Paghetta ai figli, sì. Ma quanto?

Chi prima chi dopo, ma i vostri figli inizieranno l’inevitabile ciclo di pretese finanziarie (che, per molti, si rivelerà infinito…).

E voi non avrete scelta: glieli dovrete dare e non solo perché è giusto, ma perché l’argomento denaro è fondamentale nella vita di un ragazzo.

Subito si delineano due partiti: quelli della paghetta settimanale e quelli del «gli do soldi quando me li chiedono».

Io faccio parte del primo gruppo.

Perché sono un rompiscatole e quello che concedo ai ragazzi deve sempre avere un contenuto educativo.

Ma anche perché non esiste che un ragazzo usi i genitori come bancomat, ma che cavolo? Se ieri ti sei mangiato un sushi dopo scuola e hai speso 17 euro, stasera non esci.

E poi io sono un parsimonioso piemontese e questa cosa, se ce l’hai dentro, non ti molla mai.

La paghetta è autocontrollo, è capire il risparmio.

Tutte cose che un ragazzo deve imparare il prima possibile.

Ma io so dove volete arrivare: quanto?

Vedo che molti genitori arrivano fino a 50 euro a settimana: a me pare una follia (sono 2500 euro l’anno!).

Io, a ognuno dei miei ragazzi (19 e 21 anni), mollo 25 euro a settimana, pagati solitamente al venerdì.

I due sbarbati devono far benzina e uscire. Pochi? No, giusti.

Perché secondo me un ragazzo non deve “uscire a cena” come un adulto. A 19 anni mangi a casa: una volta ogni tanto può capitare una pizza.

La paghetta, poi, costringe un ragazzo ad aguzzare il cervello: feste in casa al posto dei locali, birretta da 3 euro invece del negroni, inventare i sughi per la spaghettata con gli amici, evitare la follia delle discoteche con i paganti che mollano giù il 50 per una sera.

E poi c’è un ultimo enorme vantaggio: una paghetta light spinge i ragazzi a integrare. Vittorio fa il cameriere per due sere la settimana e Pietro fa i cocktail ai diciottesimi.

Bravi? Sì, ma secondo me il merito è di quei pochi, bastardi e risicati 25 euro del venerdì mattina. Cre

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