L’allergia all’ambrosia si manifesta principalmente con rinite allergica ma può anche evolvere in asma. Ecco come combattere i sintomi del polline ‘d’agosto’

Dal raffreddore da fieno all'asma

Rinite allergica o raffreddore da fieno, lo starnuto è il primo e più caratteristico sintomo dell’allergia all’ambrosia. Il suo polline ha un potere allergenico molto alto e non va trascurato perché può evolvere in asma e creare dunque problemi seri alle vie respiratorie. Si può manifestare anche come tosse e senso di affanno. Sintomi diffusi sono anche prurito e occhi rossi. Anche se i primi sintomi possono sembrare banali è bene non ignorarli perché nel tempo si può manifestare con vere e proprie eruzioni cutanee, crampi o dolori addominali, vomito e nausea e confusione. Tutti segnali che dovrebbero indurre a recarsi dal medico il prima possibile per scongiurare il rischio di anafilassi.

Niente banane, anguria e meloni

Chi soffre di allergia all’ambrosia può sviluppare le cosidette ‘reazioni incrociate’, ovvero manifestazioni allergiche, in questo caso con l’assunzione di alcuni cibi, e in particolare la banana, il melone e l’anguria. Meglio dunque evitare le macedonie ricche dei tanto amati frutti estivi, almeno durante i mesi più rischiosi – da metà agosto a ottobre – e attenzioni anche alle graminacee, come ad esempio mais, orzo, avena e segale, e alle altre piante che fanno parte della famiglia delle composite, come ad esempio il girasole, il tarassaco, il crisantemo e l’echinacea: non si mangiano, ma per chi è allergico all’ambrosia questi pollini possono essere altrettanto fastidiosi.

Liguria, Sardegna e Sicilia le mete ad hoc per l'allergico

Andare in vacanza nel posto giusto può aiutare a risolvere una bella parte del problema, d’altra parte l’unica cosa positiva è che il periodo più drammatico per l’allergico all’ambrosia è quello che va da metà agosto a settembre, un momento dell’anno che, con un po’ di fortuna, potrebbe coincidere con le vacanze estive. E se si vuole rimanere sul suolo nazionale gran parte della Liguria e il Sud Italia in generale, in particolare Sicilia e Sardegna, rappresentano ottime mete libere da quel polline. “Se una persona che abita a Milano è allergica ai pollini di graminacea e ambrosia e nel weekend se ne va in Liguria, dove la concentrazione di queste piante è molto esigua – se non proprio assente – sicuramente starà molto meglio”, spiega a Donnamoderna Riccardo Asero, allergologo della Clinica San Carlo di Paderno Dugnano (Milano).

Trattamenti e vaccini

Prima regola: rivolgersi al medico per accertare la diagnosi. Una volta appurato che si tratta effettivamente di allergia all’ambrosia – un semplice test permette di avere una rapida conferma in breve tempo – è importante sapere che gli studi hanno dimostrato che il metodo più efficace per contrastare l’allergia è il vaccino. Il vaccino può essere effettuato come iniezione, una volta al mese da gennaio a luglio, o in gocce/compresse per 8 settimane da giugno a ottobre. Esistono comunque altri medicinali che aiutano a tenere a bada i sintomi (non a guarire!), come colliri antistaminici e decongestionanti, spray al cortisone e, nei casi di sintomatologia acuta, antistaminici da prendere per bocca.