

Prima le temperature miti dell’inverno, poi una primavera fresca, ora un caldo superiore alle medie stagionali. Il risultato è che, oltre alla siccità, si sta verificando un aumento degli insetti, in particolare delle zanzare tigre, in forte aumento. Della zanzara tigre avevamo parlato anche noi, e in particolare del virus Zika.
Adesso però l’allarme sembra diventare più serio, a causa del virus della Dengue, la cosiddetta “febbre spaccaossa” dai sintomi classici che la accompagnano. È una malattia trasmessa anch’essa da una zanzara, anche se fortunatamente non è presente come forma autoctona nel nostro Paese.
Cos’è la febbre Dengue
I sintomi classici sono febbre alta, mal di testa forte e dolori muscolari importanti. Ma la malattia nei casi più gravi può portare anche a sanguinamenti, difficoltà respiratorie, problemi a carico di alcuni organi, che possono funzionare meno o in modo meno efficiente, fino al decesso. «È trasmessa dalla zanzara Aedes aegypti, che non è autoctona del nostro Paese. L’allarme riguarda soprattutto la possibilità che arrivino persone infette in Italia, di ritorno da viaggi di lavoro o per turismo in zone a rischio e dove la malattia è diffusa, che poi possono indirettamente contagiare altre persone se punte dalle zanzare, che a loro volta poi veicolano la malattia ad altri. In pratica il serbatoio della malattia è l’uomo, mentre l’insetto fa solo da veicolo» spiega Claudio Venturelli, entomologo sanitario della Ausl Emilia Romagna.
Il recente allarme Dengue da Singapore e Brasile
A Singapore una settimana fa si contavano già più di 11mila casi, il doppio di quelli dello scorso anno nello stesso periodo. In particolare, come riferito dalle autorità alla CNN, «Al 28 maggio 2022 erano stati riportati circa 11.670 casi di Dengue», contro i 5.258 del 2021, e il 10% circa ha avuto bisogno di ricorrere a «un ricovero in ospedale». Perché questo aumento? Secondo Ruklanthi de Alwis, specialista di malattie infettive emergenti della Duke-Nus Medical School di Singapore, «Il riscaldamento globale dovuto ai cambiamenti climatici finirà per ampliare le aree geografiche interessate dalla Dengue e per allungarne la stagione di trasmissione». «Le autorità di Singapore attribuiscono una larga importanza ai cambiamenti climatici, perché è stato rilevato un aumento delle temperature negli anni e, contestualmente, anche una crescita della popolazione delle zanzare. Qualche tempo fa, in occasione di un convegno ospitato in Emilia Romagna, la responsabile della Sanità di Singapore ci ha spiegato come, proprio per questo motivo, loro stanno conducendo un monitoraggio attento della situazione. È previsto persino l’impiego dell’esercito per il rispetto delle norme per la non proliferazione delle zanzare, come per esempio l’indicazione ad evitare i ristagni di acqua nelle pertinenze delle case e nei giardini privati, arrivando fino a provvedimenti come la chiusura delle aziende che non rispettino le indicazioni di legge» spiega Venturelli.
Allarme febbre Dengue anche in Sud America
Il problema è che la diffusione della Dengue preoccupa anche in Sud America, una zona con la quale l’Italia ha scambi maggiori: «Singapore è importante come sede commerciale, ma ad esempio col Brasile c’è un maggiore flusso di turisti e migranti. Nel primo caso l’allarme è scattato per gli oltre 11.600 casi, ma nel paese sudamericano ormai se ne contano circa 1 milione 300mila» osserva Venturelli. Come spiegano le autorità sanitarie di Singapore, al momento la situazione è a un «livello gestibile» e non ci sono stati decessi, ma si teme che con l’estate il quadro possa aggravarsi arrivando a una «fase urgente di emergenza», come dichiarato dal ministro degli Affari interni di Singapore, Desmond Tan.
Come proteggersi dalla Dengue prima e dopo un viaggio a rischio
Come tutelarsi, dunque, prima o dopo un viaggio a rischio? «Va detto che non ci sono terapie specifiche. Un soggetto giovane e in salute in genere guarisce in modo spontaneo in 7/8 giorni, massimo 10, mentre anziani, persone fragili o bambini potrebbero qualche complicazione. Esiste un vaccino che sembrerebbe efficace, ma soprattutto su chi ha già avuto una volta la malattia. La raccomandazione è di informarsi bene prima di viaggiare in aree dove la malattia è diffusa. Se al ritorno, invece, si accusassero sintomi compatibili, è bene chiamare subito il proprio medico. L’isolamento è importante per evitare la diffusione: l’ideale sarebbe osservare un periodo di 10/15 giorni in condizioni che evitino che la persona infetta sia punta da zanzare, per esempio in una casa con zanzariere e, possibilmente, aria condizionata. Questo per impedire che la zanzara a sua volta trasmetta la malattia ad altri tramite le sue punture. In ogni caso, se si ha la febbre, non si dovrebbe mai prendere l’aspirina perché, essendo un anticoagulante ed essendo la malattia una febbre emorragica, si rischierebbero danni maggiori» spiega l’entomologo sanitario.
Come evitare epidemie e proteggersi con piccoli accorgimenti
«Le malattie trasmissibili tramite punture di zanzare sono diverse e per evitare epidemie esiste il cosiddetto PNA, il Piano Nazionale di Arbovirosi. In caso di segnalazione di un caso di malattia da virus trasmesso da zanzare, come West Nile, Chikungunya, Dengue, Zika, ecc, scatta il piano, declinato a livello regionale, che prevede una disinfestazione importante della zona frequentata dalla persona infetta, come abitazione o luogo di lavoro. Per esempio, in Emilia Romagna dura tre giorni, ma in genere non ci sono grosse differenze da territorio a territorio. Se invece si sospetta un contagio, la persona viene sottoposta ad analisi del sangue per accertare o meno l’eventuale presenza del virus - spiega Venturelli – Ma è anche bene che ciascun cittadino di noi faccia la sua parte, cercando di limitare la proliferazione delle zanzare, anche quelle comunemente presenti sul nostro territorio, come la tigre ormai molto diffusa. Per esempio, Zika e Chikungunya sono trasmesse anche da quest’ultima. Un altro virus ormai endemico in Europa è quello della West Nile, di cui nel 2020 c’erano stati una ventina di casi in Veneto. È ben controllato, ma non dimentichiamo che il primo passo lo facciamo noi, per esempio eliminando ogni ristagno d’acqua, innaffiando quando serve e in giusta misura le proprie piante, e proteggendoci con repellenti appositi» conclude l’esperto.
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