L’Opzione donna, una delle modalità sperimentali previste per andare in pensione in anticipo, è stata confermata anche per quest’anno (cosi come Quota 100 e Ape social). Lo ricorda l’Inps, con una circolare pubblicata nel portale istituzionale (www.inps.it). La legge di Bilancio 2020 ha esteso questa possibilità anche alle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2019 abbiano compiuto 58 anni di età (se dipendenti) oppure 59 anni (se autonome) e abbiano maturato almeno 35 anni di contributi, a condizione che optino per l’erogazione dell’assegno determinato con le regole di calcolo del sistema contributivo. Attenzione: la scheda web a tema dell’Istituto non è ancora stata aggiornata con le nuove età coinvolte, ma le istanze si possono già inoltrare.
Le istruzioni di base e per il settore scuola
Per avere la pensione anticipata le dipendenti devono smettere di lavorare. Alle autonome invece non è richiesta la cessazione dell’attività. Le operatrici del comparto scuola e dell’Alta formazione artistica musicale e coreutica, quelle che avevano maturato i requisiti l’anno scorso e non si erano ancora attivate, hanno tempo fino al 29 febbraio 2020 per presentare domanda.
Finestre temporali e penalizzazioni
Il pagamento della prima rata della pensione non sarà immediato. Le lavoratrici dipendenti, una volta fatta domanda, dovranno aspettare 12 mesi per cominciare a incassare il dovuto. Per le autonome i mesi di intervallo saliranno a 18. Per chi arriva dal settore scolastico, invece, il trattamento pensionistico scatterà a decorrere dall’1 settembre o, per le ex Afam, dall’1 novembre 2020.
Tutte le lavoratrici aderenti all’Opzione donna – come ricorda Stefano De Iacobis, coordinatore del Dipartimento previdenza della Federazione nazionale pensionati della Cisl – saranno penalizzate. Prenderanno meno del previsto. L’importo da erogare – spiegazione – viene riconteggiato tutto con il metodo contributivo, a prescindere dalla reale anzianità contributiva al 1995, e non più calcolato con il sistema misto o retributivo. La cifra così scende. La penalizzazione varia a seconda degli imponibili collezionati dalle interessate nella vita lavorativa e del numero di anni originariamente coperti con il metodo retributivo. Il taglio medio oscilla tra il 25 e il 35 per cento (o anche più, per alcuni esperti) e i soldi che si perdono non sono recuperabili.
Contributi cumulabili: quando e come
La possibilità di accedere all’Opzione donna – spiega De Iacobis – è riconosciuta alle lavoratrici iscritte all’assicurazione generale obbligatoria ed ai fondi ad essa sostitutivi od esclusivi (traduzione: dipendenti del settore privato, pubblico impiego e lavoratrici autonome). Sono escluse le lavoratrici iscritte alla gestione separata Inps o che, comunque, intendano utilizzare la contribuzione legata alla gestione separata per perfezionare il requisito contributivo di 35 anni. Per le aventi diritto – ulteriore precisazione – i 35 anni di contributi devono essere “effettivi”, resta cioè fuori la contribuzione figurativa della disoccupazione e della malattia (e delle prestazioni equivalenti). Inoltre non è possibile cumulare gratuitamente i vari spezzoni contributivi, né fra le varie gestioni Inps né con i contributi delle casse professionali. Chi volesse sommarli dovrà ricorrere alla ricongiunzione, che è a pagamento. Fanno eccezione le iscritte sia al fondo dipendenti del privato sia alla gestione artigiani e commercianti: nel loro caso i contributi sono sommabili gratuitamente, però si applicano i requisiti anagrafici (59 anni) e la finestra mobile (18 mesi) delle lavoratrici autonome. Per le lavoratrici ex Inpdap, Fs e Poste i 35 anni scendono a 34 anni 11 mesi e 16 giorni.
Come fare domanda e trovare informazioni e aiuto
Per presentare domanda sono a disposizione tre canali: il contact center dell’Istituto di previdenza (numero 803.164 gratuito da rete fissa e 06.164164da rete mobile, a pagamento), il servizio online (sempre sul portale www.inps.it), i patronati e gli altri intermediari. Alle stesse fonti si possono chiedere chiarimenti e spiegazioni, ma con l’Inps bisogna armarsi si santa pazienza. Il servizio fornito dagli operatori del centralino non sempre è all’altezza delle esigenze.
Come accedere al portale Inps
Per accedere alle pagine web personalizzate dell’Inps – già raggiungibili con il Pin dell’Istituto, lo Spid e Carta nazionale dei servizi – c’è uno strumento in più. Ora ci si può servire anche della carta d’identità elettronica, anche se non è il massimo della comodità. Per poter utilizzare il documento 3.0 serve un desktop dotato di un lettore Nfc e si deve installare il software Cie. In alternativa bisogna avere uno smartphone Android dotato di interfaccia Nfc e scaricare l’app «Cie Id» dallo store Android. Per istruzioni sulla configurazione, e altre indicazioni di base, si può fare riferimento ai contenuti del sito del Viminale www.cartaidentita.interno.gov.it. Sempre con la carta d’identità elettronica è generabile un «Pin telefonico», che consente di accedere ai servizi personali Inps tramite il contact center dell’Istituto.