Un italiano su quattro soffre di una qualche forma allergica, ma questo problema è spesso sottovalutato, e nel 50% dei casi i pazienti non ricevono né diagnosi né terapia adeguata
Un italiano su 4 è allergico a qualcosa
Un italiano su quattro soffre di una forma allergica, un problema sociale tuttavia troppo spesso sottovalutato, tant'è che nel 50% dei casi i pazienti non ricevono né diagnosi né terapia adeguata. Queste patologie complesse e diversa gravità sono state al centro di un incontro promosso dall’Associazione allergologi ed immunologi italiani territoriali ed ospedalieri (AAIITO).
I risultati delle analisi condotte dall'associazione dimostrano come l’insieme delle malattie allergiche sia realmente un’epidemia sottovalutata e spesso banalizzata.
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Nello specifico, circa il 20% della popolazione italiana soffre di allergie respiratore (asma e rinite allergica); il 3-4% degli adulti e il 10% dei bambini soffrono di allergie alimentari; le allergie da veleno di imenotteri colpiscono circa 5 milioni di italiani annualmente, di questi da 1 a 8 su 100 sviluppano reazioni allergiche; il 7% della popolazione generale e oltre il 20% dei pazienti ospedalizzati soffrono di allergie da farmaci, causa di oltre l’8% dei ricoveri. Per quanto riguarda il peso economico nel nostro Paese, secondo uno studio del 2015, i costi indotti dalle sole malattie respiratorie allergiche nel 2013 superavano i 7,33 miliardi di euro, di cui il 72% – ovvero 5,32 miliardi – attribuibile a costi diretti sanitari e la restante quota parte, pari a 2,02 miliardi di euro, associata a costi indiretti attribuibili ad assenteismo causato dalla malattia.
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E a fronte di un esercito di pazienti, l'allergologia oggi è una disciplina in crisi, evidenziano gli esperti: secondo l’ultima mappatura della rete allergologica italiana relativa al 2017, si contano soltanto 13 strutture complesse (al di sotto dello standard minimo di una ogni 2 milioni di abitanti) e 58 strutture semplici; mentre, per quanto riguarda il territorio, 150 allergologi titolari di specialistica ambulatoriale.
Infine, su 180 medici specializzati in allergologia negli ultimi 5 anni, più del 50% non riesce a trovare lavoro nelle strutture di allergologia. “Il nostro progetto – precisa Musarra – può essere sintetizzato in quattro proposte concrete che vogliamo mettere al centro della discussione. La prima consiste nel definire un modello per le reti cliniche che, sull’esempio di quanto avviato nella Regione Lazio, comprenda gli ambulatori di I livello, per un primo inquadramento diagnostico ed eventuale invio al II livello, in strutture ospedaliere o universitarie che possano farsi carico delle prestazioni allergologiche più complesse”.
La seconda, prosegue, “punta a rendere più agevole per i cittadini l’accesso ai centri di allergologia riducendo le differenze regionali e razionalizzando il numero e la distribuzione delle strutture su tutto il territorio. La terza prevede di rendere gratuite le principali terapie in tutta Italia, riconoscendo la cronicità delle malattie allergiche e la natura salvavita di alcune di esse (come ad esempio l’immunoterapia specifica per veleno di imenotteri).
L’ultima proposta, non meno importante – conclude – sarà quella di studiare insieme strategie e piani atti a favorire la diagnosi precoce delle malattie allergiche”
La seconda, prosegue, “punta a rendere più agevole per i cittadini l’accesso ai centri di allergologia riducendo le differenze regionali e razionalizzando il numero e la distribuzione delle strutture su tutto il territorio. La terza prevede di rendere gratuite le principali terapie in tutta Italia, riconoscendo la cronicità delle malattie allergiche e la natura salvavita di alcune di esse (come ad esempio l’immunoterapia specifica per veleno di imenotteri).
L’ultima proposta, non meno importante – conclude – sarà quella di studiare insieme strategie e piani atti a favorire la diagnosi precoce delle malattie allergiche”
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