Perché i migranti non prendono l’aereo?

Per volare in Italia occorre il visto turistico, non così facile da ottenere. Perciò i migranti spendono fino a 6.000 euro per il viaggio in mare

Secondo un recente studio della Commissione Antimafia, per i migranti che arrivano in Italia dal Corno d’Africa la traversata può costare fino a 2.000 euro, per chi viene dal Medio Oriente anche 6.000 euro. Ecco allora che, ogni volta che c’è uno sbarco, torna la domanda: perché spendono migliaia di euro per un viaggio potenzialmente mortale invece di pagarne poche centinaia per prendere un aereo?

«Questa è una fake news» replica Marco Paggi, avvocato dell’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione). «Per poter prendere un aereo da un Paese extraeuropeo è essenziale avere il visto turistico, che viene rilasciato con la massima discrezionalità. Appena un funzionario consolare ha il vago sospetto che chi lo chiede possa usarlo per poi trattenersi irregolarmente nel Paese di destinazione, lo rifiuta immediatamente». E qui entrano in gioco i trafficanti di uomini.

È ancora l’Antimafia a spiegare come la modalità di adescamento sia sempre la stessa: la promessa di un lavoro sicuro in Italia, un prestito per coprire le spese del viaggio, la rete dello sfruttamento lavorativo o della prostituzione per ripagare il debito. Accanto ai migranti economici (l’85% di chi sbarca in Italia, secondo le stime del governo), ci sono i rifugiati politici (a oggi 131.000, su un totale di 2,1 milioni in tutta Europa). Il discorso, però, non cambia: «Pure se si andasse presso il consolato italiano in un Paese africano, la domanda verrebbe rifiutata» dice l’esperto, perché «la protezione internazionale può essere concessa solo quando si arriva fisicamente sul territorio d’approdo. Se venisse rilasciata dal consolato, potrebbe essere considerato atto ostile nei confronti del Paese che ospita il consolato».

Solo i corridoi umanitari permettono ai migranti di arrivare in aereo: è l’unica via sicura e legale di trasferimento di migranti vulnerabili. In Italia li gestiscono la Comunità di Sant’Egidio, la Tavola Valdese e la Conferenza episcopale italiana. «Ma rappresentano una percentuale infinitesimale dell’accoglienza: per attivarli ci devono essere convenzioni apposite tra i Paesi di partenza e di arrivo, senza dimenticare che le spese sono a carico delle organizzazioni e non dei governi». Fino a oggi tramite i corridoi sono arrivate in Italia meno di 2.500 persone.

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