Inci: come leggere le etichette dei cosmetici

INCI: come leggere le etichette dei cosmetici

Sarà davvero green il cosmetico che ti spalmi in faccia? Per non sbagliare, una buona soluzione potrebbe essere quella di scegliere un cosmetico biologico certificato. Ma come essere sicuri che lo sia davvero? Ti aiutiamo noi a farlo con questa breve guida, per leggere al meglio l'INCI, ovvero l’etichetta!

Che cos’è esattamente l’INCI dei cosmetici? Di che cosa si tratta? La sigla sta per International Nomenclature of Cosmetic Ingredients ed è in pratica la lista degli ingredienti racchiusi nel tuo cosmetico. Non sottovalutare mai l’INCI, tra quelle poche righe c’è scritto tutto. Ad esempio, anche la quantità di un attivo o un altro; riporta infatti in ordine decrescente gli ingredienti: più quelli naturali sono in alto nella lista e più sono numerosi, più il tuo cosmetico è green.

Le App per leggere l’Inci

VEDI ANCHE

Le App per leggere l’Inci

Come leggere l’INCI dei cosmetici

Come sono indicati gli ingredienti dei prodotti? «Nell’INCI, le sostanze di origine vegetale sono riportati con il nome botanico secondo Linneo, seguito dalla parte di pianta utilizzata ed il tipo di derivato riportati in inglese. Ad esempio: Aloe barbadensis leaf juice sta per gel di aloe vera; Butyrospermum Parkii Butter per burro di karitè, Abies Alba Seed Extract per abete bianco e così via», spiega il cosmologo Umberto Borellini. In latino, invece, troverai scritte alcune sostanze specifiche, come Acqua (Aqua), Latte (Lac), Miele (Mel), ma anche la Vaselina (Parafinum Liquidum). E non è finita qui: gli altri ingredienti di origine chimica, sintetica o semi-sintetica li troverai indicati con la denominazione ufficiale in inglese, ad esempio Sodium idroxide è la soda e Glycerin è la glicerina. «I coloranti, invece, li scoprirai dal codice CI (Colour index), seguito da un numero in fondo alla lista, ad esempio CI 191140 è il giallo, CI42090 è il blu», precisa Borellini.

Morale: ci vuole davvero un po’ d’impegno, perché l’INCI è un lungo elenco che assomiglia a un codice segreto (ma che non mente mai). 

Controlla le certificazioni

Cerca i loghi e le certificazioni ok. Per indirizzarti a colpo sicuro verso un cosmetico bio, cerca sul pack il marchio o logo che lo attesta. Demeter, Ecocert, CCPB sono tra gli enti certificatori più conosciuti che garantiscono gli standard per i cosmetici più accreditati, ovvero Cosmos e Natrue. «Sia gli enti sia gli standard seguiti sono privati,  perché attualmente non esiste una legge europea sui cosmetici biologici e naturali. E gli standard sono diversi tra di loro per quanto concerne il contenuto di sostanze naturali e bio, compreso l’uso di ingredienti sintetici ammessi o meno, come i coloranti e i conservanti», racconta Marinella Trovato, Presidente di SISTE (Società Italiana di Scienze applicate alle piante officinali ed ai prodotti per la salute sisteweb.it).

Che garanzia ti dà, allora, la presenza della certificazione bio? «Che un ente terzo ha verificato la reale presenza nel cosmetico di una percentuale altamente significativa di materie prime naturali di origine vegetale e che una percentuale altrettanto importante di queste materie prime deriva da produzioni agricole biologiche e non contiene OGM», precisa l’esperta Marinella Trovato.

Se in etichetta insieme al “bollino bio” trovi anche un logo “vegan” il tuo cosmetico biologico ha ottenuto anche la certificazione, sempre da un apposito ente privato, di essere totalmente privo di ingredienti di origine o derivazione animale, come miele, cera d’api, bava di lumaca. «I loghi più diffusi sono “V” con il girasole stilizzato in verde, che è il marchio internazionale rilasciato dalla Vegan Society inglese, e il marchio italiano VeganOK», interviene Pucci Romano, specialista in Dermatologia, presidente Skineco (Associazione Internazionale di Ecodermatologia, skineco.org).

Se, infine, compaiono i loghi di una certificazione Kosher o Halal, il tuo cosmetico bio è conforme anche ai relativi principi religiosi ebraici o islamici. 

Inci: come leggere le etichette dei cosmetici

INCI prodotti cosmetici buoni

Con presenza del marchio bio in etichetta non hai bisogno di leggere ogni riga dell’INCI (l’elenco degli ingredienti in ordine decrescente) per sapere se la maggioranza degli ingredienti del tuo cosmetico sono naturali, perché te lo attesta la certificazione stessa.  Ti semplifica anche un altro passaggio: quello di cercare l’eventuale presenza di alcuni ingredienti ritenuti controversi per la pelle e per l’ambiente.

«Per ottenere la certificazione bio, infatti, il cosmetico non deve contenere per esempio i siliconi, le sostanze sintetiche non biodegradabili usate nei cosmetici convenzionali perché conferiscono una buona scorrevolezza alla texture, o ingredienti che posso occludere la pelle e danneggiare l’ambiente, come i petrolati e i derivati del petrolio, così come i tensioattivi derivati dalla raffinazione del petrolio. E non deve naturalmente contenere microplastiche, che attualmente sono vietate per legge nei detergenti e negli esfolianti a risciacquo, ma che possono ancora essere presenti ad esempio nelle creme o nei prodotti per il make up “generici”», spiega l’esperta Marinella Trovato.

Quali sono gli INCI dei cosmetici da evitare

Anche nel cosmetico certificato bio sono ammessi in piccole percentuali (fino al 5%) alcuni ingredienti sintetici fondamentali per la stabilità della formulazione. Una sbirciata all’INCI, dunque, è sempre utile darla, se non altro per capire se sono presenti oppure no alcune sostanze non completamente in linea con il concetto di buona naturalità e sostenibilità per l’ambiente.

«Tra gli ingredienti sintetici che più incutono timori nelle consumatrici ci sono i conservanti. Ma occhio a non generalizzare, perché comunque i conservanti sono indispensabili per garantire la sicurezza e la stabilità dei cosmetici, in particolare di quelli a base acquosa come le creme o i sieri, i più facili a contaminarsi con muffe, batteri o altri microrganismi nocivi», avverte la dermatologa Pucci Romano.

In etichetta bio non dovresti trovare per esempio i conservanti parabeni, che allo stato attuale si sospetta “disturbino” gli ormoni del nostro corpo e l’ecosistema marino (nell’INCI di solito finiscono per “paraben” preceduti da un termine inglese, per esempio Methylparaben). «Puoi trovare invece dei conservanti che sono ritenuti biocompatibili, come acido benzoico, sodio benzoato, acido sorbico e i suoi sali, potassio sorbato e sodio sorbato o oli essenziali che, in adeguate percentuali, funzionano anche da buoni conservanti naturali, come il  tea tree oil», spiega Romano.

Vuoi essere ancora più sicura che il tuo cosmetico sia privo, o quasi, di conservanti? Preferisci, quando possibile, le formule dichiaratamente waterloss o solide o in polvere e le composizioni 100% in olio vegetale, perché non contenendo acqua sostanzialmente si “autoconservano”.

Tra gli ingredienti sintetici puoi trovare anche i coloranti, indicati  dal codice CI (Colour index), seguito da un numero in fondo alla lista, ad esempio CI 191140 è il giallo, CI42090 è il blu, che però sono presenti in minime percentuali (si trovano sempre in fondo all’INCI) e che sono ammessi anche nei cosmetici bio perché ritenuti sicuri.

Ecco perché l’olio d’oliva è un ingrediente di benessere e di bellezza

VEDI ANCHE

Ecco perché l’olio d’oliva è un ingrediente di benessere e di bellezza

Controlla anche il pack dei cosmetici

Verifica che anche il pack sia eco e sostenibile (e come gettarlo). Per essere virtuoso, clean e sostenibile il tuo cosmetico deve avere anche un pack good for Planet, a basso o bassissimo impatto ambientale. Per esempio, il flacone o il barattolo deve essere di bioplastiche   derivate da materiali organici, come il mais, il riso, gli scarti del legno. Oppure deve provenire da materiali riciclati e riciclabili come la plastica stessa (il top della virtuosità è essere stata raccolta lungo le spiagge o negli oceani). Sono ok sotto il profilo eco anche il vetro, l’alluminio, la carta, meglio se il meno spessi e ingombranti possibili.

Come smaltire il pack

Ma anche tu dovresti fare la tua parte nell’operazione upcycling provvedendo a smaltire correttamente il pack una volta finito. In tutto questo ti aiutano dei piccoli simboli che compaiono sempre nelle confezioni.

Quello dell’omino che getta qualcosa in un secchio segnala l’impossibilità di riciclare il pack, per cui esso stesso non proviene da materiale riciclato e devi gettarlo nell’indifferenziata.  Le tre frecce che si inseguono formando un triangolo (il cosiddetto nastro di Möbius) di solito indicano che il packaging è di carta o cartone riciclato e riciclabile, da gettare negli appositi bidoni. Se le freccine del triangolo sono più sottili e contengono un numero da 1 a 6 il pack è di plastica riciclata e riciclabile e va smaltita come tale.  Infine, se all’interno del “triangolino” trovi il numero 7, quel tipo di plastica non è riciclabile e devi gettare il pack nell’indifferenziata.

Riproduzione riservata