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Febbre Dengue, allarme in Italia: più controlli e il vaccino

Cresce la preoccupazione per la "febbre spaccaossa" e l'Italia decide di aumentare i controlli. Ma c'è anche il vaccino consigliato a chi si reca in zone a rischio

Cresce la preoccupazione per la Dengue e il ministero della Salute corre ai ripari. Come annunciato nelle scorse settimane, è arrivata una circolare della direzione Prevenzione del ministero della Salute, che prevede maggiori controlli «sui mezzi di trasporto ed alle merci che provengono dai Paesi in cui è presente l’Aedes aegypti, vettore maggiormente competente per la trasmissione della Dengue, nonché dai Paesi dove il rischio di contrarre la patologia sia frequente e continuo, secondo quanto riportato dai Centers for Disease Control and Prevention statunitensi».

Aumentano i controlli

Le disposizioni prevedono maggiori controlli, dunque, sulle merci in ingresso e sui mezzi di trasporto. «Il problema, infatti, è dato dal fatto che la Aedes aegypti è una zanzara simile alla tigre: deposita le uova anche in luoghi asciutti, quindi potrebbe depositarle anche in container e pneumatici. Una volta arrivate in Italia, perciò, queste si potrebbero dischiudere, specie se trovano un ambiente umido, dando vita a numerose zanzare che potrebbero veicolare la malattia», spiega l’entomologo sanitario Claudio Venturelli.

Rischi maggiori dopo un inverno caldo

«Non va dimenticato, poi, che febbraio è stato un mese particolarmente caldo, con una media di 4 gradi in più rispetto al passato. I dati indicano anche che lo scorso inverno è stato il più caldo dal 1960. Questo favorisce ulteriormente l’attecchimento da parte di questa zanzara. Quindi, sia i maggiori scambi di merci, sia le temperature in aumento, fanno crescere la paura nei confronti della diffusione della cosiddetta febbre emorragica o spaccaossa, di cui si registra un’epidemia senza precedenti nel sud America – dice ancora Venturelli – la buona notizia è che ora abbiamo un vaccino».

Picco di epidemia in Brasile e Argentina

I dati che arrivano dal sud America non sono incoraggianti: in Brasile un mese e mezzo fa si registravano oltre mezzo milione di casi di dengue (512.353), secondo il ministero della Salute, con un numero totale che è quadruplicato rispetto allo scorso anno (128.842). I decessi confermati sono stati 75, ma si stima che nel 50% chi ha la Dengue possa essere asintomatico, dunque possa essere serbatoio inconsapevole della malattia, trasmessa da una zanzara. In particolare si tratta della aedes aegypti, anche se di recente è ormai stato confermato che anche la zanzara tigre è in grado di veicolarla. La situazione non è migliore in Argentina, seppure i numeri sono leggermente inferiori.

Il timore di casi dall’estero

La preoccupazione riguarda la possibilità che i viaggiatori in provenienza dalle zone a rischio possano aumentare i casi anche in Europa e nello specifico in l’Italia, dove la scorsa estate si erano verificate epidemie autoctone, ossia casi di dengue in persone che non si erano mai recate all’estero in luoghi a rischio. I malati erano stati 82 nel nostro Paese, specie tra Bologna, Lodi e Piacenza, segnando il numero maggiore in Europa, seguito dai 23 della Francia e i 3 in Spagna. Intanto, con il carnevale di Rio, si teme che alcuni turisti o persone che si sono recate lì per ricongiungersi alla famiglia, possano tornare ammalate. Da qui la stretta sui controlli alle frontiere.

Il vaccino in arrivo allo Spallanzani

La buona notizia è che l’ospedale Spallanzani di Roma è stato il primo in Italia a rendere disponibile la vaccinazione, da febbraio. Solo pochi giorni fa, il New England Journal ha pubblicato i risultati di uno studio di fase 3 sul vaccino, che dimostrerebbero che è in grado di proteggere fino all’80% sia i soggetti che hanno già incontrato il virus, sia chi non si è mai ammalato. Ora l’immunizzazione, che consiste in due dosi, è possibile anche in Italia, dopo che lo scorso settembre l’Agenzia italiana del farmaco ha dato il via libera al vaccino per chi non ha avuto una precedente esposizione al virus e senza la necessità di dover eseguire un test pre-vaccinale.

Chi potrà vaccinarsi

Non essendo passato dal Servizio sanitario nazionale, però, il vaccino sarà a carico di chi ne farà richiesta. Per chi è consigliato, dunque? «Il vaccino è consigliabile sicuramente a chi deve recarsi nelle zone più a rischio, come appunto il sud America o certe aree asiatiche. Va detto che fino a pochi mesi fa se ne segnalava ancora una scarsa disponibilità, per cui anche chi ne aveva fatto richiesta non sempre aveva potuto vaccinarsi. In ogni caso, esistono soggetti asintomatici, nei quali quindi i sintomi non sono evidenti e neppure i rischi connessi, mentre tra quelli più fragili si segnalano i bambini, coloro che hanno patologie che abbassano il sistema immunitario e gli anziani», spiega Claudio Venturelli, entomologo sanitario. Ma cos’è la cosiddetta “febbre spaccaossa”?

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Cos’è la febbre Dengue

I sintomi classici sono febbre alta, mal di testa forte e dolori muscolari importanti. Ma la malattia nei casi più gravi può portare anche a sanguinamenti, difficoltà respiratorie, problemi a carico di alcuni organi, che possono funzionare meno o in modo meno efficiente, fino al decesso. «È trasmessa dalla zanzara Aedes aegypti, che non è autoctona del nostro Paese. L’allarme riguarda soprattutto la possibilità che arrivino persone infette in Italia, di ritorno da viaggi di lavoro o per turismo in zone a rischio e dove la malattia è diffusa, che poi possono indirettamente contagiare altre persone se punte dalle zanzare, che a loro volta poi veicolano la malattia ad altri. In pratica il serbatoio della malattia è l’uomo, mentre l’insetto fa solo da veicolo» spiega ancora Venturelli,.

La preoccupazione in Italia

Oltre al rischio di “importare” la malattia, non è escluso il timore di epidemie autoctone, in particolare in alcune regioni del nord, come l’Emilia. Come ricorda adesso il sito dell’USL di Bologna, nel territorio «nel periodo compreso tra 2008 e 2021, sono stati notificati 66 casi di Dengue, tutti importati, con un picco di 13 nel 2013». Anche dalla Toscana, però, la scorsa estate erano arrivate segnalazioni di casi, in particolare a Prato. Il sindaco aveva disposto l’intervento di disinfestazione in via d’urgenza dopo un’indicazione dalla Asl Centro. L’intervento serviva a eliminare i focolai delle larve. La disinfestazione urgente era stata decisa sia su suolo pubblico che sulle proprietà private, dove si erano inviati gli abitanti, ma anche amministratori condominiali e i commercianti, a permettere l’ingresso al personale specializzato.

Il precedente allarme Dengue da Singapore e Brasile

Lo scorso anno a Singapore si contavano più di 11mila casi fin da giugno, il doppio di quelli dell’anno precedente nello stesso periodo. In particolare, come riferito dalle autorità alla CNN, «Al 28 maggio 2022 erano stati riportati circa 11.670 casi di Dengue», contro i 5.258 del 2021, e il 10% circa ha avuto bisogno di ricorrere a «un ricovero in ospedale». Perché questo aumento, poi confermato da un trend analogo quest’anno? Secondo Ruklanthi de Alwis, specialista di malattie infettive emergenti della Duke-Nus Medical School di Singapore, «Il riscaldamento globale dovuto ai cambiamenti climatici finirà per ampliare le aree geografiche interessate dalla Dengue e per allungarne la stagione di trasmissione». «Le autorità di Singapore attribuiscono una larga importanza ai cambiamenti climatici, perché è stato rilevato un aumento delle temperature negli anni e, contestualmente, anche una crescita della popolazione delle zanzare. Qualche tempo fa, in occasione di un convegno ospitato in Emilia Romagna, la responsabile della Sanità di Singapore ci aveva spiegato come, proprio per questo motivo, loro stavano conducendo un monitoraggio attento della situazione» spiegava Venturelli ricordando come all’epoca fosse previsto persino persino l’impiego dell’esercito per il rispetto delle norme per la non proliferazione delle zanzare, come per esempio l’indicazione ad evitare i ristagni di acqua nelle pertinenze delle case e nei giardini privati, arrivando fino a provvedimenti come la chiusura delle aziende che non rispettino le indicazioni di legge.

Allarme febbre Dengue anche in Sud America

Tornando al sud Amderica, il problema è che la diffusione della dengue preoccupava e preoccupa perché è una zona con la quale l’Italia ha scambi maggiori: «Singapore è importante come sede commerciale, ma ad esempio col Brasile c’è un maggiore flusso di turisti e migranti. Nel primo caso l’allarme era scattato per gli oltre 11.600 casi, ma nel paese sudamericano se ne contavano circa 1 milione 300mila» osservava Venturelli. Come spiegato dalle autorità sanitarie di Singapore, la situazione è rimasta a un «livello gestibile», come dichiarato dal ministro degli Affari interni di Singapore, Desmond Tan. Data la ciclicità del problema e soprattutto il fatto che ora preoccupa anche in Italia, ci si chiede: come proteggersi?

Come proteggersi dalla Dengue prima e dopo un viaggio a rischio

«Va detto che non ci sono terapie specifiche. Un soggetto giovane e in salute in genere guarisce in modo spontaneo in 7/8 giorni, massimo 10, mentre anziani, persone fragili o bambini potrebbero qualche complicazione. Ora esiste il vaccino, ma soprattutto su chi ha già avuto una volta la malattia. La raccomandazione è di informarsi bene prima di viaggiare in aree dove la malattia è diffusa. Se al ritorno, invece, si accusassero sintomi compatibili, è bene chiamare subito il proprio medico. L’isolamento è importante per evitare la diffusione: l’ideale sarebbe osservare un periodo di 10/15 giorni in condizioni che evitino che la persona infetta sia punta da zanzare, per esempio in una casa con zanzariere e, possibilmente, aria condizionata. Questo per impedire che la zanzara a sua volta trasmetta la malattia ad altri tramite le sue punture. In ogni caso, se si ha la febbre, non si dovrebbe mai prendere l’aspirina perché, essendo un anticoagulante ed essendo la malattia una febbre emorragica, si rischierebbero danni maggiori» spiega l’entomologo sanitario Venturelli.

Come evitare epidemie e proteggersi con piccoli accorgimenti

«Le malattie trasmissibili tramite punture di zanzare sono diverse e per evitare epidemie esiste il cosiddetto PNA, il Piano Nazionale di Arbovirosi. In caso di segnalazione di un caso di malattia da virus trasmesso da zanzare, come West Nile, Chikungunya, Dengue, Zika, ecc, scatta il piano, declinato a livello regionale, che prevede una disinfestazione importante della zona frequentata dalla persona infetta, come abitazione o luogo di lavoro. Per esempio, in Emilia Romagna dura tre giorni, ma in genere non ci sono grosse differenze da territorio a territorio. Se invece si sospetta un contagio, la persona viene sottoposta ad analisi del sangue per accertare o meno l’eventuale presenza del virus – spiega Venturelli – Ma è anche bene che ciascun cittadino di noi faccia la sua parte, cercando di limitare la proliferazione delle zanzare, anche quelle comunemente presenti sul nostro territorio, come la tigre ormai molto diffusa. Per esempio, Zika e Chikungunya sono trasmesse anche da quest’ultima. Un altro virus ormai endemico in Europa è quello della West Nile, di cui nel 2020 c’erano stati una ventina di casi in Veneto. È ben controllato, ma non dimentichiamo che il primo passo lo facciamo noi, per esempio eliminando ogni ristagno d’acqua, innaffiando quando serve e in giusta misura le proprie piante, e proteggendoci con repellenti appositi» conclude l’esperto.

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