Ferragosto
Le foto sono tratte dall’edizione Louis Vuitton Fashion Eye Italian Rivieras by Slim Aarons
Credito © Getty Images / Slim Aarons

Ferragosto che rito!

Festa pagana voluta dall’imperatore Augusto. Omaggio cristiano alla Madonna. Simbolo delle ferie italiane. Piccola storia del capodanno d’estate

Quante sono le metamorfosi del Ferragosto, giorno simbolo delle ferie? «Da antica festa romana in onore dell’imperatore Augusto a data dell’Assunzione di Maria. Da ricorrenza religiosa a transumanza stagionale del popolo vacanziero. Da rito sacro a riposo dei contadini e degli operai, a nuovo Capodanno della società del tempo libero» scriveva Roland Barthes. Oppure «un raptus collettivo», come lo definiva Pier Paolo Pasolini, a sancire un passaggio stagionale che deve essere festeggiato, se non con zampone e lenticchie, almeno con un cenone in famiglia o sulla spiaggia, in piazza o sotto le stelle.

Ferragosto: l’unico giorno in cui tutto si ferma

Certo è che il 15 di agosto, più di ogni Capodanno, mette in stand-by la società intera sospendendo ogni attività lavorativa anche oggi, epoca in cui tempo privato e del lavoro sembrano esserci sfuggiti di mano, terra di conquista di leggi di mercato che travalicano i nostri bisogni perché la società si è fatta liquida, precaria, occasionale, part-time, a partita Iva, da remoto. E il tempo delle ferie, delle vacanze di rigore, sancite per legge, viene man mano eroso, invaso, smangiucchiato da mail a cui “perché non rispondere tanto ci metto solo 5 minuti”. Da squilli del cellulare impossibili da ignorare, da un continuo, nevrotico tete-à-tete con il computer “tanto cosa mi costa? Tengo tutto sotto controllo e mi sento più sicuro”. «Il denaro non dorme mai» diceva Gordon Gekko in Wall Street. Quindi anche il lavoro che lo produce. Figurarsi se, oggi come oggi, potrebbe concederci di sospendere il gioco. Per isolarsi occorre uno sforzo in più, una presa di consapevolezza più radicale. Un rifiuto delle sottili dinamiche ricattatorie del lavoro per ritrovarsi a tu per tu con noi stessi e il sacrosanto diritto a chiamarsi fuori per una pausa.

1936: la prima legge francese per le vacanze retribuite

Pochi ricordano che a garantire per la prima volta la pausa dal lavoro in tempi moderni fu, nel 1936, una legge rivoluzionaria votata (guarda caso) dal Parlamento francese che garantiva 15 giorni di vacanze retribuite per tutti. Cosa che portò l’anno seguente a registrare la partenza per le vacanze di 1 milione di cittadini, spinti anche dai prezzi politici dei biglietti dei treni. Potevamo non imitare i nostri cugini d’Oltralpe? L’Italia ci mette un po’, ma imbocca la stessa strada.

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L’articolo 36 della Costituzione italiana: diritto al riposo settimanale e a ferie retribuite

Nel 1947 l’articolo 36 della nostra Carta Costituzionale recita testualmente: «Il lavoro ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi». Anche senza aver letto la Costituzione o saperla citare, ogni italiano che lavora fa suo questo inalienabile diritto. E nel 1948 la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sancisce una volta per tutte che «ogni individuo ha diritto al riposo e allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite».

Il greco Pericle ci aveva già pensato

Non che questa idea del riposo se la fossero inventata di sana pianta quei rivoluzionari dei francesi… Ci aveva pensato già nel 420 a.C. il mitico leader della democrazia ateniese, quel Pericle di cui ricordiamo il profilo con tanto di elmo per averlo visto sui libri di scuola. Pronto a proclamare la sacralità laica del riposo che secondo lui era di rigore per poter rigenerare lo spirito. Non eravamo ancora in tempi di “burnout”, parola oggi foriera di scenari psicologicamente devastanti, ma anche allora l’otium, quello vero, testa sgombra e tempo a disposizione, era privilegio di pochissimi.

Feriae Augusti, la pausa prima della fine dell’estate

Dai Greci ai Romani il passo è breve: la nostra parola Ferragosto deriva proprio da loro, dalle antiche “Feriae Augusti”, letteralmente “Riposo di Augusto”, istituite nel 18 a.C. dall’imperatore Augusto per celebrare la fine dei lavori agricoli e dedicate a Conso, dio del grano. E già allora i lavoratori porgevano auguri ai padroni ottenendo in cambio una ricompensa. Quasi un rito di passaggio da una stagione della Terra a un’altra. Se Demetra aveva dato i suoi frutti, ora era tempo di farla riposare in attesa del suo sonno invernale e di una nuova rinascita primaverile. La vita a quei tempi era ancora scandita dai ritmi della natura, dalle fasi lunari, dall’alternanza tra semina e raccolto. E il Ferragosto era il momento di pausa che annunciava la fine dell’estate.

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Ferragosto e il Cristianesimo

A portare la festa dal 1° al 15 agosto fu poi il Cristianesimo che volle riconvertire la ricorrenza pagana nella cerimonia religiosa dell’Assunzione di Maria, o giorno dell’Assunta, forse la più popolare delle celebrazioni mariane. Festeggiata sin dal VII secolo dell’era cristiana con processioni e scampagnate, banchetti e scampanio di campane. Il significato, sotto sotto, rimaneva lo stesso. I riti legati alla Terra si travestono a seconda dei tempi, ma lasciano la loro impronta attraverso i secoli.

La gita popolare fuori porta: i treni di Ferragosto

Fu poi durante il ventennio fascista che la tradizione della gita turistica fuori porta prese piede. Dalla seconda metà degli anni ’20, il regime organizzò centinaia di gite popolari a seguito di una brillante idea: l’istituzione dei treni popolari speciali, inizialmente solo di terza classe, con prezzi bassissimi. L’offerta era limitata ai giorni 13, 14, e 15 agosto e comprendeva due formule: gita di un giorno nel raggio di 100 km e gita di tre giorni fino a 200 km. Ben presto ribattezzati “treni di Ferragosto”, è grazie a loro se le classi popolari ebbero per la prima volta la possibilità di vedere il mare, la montagna e le città d’arte.

Cosa rimane oggi del Ferragosto?

Oggi che a dettar legge non è più la natura ma la tecnologia, che sincronizza la nostra esistenza sui ritmi della produzione e del consumo, cosa rimane del Ferragosto? Anche nelle code autostradali, negli assalti ai traghetti, nei bivacchi aeroportuali riecheggia sempre tutto ciò che ci portiamo dietro e che nessuna nuova invenzione hi-tech o nessun algoritmo dell’A.I. potrà cancellare o cambiare. Ovvero, il naturale bisogno dell’uomo a dividere il tempo del lavoro da quello del riposo al di là di ogni ragion pratica o realismo economico. Magari per poi ripartire più veloci di prima, ma riposati. Senza dimenticarci che perfino Dio diede a Mosè tale compito. Non a caso il terzo comandamento recita: “Ricordati di santificare le feste”. Se poi, come è stato appena rivelato al Congresso americano, esistono prove che gli extraterrestri (oggi chiamati entità non umane) ci tengono d’occhio, be’, auguriamoci che siano anche loro amanti delle notti incantate di Ferragosto.

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