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Signal, come funziona l’app che sta conquistando chi vuole fuggire da Whatsapp

Parola d'ordine: privacy. Signal è l'app di messaggistica istantanea più scaricata del momento. Sicura e facile da usare, ecco perché milioni di utenti nel mondo l'hanno preferita a Whatsapp

L’esodo (virtuale) è iniziato. Whatsapp ha aggiornato i termini di utilizzo e l’informativa sulla privacy e tutte ci siamo poste la stessa domanda: dove migrare per messaggiare in modo sicuro? Signal è la risposta, l’app che in men che non si dica ha conquistato il podio dei download sia su App Store che su Google Play Store, raccogliendo circa 1,3 milioni di download in tutto il mondo.

Ma a cosa si deve questo grande successo? Ebbene, Signal non è un’app di messaggistica istantanea come le altre ed è in grado di garantire altissimi livelli di privacy, molto più dell’inflazionato Whatsapp. È considerata persino più affidabile di Telegram, che finora è stata l’alternativa più gettonata dagli utenti. Se ancora non la conoscete, ecco cosa dovete assolutamente sapere su Signal e perché è diventata un’app da record.

Come è nata questa app di successo

Signal (il cui nome completo è Signal Private Messenger) è un’applicazione di messaggistica istantanea totalmente gratuita che si può scaricare su tutti i dispositivi Android, iOS, Windows, Mac e Linux. In parole povere funziona sia su smartphone che su tablet e pc.

Anche se sta ricevendo ampio consenso soltanto adesso, in realtà l’app è nata nel 2013 non come sostituta di Whatsapp, ma come sua integrazione. In effetti la storia di Signal è piuttosto particolare. Il creatore del progetto è Moxie Marlinspike, pseudonimo di un celebre ricercatore nel campo della sicurezza informatica. Nel 2010 fonda la Whisper System insieme allo studioso di robotica Stuart Anderson. Per diversi anni i loro cavalli di battaglia sono state le app TextSecure (SMS cifrati) e RedPhone (chiamate vocali cifrate). Le due app facevano molta gola ai “giganti” del web, tanto che Twitter acquisisce la società di Marlinspike per integrare il suo sistema di messaggistica alla piattaforma social.

Ma ecco il colpo di scena. Marlinspike lascia Twitter e continua a lavorare sul protocollo di sicurezza Open Whisper Systems. Anni dopo conosce Brian Acton, ex di Whatsapp, e sin da subito i due puntano sulla sicurezza. Volevano dar vita a un’applicazione che garantisse una comunicazione sicura e al contempo semplice a tutti gli utenti. Il risultato? Signal è davvero la app più sicura che ci sia, più di Whatsapp e ormai sua diretta “concorrente”. Come si suol dire, l’allievo che supera il maestro.

La società che ha sviluppato l’applicazione è la prima no-profit dedicata interamente all’innovazione nella comunicazione, ma soprattutto alla sicurezza degli utenti.

Signal, la sicurezza prima di tutto

Cos’è che rende Signal così speciale? Domanda più che lecita, specialmente per chi utilizza le app ma non si intende di algoritmi, programmazione e quant’altro. Signal garantisce altissimi livelli di privacy a chi manda messaggi, foto, video, note vocali e altro perché utilizza la crittografia end-to-end. Significa, quindi, che tutti i contenuti delle chat private sono visibili esclusivamente da noi e dai nostri interlocutori. Con buona pace dei malintenzionati, che si divertono ad hackerare dati privati a insaputa degli utenti.

Anche Whatsapp, Telegram e la gran parte delle app di messaggistica istantanea si servono di questo tipo di crittografia. Vi chiederete allora come mai Signal si rivela migliore delle sue concorrenti? I programmatori hanno sviluppato questa app in modo ancor più “protetto”, combinando diversi protocolli di crittografia come nessun altro aveva fatto prima. A questo aggiungiamo anche il fatto che l’app memorizza i dati solo sul nostro dispositivo e non sui suoi server. Ecco perché Signal è molto più sicura delle altre app.

Privacy dei contatti

Oltre ai contenuti delle nostre conversazioni private – testo, foto, video, chiamate e messaggi vocali – Signal è dotata di un sistema che protegge la nostra rubrica. Quando scarichiamo un’app di messaggistica istantanea, le diamo l’autorizzazione ad accedere ai nostri contatti, cosa che ci permette di selezionarli e aggiungerli alle nostre chat (nel caso in cui avessero anche loro la stessa applicazione). La particolarità di Signal risiede nel fatto che può funzionare anche senza accedere alla rubrica del nostro smartphone.

Signal è stata la prima applicazione di messaggistica istantanea dotata di questa opzione. Quando uscì la prima versione nel 2014 era praticamente l’unica che non richiedeva permessi speciali, neanche la geolocalizzazione del dispositivo. Oggi Signal consente all’utente che l’ha scaricata di scegliere se condividere o meno le informazioni dei contatti in rubrica. Inoltre se consentiamo l’accesso, i dati sono sempre crittografati e utilizzati al massimo per verificare chi dei nostri contatti sia già registrato a Signal, oppure no.

Signal, download e come si usa

Per scaricare Signal basta collegarsi allo Store in cui troviamo tutte le app per il nostro device, che sia smartphone, tablet o computer. Se utilizziamo il sistema Android dobbiamo accedere al Play Store di Google, se invece abbiamo un iPhone o un iPad nell’App Store. Signal si può anche scaricare su pc Windows o Mac, basta collegarsi al sito web ufficiale dell’app e cliccare sull’apposito collegamento.

Come si usa Signal? Tranquille, non occorre alcuna preparazione o conoscenza particolare. L’app è semplice, intuitiva e per iniziare a messaggiare con i nostri contatti dobbiamo effettuare pochissimi passaggi. Dopo aver dato all’app i permessi necessari per il suo corretto funzionamento, dobbiamo selezionare il Paese, il prefisso internazionale (+39 per l’Italia) e infine digitare il nostro numero mobile.

A questo punto Signal invia al nostro numero di telefono un SMS con un codice di sei cifre. Digitiamo nell’apposita schermata dell’app, poi inseriamo il nostro nome e cognome (anche una foto) e, infine, creiamo un PIN che ci consentirà di proteggere le nostre chat da accessi indesiderati. Ecco che Signal è pronta all’uso.

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