Giorgia Meloni

Giorgia Meloni: bilancio dei primi 100 giorni

Bilancio dei primi 100 giorni di Giorgia Meloni tra provvedimenti per le donne, politica europea, vita famigliare

La formula del giuramento recitata a memoria, una leggera incertezza nella voce, nero il tailleur pantalone, lisci e sciolti i capelli, al polso un braccialetto con i colori dell’Italia. Iniziavano così i primi 100 giorni di Giorgia Meloni da Presidente del Consiglio.

Era il 22 ottobre 2022, per la prima volta a Palazzo Chigi arrivava una donna. Da allora, la premier ha ingaggiato una sfida contro il tempo per essere all’altezza del ruolo. Iniziata nei giorni della fiducia alle Camere. «Alcune signore hanno chiesto al mio parrucchiere un taglio come il mio. Incredibile, no?» raccontava fumando una sigaretta nel cortile di Montecitorio pochi minuti prima del discorso all’aula, tra strette di mano, congratulazioni bipartisan e selfie con i parlamentari.

Giorgia Meloni: la premier o il premier?

Un discorso, quello per la fiducia, identitario prima ancora che programmatico: la rivendicazione di aver sfondato il tetto di cristallo che impedisce alle donne di arrivare in ruoli apicali. E di averlo fatto da sfavorita: una underdog, così si definì quel giorno, esponente della destra più conservatrice in un’Italia che, stando alla sua narrazione, soffre l’egemonia culturale della sinistra; ma, soprattutto, giovane donna in una politica a trazione maschile. Con i suoi parlamentari ha chiarito la rotta a inizio legislatura: «Testa bassa e lavorare». Per addolcire la pillola, un regalo di benvenuto: foulard per le donne e cravatte per gli uomini di Fratelli d’Italia, tutti con un tricolore ricamato su, come promemoria della maglia d’appartenenza. Poi, però, l’inciampo di comunicazione: chiamatela “Signor Presidente”, recitava la prima nota di Palazzo Chigi dell’era Meloni. «Donna e maschilista» ribatteva la maggior parte dei commenti online. A chiudere la questione fu proprio lei, con un passo di lato: «Per quello che mi riguarda, chiamatemi Giorgia» (come ha ribadito nella nostra intervista esclusiva).

I provvedimenti del Governo Meloni per le donne

Ed eccoli, i primi provvedimenti del governo di Giorgia per le donne. Un mese in più di congedo parentale facoltativo con indennità all’80% invece che al 30% sui 9 totali, utilizzabile da uno dei genitori entro i 6 anni del figlio. Un incremento di 4 milioni di euro nel 2023 e di 6 milioni di euro dal 2024 al Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, somme da destinare prevalentemente ai centri antiviolenza. Iva ridotta dal 22% al 5% su assorbenti, latte in polvere e altri prodotti per l’infanzia. Non abbastanza secondo chi, avendola votata ieri, oggi aspettava di più.

Pensione: le critiche a Opzione donna

Le critiche più dure sono arrivate sulla gestione di Opzione Donna, lo scivolo alla pensione per le lavoratrici introdotto dal secondo governo Berlusconi: la nuova maggioranza ha ristretto il campo delle potenziali beneficiarie alle donne licenziate o dipendenti di aziende in crisi o, ancora, alle caregiver e alle lavoratrici con disabilità. La posizione della premier e del partito su quanto c’è da correggere è compatta: un passo alla volta, faremo tutto.

La politica europea di Giorgia Meloni

Serrare le fila è importante per chi sa di avere occhi puntati su di sé, alleati instabili e una legittimità internazionale tutta da costruire. E, così, ecco Emmanuel Macron incontrato a Roma a poche ore dal giuramento e, subito dopo, un volo alla volta di Bruxelles per stringere la mano della presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, e della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Incontri mirati a creare un rapporto di fiducia e a ribadire, con un occhio a quel che accade a Kiev, la linea saldamente euro-atlantica dell’Italia.

Le critiche sui social a Giorgia Meloni

Poi l’appuntamento con i grandi del mondo al G20 di Bali, accompagnata da Ginevra, la figlia di 6 anni avuta con il compagno giornalista Andrea Giambruno. Una scelta travolta dall’odio social. «Ho il diritto di essere la madre che voglio» rivendicò poi lei. A supportarla, anche quella volta, c’era il suo entourage, quasi tutto al femminile: Arianna, sorella e confidente prediletta; Patrizia, segretaria personale, “l’ombra di Giorgia”; Giovanna, amica di una vita, per i rapporti con la stampa. «Molti pensano a noi come a un clan familistico, ma non è questo il punto» racconta uno dei fondatori del partito. «Siamo cresciuti insieme, siamo davvero fratelli, la nostra è una comunità ». A riprova che le critiche subite non condizionano le sue scelte, Ginevra era con lei anche durante l’incontro con Papa Bergoglio in Vaticano: un’occasione preziosa per una donna che gli amici definiscono “di forte spiritualità”, fedele di Giovanni Paolo II, collezionista di angeli in ogni forma, statuette, immagini votive.

Giorgia Meloni

La passione per l’ordine

Perché, se di alcune abitudini deve fare a meno – come la corsa mattutina, sostituita da un più comodo personal trainer – ad altri aspetti della vita precedente Giorgia Meloni non rinuncia. L’ordine, innanzitutto, partendo dai dettagli: sistema personalmente i suoi pennarelli colorati, ogni mattina, sulla scrivania. Le servono per annotare tutto nell’immancabile diario: gli ormai celebri “appunti di Giorgia” che sono, sì, strumento comunicativo sui social, ma anche una personale abitudine. E, poi, ancora, il controllo. Ha voluto rimanere in ogni chat WhatsApp: quella con deputati e senatori, quella con sottosegretari e ministri, quella con lo staff. Non esistono limiti di orario – raccontano i collaboratori – per i suoi messaggi. Ogni decisione passa per lei. E, infine, la vita privata: se accompagnare Ginevra a scuola oggi è complicato, la sera almeno si torna a casa. Certo, senza mai spegnere il cellulare: un presidente, uomo o donna che sia, non può.

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