Nunzia Ciardi: «Così combatto il cyberbullismo»

È affascinata dalle infinite potenzialità del web, che difende con determinazione da chi vuole renderlo un luogo pericoloso. Nunzia Ciardi è fresca di nomina a capo della Polizia postale, prima donna a ricoprire questo ruolo in Italia. Sulla caccia ai delinquenti informatici ammette: «È una rincorsa continua: questi crimini si evolvono rapidamente, dobbiamo stare al passo». Romana, 57 anni, un marito veterinario e 2 figli, oggi coordina un gruppo di 2.000 esperti che spaziano dalla sicurezza informatica delle aziende alle truffe online, fino al cyberbullismo. Un tema che le sta a cuore: «Nel 2016 abbiamo trattato 235 casi, con 31 minori denunciati» spiega. «Ed è appena ripartita la nostra campagna “Una vita da social”, con cui andiamo in scuole e piazze a parlare di uso consapevole della Rete».

Come spiega il dilagare del bullismo online?
Soli davanti al computer, i ragazzi abbandonano più facilmente i freni inibitori. Tanti non realizzano quanto dolore provochi una foto imbarazzante del compagno condivisa sui social network, che magari raggiunge 5.000 like in 2 minuti. Citando la filosofa Hannah Arendt, il cyberbullismo è davvero la banalità del male.

Le storie che l’hanno più colpita?
I suicidi. I ragazzi in lacrime. Le ragazze che si sono chiuse in casa per anni.

Cosa consiglia a genitori e insegnanti?
Di spiegare ai giovani che i muri delle loro camere sono trasparenti, perché Internet li mette potenzialmente in contatto con milioni di persone. Molti sono ingenui: per far sorridere gli amici pubblicano su Facebook la foto che li ritrae ubriachi a una festa, immettendola in un circuito da cui sarà difficile toglierla persino fra 10 anni. Magari in futuro la vedrà l’azienda a cui avranno mandato il curriculum e per questo saranno scartati. Se poi prendono in giro i coetanei, devono sapere che uno scherzo può avere conseguenze penali. 

La legge in discussione in Parlamento servirà a combattere il cyberbullismo?
Sarà utile, ma online sono già punibili diffamazione, ingiuria, stalking, molestie. Vale anche per gli ex fidanzatini che, per ripicca, diffondono foto intime della ragazza che li ha lasciati: se lei è minorenne, si tratta di detenzione di materiale pedopornografico.

Dunque i genitori che controllano computer e telefoni dei figli non sbagliano?
Da poliziotta e da madre dico che i ragazzi sanno come aggirare il controllo ossessivo. Meglio sforzarsi di trasmettere ai figli l’empatia verso gli altri. In Rete gli adolescenti si sentono tecnicamente più bravi degli adulti e si convincono di non avere nulla da imparare da loro. I genitori dovrebbero far capire che la bravura non sostituisce l’esperienza e i valori che solo un adulto può insegnare.

I suoi figli quanti anni hanno?
23 e 21 anni.

A questa età si è già al riparo dai pericoli del web?
Non lo si è mai. Uno studio dell’ateneo americano di Stanford dice che la maggioranza degli universitari non distingue una notizia vera da una bufala. Anche gli adulti sono a rischio: le sextorsion, le estorsioni sessuali sul web, sono in aumento.

Come funzionano?
In genere una giovane donna aggancia un professionista sui social network, dicendo di essere da poco in Italia e di sentirsi sola. E se si compiono atti sessuali via webcam, scattano richieste di denaro con la minaccia di pubblicare i video su YouTube. C’è chi fa perfino fotomontaggi mescolando immagini delle vittime e video porno. È un campo insidioso ma, come nella vita reale non saliremmo in auto con uno sconosciuto, anche in Rete ci vuole prudenza.

C’è chi sostiene che, prima di Internet, non fossimo così aggressivi.
Non sono d’accordo nel criminalizzare il mezzo. Quando è nato il telefono si sono diffuse le molestie telefoniche. Pensiamo a quanto la Rete ci faciliti la vita: è un’opportunità di crescita straordinaria.

La parte più difficile del suo lavoro?
Vedere immagini di violenze sui bambini: è sempre uno shock.

Lei è iperconnessa?
Sì, per lavoro e per piacere. Mi diverto a sperimentare nuove tecnologie, dall’iPad all’iWatch, e faccio la spesa online.

Sognava questa professione fin da ragazza?
No. Dopo la laurea in Giurisprudenza, valutavo altre strade: mio padre, che pure faceva tutt’altro mestiere, mi portò il modulo per il concorso in Polizia e io lo firmai distrattamente. La passione, però, è scattata subito.

Qualche numero sul fenomeno del cyberbullismo

8,5% la percentuale di ragazzi tra i 14 e i 18 anni che subisce cyberbullismo. Lo scorso anno era il 6,5%. 59% Le vittime di bullismo online che hanno pensato al suicidio. 82% i ragazzi bullizzati sul web che si dicono depressi. 71% le vittime che soffrono di crisi di pianto. 10% la percentuale di ragazzini tra gli 11 e i 13 anni che subisce cyberbullismo. (Dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza e di Skuola.net per la campagna della Polizia Postale “Una vita da social”. Si possono trovare sul sito www.adolescienza.it). 

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