Ragazza starnuto casa fazzoletto

Allergia: sciogliamo i tuoi dubbi

Chi soffre di raffreddore da fieno o asma in questo momento si fa mille domande legate al coronavirus. Un pool di esperti risponde qui e via email

Quest’anno chi è allergico ai pollini deve fare i conti, oltre che con starnuti e occhi rossi, anche con tanti dubbi e paure. Perché i sintomi possono essere confusi con quelli causati dal coronavirus e questo può creare ansie e incertezze su come comportarsi. Per non parlare del timore, soprattutto se si soffre d’asma, di correre più rischi di ammalarsi o di veder peggiorare il disturbo. Facciamo chiarezza con due esperti: Alberto Macchi, specialista in otorinolaringoiatria all’ospedale Polo universitario Sette Laghi di Varese e presidente dell’Accademia Italiana di Rinologia, e Gian Luigi Marseglia, presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica e direttore della Clinica Pediatrica dell’Università di Pavia.

Come distinguere allergia e infezione da Covid-19?

«Nella maggior parte dei casi una crisi allergica dà naso chiuso, che cola, starnuti, spesso a raffica, e congiuntivite» spiega Alberto Macchi. «La tosse è rara, non ci sono né stato di debilitazione né dispnea, cioè difficoltà respiratoria, ma soprattutto manca la febbre».

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Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità in caso di infezione da Covid-19 i disturbi sono differenti. «Nel 90% dei casi si manifesta febbre, nel 68 tosse secca, e poi ci sono astenia, difficoltà respiratoria, faringite, dolori muscolari» dice Gian Luigi Marseglia. «La congestione nasale sembrerebbe essere presente solo nel 5% degli infetti, la congiuntivite nello 0,8% dei casi». C’è comunque un modo semplice per sciogliere ogni dubbio. «Una crisi allergica passa con la somministrazione di un antistaminico o un cortisonico» dice ancora Macchi. «Mentre l’infezione da coronavirus non ha nessun miglioramento».

Il fatto di essere chiusi in casa influisce su crisi allergiche e comportamenti da adottare?

«Passare quasi tutto il tempo tra le pareti domestiche espone maggiormente a acari, muffe e peli di cani e gatti» spiega il dottor Macchi. «Chi è suscettibile a questi allergeni può stare peggio o iniziare a manifestare per la prima volta disturbi. Che si affrontano bene con farmaci antistaminici per bocca e, eventualmente, con spray nasali a base di cortisone».

La bella notizia è che l’abbattimento dell’inquinamento e l’uso delle mascherine ridurrà i sintomi allergici

Le precauzioni da adottare in casa per tenere sotto controllo i sintomi allergici vanno seguite ancora più scrupolosamente. «È fondamentale areare le camere da letto tutti i giorni e tenere ben puliti gli ambienti. Meglio ancora se si usano aspirapolvere con filtri pensati per chi soffre di allergia» dice il professor Marseglia. «E, se è possibile, mettere da parte tende e tappeti. È importante poi sanificare quotidianamente i pavimenti e le superfici di bagno e cucina, utilizzando detergenti e disinfettanti a base di cloro o alcol».

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Chi soffre d’asma è più a rischio di ammalarsi?

«Al momento non ci sono evidenze scientifiche che rinite allergica e asma bronchiale possano aumentare la probabilità di sviluppare Covid-19, né forme più severe dell’infezione» rassicura il professor Marseglia. «Tuttavia, il Center for Disease Control and Prevention americano inserisce le persone che soffrono di asma moderato o grave oppure non controllato tra le categorie a rischio di Covid-19. Raccomandiamo quindi a tutti i pazienti asmatici di continuare la terapia prescritta».

Il consiglio di seguire rigorosamente le cure vale per tutti gli allergici. Tenere sotto controllo i sintomi serve non solo per evitare di essere guardati con sospetto se si starnutisce o si tossisce mentre si è in coda in farmacia o al supermercato. Ma anche per limitare il rischio di contagio nel caso si fosse ammalati senza saperlo.

L’infezione da Covid-19 può provocare o peggiorare i disturbi asmatici?

«Non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino come il virus possa causare asma bronchiale o bronchite asmatica» sottolinea il professor Marseglia. «Soprattutto nei giovanissimi che corrono un rischio basso di avere forme gravi». Un’eventuale infezione da coronavirus può però influire sui disturbi. «Questo perché trova una situazione infiammatoria a livello polmonare che può favorire il peggioramento dei sintomi» conclude Macchi.

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