Michele Bravi cantante

Michele Bravi: «Il dolore non lo superi, gli trovi spazio»

La vittoria a 19 anni a X Factor, l’amore dei fan, il debutto a Sanremo. Poi, il buio: un incidente stradale stravolge la vita del cantante umbro Michele Bravi. Il rimorso lo annienta, la risalita dalla depressione è lunga e sofferta. Come confida in questa intervista

Digitando il suo nome su Google, il primo risultato che viene fuori è “incidente”. A novembre 2018 Michele Bravi, vincitore a X Factor nel 2013 e quarto a Sanremo nel 2017, rimane coinvolto in un tragico scontro stradale in cui perde la vita una donna di 58 anni. Il cantante smarrisce il contatto con la realtà per mesi: un dolore enorme, seguito dalla depressione, poi il silenzio. «Non riuscivo più a parlare» confessa. Fino a quando l’uomo di cui è innamorato gli indica la strada per ritrovarsi: la psicoterapia. Michele si affida all’EMDR, un percorso che lavora sui traumi e, a poco a poco, ritrova la voce e la musica. La geografia del buio, il suo nuovo album, racconta quel percorso, parola per parola, senza filtri, come fosse una mappa verso la luce: «Perché il dolore non ha un senso ma, se condiviso, può aiutare tante persone».

Michele, come si supera il dolore?
«Non si supera. Gli si trova spazio. È fondamentale per me raccontare il buio in cui sono stato immerso».

Ripensi a quel giorno?
«Sempre. Ma sto molto attento a difendere le altre persone presenti in questa storia, perciò non parlo mai di quel momento. Mi sono perseguitato tanto: “Avrei potuto muovermi 5 minuti dopo, avrei potuto essere da un’altra parte”. È un peso che bisogna accogliere».

Come ne sei uscito?
«Non ne sono uscito. Ma ho imparato a decifrare il dolore. L’ho conosciuto in modo molto forte, il mio corpo ha avuto una reazione violenta che ha stravolto la mia quotidianità. Non mi alzavo più, non parlavo, vedevo le ombre che spostavano le tende, e leggevo negli occhi di chi mi stava accanto che non era normale. Ho pensato al peggio, ho avuto paura di non potermi salvare. La terapia ha lavorato sull’emergenza, andando a desensibilizzare tanti aspetti, dal rumore dell’impatto a quello del traffico, ai movimenti veloci di chi mi passava vicino. E mi ha permesso di tornare lucido. Ma i mesi successivi, che sono quelli che sto ancora vivendo, sono stati un lavoro di ricostruzione».

Chi ti ha aiutato?
«Il mio ragazzo. Stavamo insieme da pochi mesi e si è trovato travolto da questo tsunami rimanendomi accanto, mettendo in pausa la sua vita. Senza di lui non so se ce l’avrei fatta. Mi ha tenuto la testa tra le mani, mi ha sorvegliato, mi ha obbligato ad andare in terapia. Pensavo non mi capisse, mi arrabbiavo. Ho poi scoperto, il giorno prima che partisse per andare dall’altra parte del mondo, che anche lui aveva subito un trauma, ancora più grande. E io ho egoisticamente pensato che fosse una fortuna per me che avesse esperito un dolore così, perché ha saputo indicarmi la strada».

È questo La geografia del buio? Una strada?
«Sì, è la mia mappa del dolore. Io mi sono aggrappato all’arte in molti momenti. Lui mi ha fatto promettere che non avrei mai abbandonato la mia. E che avrei lanciato questo messaggio. Questo disco è la mia promessa mantenuta».

Come hai fatto a lasciarlo andare dall’altra parte del mondo?
«Amando davvero. Fosse per me gli parlerei su Facetime tutte le mattine e lo aspetterei per i prossimi 10 anni, ma è giusto che lui viva la sua vita. Non ci vediamo da 2 anni e mezzo».

Potrai mai amare qualcun altro allo stesso modo?
«Potrò innamorarmi di nuovo, ma quello che ho vissuto con lui è irreplicabile. Il nostro legame sarà unico per sempre».

Nel video di Mantieni il bacio siete voi due?
«Bacio lui. Ho fatto studiare come si muoveva, come mi toccava. Sono i nostri movimenti. Prima di far uscire il disco gli ho chiesto il permesso. Se avesse detto no, avrei fermato tutto».

Hai preso una posizione chiara anche in tema di sessualità.
«Pensavo di aver un atteggiamento rivoluzionario nel non espormi, perché ritenevo non servisse dire nulla. Invece c’è tanto bisogno di parlare e condividere. Del mio primo bacio non ricordo il sapore ma la voce insistente della mia testa che mi diceva “Stai sbagliando”. Poter anche solo aiutare un’altra persona a dare un primo bacio senza quella voce insistente per me sarebbe meraviglioso».

La tua famiglia come ha reagito al video?
«Mio nonno si è commosso. Vengo da un contesto estremamente conservatore, che è il contesto di tutta la provincia (Michele è nato a Città di Castello, in Umbria, ndr). Ho sempre avuto una relazione con la mia sessualità molto libera, ma sono pieno di amici portati dall’esorcista. Esistono ancora oggi episodi del genere. Ero preoccupato per mia sorella, a 15 anni non è facile avere un fratello che si espone così tanto. Mi ha scritto subito: “È bellissimo”».

Canti “È l’amore che ci salva”. È davvero così?
«La salvezza dell’anima ce la dà l’amore, ma la salvezza “tecnica” ce la dà la terapia. Vorrei non fosse più un tabù parlarne».

Il nuovo disco di Michele Bravi

Michele Bravi cantante

La geografia del buio è il nuovo album di Michele Bravi (qui sopra, la copertina). Dopo il quarto posto al Festival di Sanremo del 2017 con il brano Il diario degli errori, il cantante 26enne è tornato quest’anno all’Ariston in duetto con Arisa: nella serata dedicata alle cover i due hanno interpretato Quando di Pino Daniele.

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