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Omicron 5, perché l’estate non ferma i contagi?

Si sta registrando un nuovo picco di Covid a causa di una sottovariante di Omicron 5. Alcuni esperti danno la colpa alla fine dell’obbligo della mascherina, ma è davvero così?

Fino allo scorso anno non si sarebbe immaginano un picco di Coronavirus in piena estate, quando le temperature sono alte e il virus non dovrebbe sopravvivere a lungo. Eppure i numeri parlano chiaro: i nuovi contagi, a causa della sottovariante BA.5 di Omicron 5, sono intorno ai 72mila e, dopo una crescita continua negli ultimi giorni, si starebbero stabilizzando. Ad essere monitorato è il tasso di positività, superiore al 27,4%, con una crescita dei ricoveri ordinari e delle terapie intensive.

Quali sono i dati dei contagi da Omicron 5?

Da qui l’allarme di alcuni esperti, come il premio Nobel Giorgio Parisi: «Ci troviamo in una situazione seria in cui i casi raddoppiano in poco più di dieci giorni e cominciano ad avere effetti anche sui ricoveri: fra 10 giorni i ricoveri potrebbero superare i 10.000 nei reparti ordinari, mentre gli ingressi nelle terapie intensive sono raddoppiati rispetto a un mese fa», ha detto all’Ansa Parisi, che ha puntato il dito sulla fine dell’obbligo di mascherine pressoché ovunque.

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Quanto pesa la fine dell’obbligo delle mascherine?

Ma è davvero questo il motivo della nuova ondata? «Le mascherine sicuramente sono ancora importanti, ma dobbiamo abituarci alla convivenza con il virus: non ci sarà più un’ondata paragonabile a uno tsunami, piuttosto delle onde più piccole, come quelle causate dal lancio di un sasso in uno stagno» rassicura Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano.

Diversi esperti ritengono che la fine dell’obbligo di mascherine, anche in molti luoghi al chiuso, abbia influito sulla crescita dei contagi. In effetti gli studi dimostrano che le protezioni rappresentano ancora un valido presidio, soprattutto per i fragili: «I dati delle ricerche ci dicono che sono in grado di limitare i contagi in una percentuale variabile tra i 20 e il 30%. È un numero che va contestualizzato, ma rimane il fatto che la mascherina continua a essere importante soprattutto per i soggetti più fragili e per chi ne è a contatto: io ripeto che è come gli occhiali da sole, non si dovrebbe uscire senza neanche in questa stagione» spiega il dottor Pregliasco.

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In aumento le reinfezioni di Omicron 5: perché?

Ciò che viene osservato in questi giorni, però, è soprattutto la capacità della variante Omicron di reinfettare chi era vaccinato e anche chi era guarito fino a circa un mese fa. «Chi è stato contagiato un mese fa, quasi certamente con una differente sottovariante, ora rischia di nuovo l’infezione» aveva spiegato Roberto Causa, infettivologo del Policlinico Gemelli di Roma a Il Messaggero. «È sicuramente così: il tasso di reinfezione è ora superiore al 9%. Significa che anche coloro che si sono vaccinati possono essere contagiati nuovamente. Lo stesso vale anche per i guariti, anche se la protezione da malattia è un po’ superiore, come accade sempre in medicina. Diciamo che questo virus è differente rispetto ad altri: con il morbillo, per esempio, la malattia garantisce l’immunità per la vita, mentre il vaccino offre una protezione leggermente inferiore, ma pur sempre molto alta. Ad oggi i vaccini coprono per il 29% da infezione e per il 41 da malattia grave – spiega il virologo – Attenzione, però: sono numeri importanti, a differenza di quanto sostengono i no vax».

Perché aumentano le polmoniti con Omicron 5?

La variante (o meglio, sottovariante BA.5) Omicron 5 ha un’incubazione in genere di 2-3 giorni dal contatto con un soggetto infetto e ha come sintomi tipici mal di gola, mal di testa, febbre più o meno alta, naso che cola e spossatezza. «Sembrano sintomi classici da raffreddore, ma il virus non si è ancora “raffreddorizzato”. I casi di polmonite ci sono e sono in aumento, ma è dovuto alla proporzione: a rischiare sono sempre i fragili, quindi numericamente non sono molti, ma in proporzione alla maggior contagiosità di Omicron 5, anche queste forme più gravi stanno crescendo» spiega Pregliasco, che aggiunge: «Si replica maggiormente nelle alte vie aeree e meno nei polmoni, ma se il virus inciampa in una persona con una protezione incompleta rischia di fare danni seri».

A quanti centimetri di distanza si trasmette Omicron 5?

Intanto da uno studio condotto dalla UK Health Security Agency e pubblicato sul British Medical Journal, emerge che il virus al chiuso può trasmettersi anche oltre i due metri di distanza. Si tratta di una revisione che ha comparato i risultati di 18 studi, condotti tra il 2020 e il 2021. La prudenza e il distanziamento, dunque, rimangono fondamentali.

Come sarà il prossimo autunno?

«Abbiamo sempre considerato l’estate un porto franco, ma la tregua del virus era frutto di casualità. Nell’estate 2020 abbiamo avuto l’effetto del lungo lockdown. E già ad agosto cominciarono i focolai. Nel 2021 c’era un altro elemento: le persone si erano vaccinate da poco, la protezione era più forte anche dell’infezione» ha chiarito Cauda. Ma cosa aspettarsi dall’autunno? «L’obiettivo è arrivare a convivere con il virus per non bloccare il Paese. Oggi i dati ci dicono che siamo in una fase positiva e gestibile. Valuteremo gli scenari delle prossime settimane. Ma è sbagliato dire che sarà un autunno catastrofico» ha rassicurato il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. Per Costa, comunque, «non è il tempo di nuove regole. È il momento, semmai, di affidarsi alla responsabilità di ognuno, di dare fiducia agli italiani e di dimostrare un approccio diverso».

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