a casa sua, come fa Felix con il protagonista Oliver, ndr, e il ragazzino inizia a far da tramite tra la sorella dell’amico e un contadino, diventando complice di una storia d’amore che è troppo giovane per capire. C’è il mistero, la differenza di classe, l’invidia, il sesso… Come in Saltburn».

Ha sempre desiderato fare l’attore?

«Sì, sono molto “drammatico”! Fin da piccolo pretendevo l’attenzione sia dei miei genitori sia dei miei amici. Ho iniziato a fare teatro a 12 anni, poi sono passato ai musical perché mi piace molto ballare. Ho preso lezioni di recitazione e a 15 anni ero troppo innamorato del cinema per non farne parte».

Che tipo di carriera immaginava all’inizio?

«Non avevo un’aspettativa precisa, sapevo solo che recitare sarebbe stata una cosa che avrei amato tutta la vita. Voglio solo sentirmi libero di fare ciò che mi piace. Mads Mikkelsen, attore che ammiro molto, dice che ogni film che fa è il più importante al mondo, perché potrebbe essere l’ultimo. Molti attori della mia età usano un film per promuovere quello successivo. Io vivo nel momento, mi concentro sul presente. Do the work, fai il tuo lavoro, è la frase che ho scritto sullo specchio sopra il letto».

È sempre stato così sicuro di sé?

«Sì, anzi da ragazzino lo ero molto di più: credo che quando si è più giovani si abbia più coraggio. Non facevo che divorare libri sul cinema e guardare tutti i video dei provini degli attori che trovavo su su YouTube. I miei genitori, che sono molto pragmatici, mi hanno sempre detto: “Stai attento, perché solo pochi attori hanno successo, forse uno su un milione”».

E lei come ha reagito?

«Ho sempre risposto: “Perché non posso essere io quell’uno su un milione?”, per la cronaca: secondo le stime di Celebrity Net Worth, il suo patrimonio netto nel 2023 avrebbe raggiunto i 4 milioni di dollari… E pensare che prima di essere scritturato per Euphoria aveva sul conto 400 dollari».

Come vede il suo futuro?

«Non vorrei apparire arrogante, ultimamente ha rinnegato The Kissing Booth, definendolo «ridicolo» e suscitando un’ondata di polemiche, ma mi piacerebbe avere l’opportunità di dirigere i miei film. Adoro Bernardo Bertolucci e vorrei lavorare con Paul Thomas Anderson. Sono sempre stato ispirato da persone che non si sono mai arrese, che hanno pensato fuori dagli schemi. La mia speranza è poter arrivare a fare come loro, ma a modo mio».

Film preferiti?

«Kramer contro Kramer, Nightmare Before Christmas, Apocalypse Now. E Il Cavaliere Oscuro, perché c’è il mio attore preferito: Heath Ledger, che per il ruolo di Joker ha vinto l’Oscar postumo nel 2009, ».Come mai lo è? «Le sue performance hanno avuto un impatto fondamentale sul mio lavoro. Era maniacale quando si preparava per un ruolo e aveva un’inesauribile curiosità. Nei suoi personaggi sapeva rappresentare la bellezza dell’essere umani».

Riproduzione riservata