Giovani al telefono

Safer Internet Day, ragazzi e uso dei social: lo studio

Ragazzi persi senza social, aumenta il numero delle ore passate in chat. Ecco i dati del report realizzato da Telefono Azzurro con Doxa Kids e presentato in occasione del Safer Internet Day

Il 27% di giovani e giovanissimi è ansioso o agitato senza l’utilizzo dei social, mentre il 22% si sentirebbe addirittura perso. E’ quanto emerge dal report realizzato da Telefono Azzurro in collaborazione con Doxa Kids, presentato in occasione del Safer Internet Day, la giornata mondiale dedicata all’uso consapevole e responsabile di Internet.

Il rapporto, condotto su un campione di genitori e adolescenti tra i 12 e i 18 anni, registra un aumento condiviso delle preoccupazioni circa gli effetti negativi che possono scaturire da un’esposizione eccessiva agli schermi digitali dei giovanissimi, il 50% dei quali sta sui social e chatta 2-3 ore giorno. Un dato in crescita rispetto al 2018 quando erano il 43%. Ben il 14% degli intervistati passa sui social e chattando dalle quattro alle sei ore al giorno e un 3% è sempre connesso.

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Furto dei contenuti, un timore diffuso

Nonostante l’utilizzo quotidiano dei device, non sempre i giovani utenti sono totalmente consapevoli di come evitare i pericoli, controllarli o segnalarli. Più del 70% prova un “forte timore” rispetto al fatto che i dati che condivide quotidianamente online, come gli aggiornamenti sui canali social, la navigazione nel web e le tracce di dati di utilizzo di Internet e degli smartphone, vengano “rubati“, cioè utilizzati senza consenso.

Safer Internet Day: i pericoli del web

A quasi un ragazzo su due è capitato di incappare online in contenuti poco appropriati e il 25% è rimasto turbato e impressionato. Per i ragazzi tra i rischi che si corrono online “il più probabile” è di essere contattati da estranei adulti (65% dei casi, percentuale che si innalza al 70% se si prendono in esame solamente le ragazze e i più piccoli, dai 12 ai 14 anni). Seguono il bullismo (57%), oversharing di dati personali (54%), la visione di contenuti violenti (53%) o sessualmente espliciti (45%), l’invio di contenuti di cui ci si potrebbe pentire (36%), le spese eccessive (19%), il gioco d’azzardo (14%). Anche secondo i genitori, per 75%, il pericolo maggiore sul web è quello di essere contattati da estranei adulti.

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Age Verification, quale età per connettersi?

Un dato definito dal Telefono Azzurro “interessante” emerge sull’Age Verification da parte di social network, app e altri siti Internet: per gli adolescenti è di media 15 anni, per i genitori un anno in più, 16. In entrambi i casi si tratta di un discrimine superiore rispetto a quello individuato dall’Italia di 14 anni in seguito alla normativa europea per il consenso al trattamento dei dati.

Adolescente su pc

Per il 70% degli adolescenti intervistati, i sistemi di Age Verification, sono molto utili per non trovarsi in situazioni rischiose. Secondo il 65% per fare in modo che non compiano azioni senza pensare alle possibili conseguenze. Per il 61%, infine, per evitare che vedano contenuti inappropriati.

“I ragazzi si rendono conto, soprattutto quando cominciano a diventare più grandi, che è importante questo sistema di verifica dell’età. Ma sanno anche che possono superare qualsiasi tipo di blocco”. Così il presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo, alla presentazione del rapporto per Safer Internet Day. “Questa una è battaglia che si può affrontare e superare – ha sottolineato -, le tecnologie oggi ci permettono di trovare nuove risposte”. Bisogna “insistere su questa strada” e discuterne “anche con i colleghi che seguono percorsi europei”.

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L’impiego dei social

Altri dati interessanti emergono dal sondaggio realizzato da “Generazioni connesse” e diffuso dal ministero dell’Istruzione. Due ragazzi su tre usano i social per restare in contatto con gli altri, uno su due per seguire creator e influencer. Ma tra quanti si informano sull’attualità tramite il web – il 94% del campione analizzato – la maggior parte (39,5%) utilizza proprio i social come fonte primaria. Solo uno su quattro (26,3%) si rivolge prioritariamente ai siti di notizie.

C’è anche chi va oltre, e chi sulle piattaforme investe sul proprio futuro: se, complessivamente, quasi uno su cinque (18%) dice di svolgere anche piccole attività lavorative parallelamente agli studi, tra questi poco meno di un terzo (5%) ha deciso di puntare sul digitale. La porzione più consistente si è orientata proprio sui social media, ad esempio creando pagine personali, dal carattere anche commerciale, o gestendo pagine social di altri. Il 51% pensa che quella possa diventare, un domani, un’occupazione a tempo pieno.

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