Fertilità: quali sono i primi esami da fare se il bimbo non arriva

Stai cercando un bambino ma non rimani incinta? La ginecologa ci spiega quali sono i primi passi da fare se si sospetta un problema di infertilità

Quando arriva il momento di cercare un bambino il destino delle coppie prende strade diametralmente opposte. Alcune  sono così fortunate da non accorgersi, o quasi, del periodo di ricerca. Altre impegano appena qualche mese e con semplici accortezze come la conoscenza perfetta del periodo fertile della donna riescono ad arrivare alla gravidanza.  Infine ci sono coppie per le quali un percorso, anche se breve, di  “medicalizzazione” durante la ricerca di un bambino è inevitabile.  Queste coppie più sfortunate sono purtroppo sempre più numerose, questo  perché stando ai dati Istat, l’età media del primo parto è cresciuta  passando dai 29,1 anni del 1991 ai 31,4 anni del 2011. L’età sempre più  avanzata delle primipare comporta senza dubbio una maggior incidenza di problemi legati alla fertilità.

Ma a quale percorso medico vanno incontro queste coppie? Abbiamo chiesto alla dott.ssa Giulia Santi, ginecologa, di spiegarci quando una coppia si deve allarmare e quali sono i primi esami da fare per valutare la fertilità. “Parlare di fertilità di coppia è sempre un argomento delicato. Tengo a precisare che il “problema” è  sempre da ricercare all’interno della coppia. – spiega la dott.ssa  Giulia Santi – Sicuramente un’attenta anamnesi ed un esame obiettivo  accurato sono i primi elementi fondamentali che aiutano lo specialista  ad orientarsi su quali siano gli esami fondamentali da richiedere.  Dipende sicuramente da quanto tempo la coppia ricerca la gravidanza, dall’età della partner femminile e dall’anamnesi ostetrica precedente.”

Ma le coppie quanto “tempo” hanno prima di essere considerate a rischio infertilità?  Esiste una soglia oltre la quale è bene fermarsi e rivolgersi a un  medico? “Dipende dall’età della paziente, dagli anni di ricerca e da  quali metodiche la coppia ha sperimentato in precedenza. – precisa la  dott.ssa Giulia Santi – Il tempo si restringe a seconda dell’età della  coppia ma in particolare modo all’età della donna. Una donna con età  inferiore ai 35 anni può attendere anche un anno di rapporti mirati prima di rivolgersi ad uno specialista della riproduzione. Mentre le donne che hanno superato i 35 anni dovrebbero ridurre la ricerca anche a 6-8 mesi.”

Il tempo per ricercare un bambino varia anche a seconda della salute, oltre che dell’età “Ad una donna entro i 35 anni che ha difficoltà ovulatorie (cicli irregolari, per esempio) o che presenti disturbi ginecologici,  vanno prescritti comunque degli accertamenti, anche se il periodo di  ricerca è relativamente breve.”
Gli esami preliminari utili allo specialista per valutare la fertilità di coppia vanno prescritti sia per lei che per lui. “Esami ormonali per la partner femminile e l’esame del liquido seminale sono i primi esami da valutare per poi indirizzare la coppia verso procedure specifiche.” conclude la dott.ssa Giulia Santi.

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