12 milioni solo in Italia e 2 miliardi nel mondo: il popolo dei nottambuli è in aumento. Il motivo? A volte è nel Dna, altre è colpa della sindrome da “social jet lag”

«Le giornate sono interminabili. E le notti vanno anche peggio, se le passi sveglio». A pronunciare questa frase, con lo sguardo allucinato, è il mitico Robert De Niro nei panni di Travis Bickle, l’insonne cronico protagonista di Taxi Driver, film che ha appena compiuto 40 anni. Ma 4 decenni dopo le stesse identiche parole risuonano nei discorsi di milioni di persone, che stanno virtualmente per “festeggiare”: il 18 marzo è la Giornata mondiale del sonno (worldsleepday.org). Per quasi 2 miliardi di individui, un quarto della popolazione mondiale, una notte di tutto riposo è un traguardo problematico o meglio… un sogno.

Sarebbe più facile uscire a cena con George Clooney, un nome scelto non a caso, dato che per il divo americano, ora al cinema con Ave, Cesare!, materassi e cuscini sono un tabù. Contano le pecore anche il cantante Justin Bieber, lo showman Fiorello, gli attori Laura Morante e Carlo Verdone. Perché l’insonnia è democratica. I più tormentati, dice un sondaggio della tv Cnn, sono i cittadini di Tokyo, seguiti dai newyorchesi. I veri dormiglioni? I parigini.

L’IDENTIKIT DI CHI NON DORME MAI: DONNA, OVER 40, DEL NORD
Gli italiani che hanno problemi notturni sono in aumento. «Le stime parlano di oltre 12 milioni di persone. Di questi, 4 milioni soffrono di insonnia cronica, più di 2 milioni usano farmaci da oltre 12 mesi» spiega Liborio Parrino, presidente dell’Associazione mondiale di medicina del sonno. «Solo 10 anni fa ne contavamo la metà». Ma chi sono i poveretti che confidano in tisane e rimedi più o meno fantasiosi?

«Si tratta soprattutto di donne, over 40, che vivono al Nord, dove spesso la vita è più stressante» continua l’esperto. «Tante lavorano secondo turni, ma non mancano mamme, pensionate, impiegate». Già, perché a volte la colpa è del Dna. «Diversi studi hanno sottolineato la componente genetica della patologia» dice Parrino. «I ricercatori dell’università della California hanno rilevato negli insonni un difetto del gene Per3, quello che scandisce il ritmo sonno-veglia, e dimostrato il legame tra questo disturbo e la depressione. Spesso l’insonnia si incrocia con altre malattie, come il diabete o l’ipertensione: un mix di disturbi pericolosi, frutto di stili di vita sbagliati».

LE CAUSE: IL LAVORO NOTTURNO E L’ECCESSO DI PERFEZIONISMO
Davanti ai numeri, la domanda sorge spontanea: il boom della “tribù-senza-sosta” è legato in qualche modo alla crisi? «Il lavoro che non c’è, o è di bassa qualità, sicuramente peggiora e stravolge le abitudini» nota Francesco Peverini, direttore scientifico della Fondazione per la ricerca e la cura dei disturbi del sonno e autore del nuovo saggio È facile dormire se sai come farlo (BUR-Rizzoli, in libreria dal 31 marzo). «In questi anni, sono aumentati i dipendenti che accettano straordinari o turni massacranti pur di arrivare alla fine del mese. Sono tantissime le aziende che tagliano il personale e chiedono a chi rimane un impegno più gravoso. Insomma, si riposa sempre meno. Così il problema rischia di diventare cronico. Con un paradosso: gli esperti hanno mostrato come questa sindrome determini ogni anno una perdita netta di 11 giorni di lavoro. Solo negli Usa significa 66 miliardi di dollari in fumo».

Aggiunge Alessandra Devoto, psicologa accreditata dell’Associazione italiana medicina del sonno e coautrice di Curare l’insonnia senza farmaci (Carocci): «L’insonnia è un disturbo che in parte può essere attribuito alla modernità. Le pressioni del quotidiano, la mania di fare tutto al meglio, l’abitudine a chiedere troppo a se stessi causano notti difficili. Il disturbo si cronicizza e diventa costante se si aggiungono ansia e paura: si entra in un circolo vizioso in cui più uno vuole addormentarsi, meno ci riesce. In questi casi, niente cure e medicine fai-da-te. Una via d’uscita è la terapia cognitivo comportamentale: lo psicologo, in una decina di sedute, lavora sugli atteggiamenti sbagliati e usa tecniche di rilassamento che insegnano di nuovo a dormire».

IL NUOVO ALLARME: LA CONNESSIONE 24 ORE SU 24, CHE MANDA IN TILT IL CICLO SONNO-VEGLIA
Tablet, smartphone e pc sono nemici della buona notte perché inibiscono la produzione di melatonina, sostanza che regola il ciclo sonno-veglia. La sentenza arriva dai ricercatori della Boston University. Che, sulla rivista Lancet, raccontano il “social jet lag”, ovvero la difficoltà ad addormentarsi per colpa di tweet, post ed sms che dominano tra le lenzuola. «Riguarda soprattutto i più giovani» dice la psicologa Alessandra Devoto. «Ma in fondo, tutti ormai viviamo connessi 24 ore, con gli occhi attratti da uno schermo. Eppure è proprio a computer e affini che chiediamo aiuto: possono essere strumenti utili, se integrati da interventi guidati da un esperto».

Sono molti ad affidarsi a mezzi digitali per distendersi, come Yoga for Insomnia, la app con gli esercizi rilassanti, e SleepBot, che ti avvisa quando sei in riserva di “siesta” e ti consiglia come rimediare. Per i disperati c’è il sensore del sonno Se80: si mette sotto il materasso per monitorare le fasi del riposo e i dati poi sono trasmessi alla app Sleep Expert, che sforna grafici e percentuali. Forse sarebbe più saggio ispirarsi ai bebè, che chiudono gli occhi attirati dal mondo dei sogni. Ah no, anche loro hanno qualche problemino. Uno dei libri più venduti del 2015 è Il coniglio che voleva addormentarsi. Il nuovo modo di far addormentare i bambini (Mondadori)…

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