Scuola, prof reclutati tramite Facebook

Per ovviare alla carenza di supplenti, un preside di Rho (Milano) apre la strada al reclutamento su Facebook: è un sistema legale? È previsto? Da imitare?

L’anno scolastico è iniziato già da due mesi, eppure in alcune scuole mancano ancora insegnanti. Come a Rho, alle porte di Milano, dove il dirigente scolastico ha però trovato una soluzione per reclutare supplenti: pubblicare un annuncio su Facebook. L’idea si è rivelata efficace: nel giro di due giorni ha ricevuto un centinaio di candidature spontanee per due posti, uno da docente di matematica e uno di scienze presso l’Istituto Puecher-Olivetti. “È stata una soluzione da ultima spiaggia, un modo per aggirare la cancellazione della ‘chiamata diretta’ che era prevista dalla cosiddetta Buona Scuola del 2015. Non essendo più prevista la chiamata diretta, sono ricorso ai social per ricevere i curricula degli insegnanti e scegliere quelli con le competenze più adatte ai posti vacanti” racconta Emanuele Contu, preside dell’istituto.

La prima offerta di lavoro come prof sui social

Nel mercato privato nessuno si stupisce che alcuni annunci di offerte di lavoro possano essere pubblicati in Rete e sui social, compreso Facebook. Questa volta a colpire è stato il fatto che vi abbia fatto ricorso un dirigente scolastico: “Non c’era altro modo: esaurite le graduatorie, esaurite le messe a disposizione (MDA, le candidature spontanee che docenti e anche neolaureati presentano direttamente alle scuole, NdR), ci siamo ritrovati con due cattedre scoperte e l’anno scolastico già avviato. Ho pensato quindi che un annuncio sulla pagina ufficiale dell’istituto fosse una possibile soluzione: l’ho pubblicato il venerdì e in 48 ore abbiamo ricevuto circa 100 candidature da tutta Italia” spiega Emanuele Contu.

Il ricorso a Facebook è legale?

Nel caso di Rho si è aggirato un limite di legge, legato alla cancellazione della possibilità di ricorrere alla chiamata diretta (“per competenze”) da parte del dirigente scolastico, prevista dalla legge 107/2015, la cosiddetta “Buona Scuola”. “Da un punto di vista legale abbiamo seguito una strada ineccepibile: abbiamo solo fatto sapere, tramite Facebook, che cercavamo docenti e gli ‘aspiranti insegnanti’ hanno presentato le proprie candidature” spiega Contu. Dal Ministero non ci sono stati rilievi e sulla bacheca Facebook della scuola sono comparsi solo un paio di commenti di sindacalisti che mostravano perplessità e disappunto. “L’esperienza è stata positiva, se possibile e con maggiore calma (eravamo in emergenza) la ripeterei perché ci ha permesso una scelta mirata in base alle nostre esigenze. Per il futuro si potrebbe pensare di istituire un gruppo che si occupi specificatamente di selezione i cv”.

Com’è avvenuta la selezione

“Dopo aver scartato le offerte che non avevano i necessari e corretti titoli di studio, insieme alle vicepresidi referenti delle due sedi dell’Istituto e a un terzo collega, è cominciata una seconda fase di selezione a cui sono seguiti i colloqui informali con i candidati dal curriculum più interessante in termini di esperienze e aspirazioni. Alcuni – racconta Contu – sono stati eliminati perché non disposti a trasferirsi. Alla fine ne abbiamo individuati due. Uno con minor esperienza ma un curriculum di studi molto brillante e soprattutto una persona molto motivata, che vuole fare l’insegnante e in particolare di matematica: è una rarità perché pochi laureati in questa materia scelgono l’insegnamento. Giovane, convincente, dinamico, lo abbiamo scelto subito. L’altro, invece, vanta un’esperienza di diversi anni nel mondo della scuola, ma soprattutto mirata: aveva lavorato con metodologie didattiche adatte al nostro istituto e che possono arricchire anche il bagaglio degli altri colleghi docenti” spiega Contu, che aggiunge: “In entrambi i casi non sono persone che puntano a una cattedra come ripiego, ma come scelta e questo aspetto a noi è sembrato molto importante”.

I limiti delle graduatorie

“Il vero problema delle graduatorie, infatti, è che sono troppo sbilanciate verso i docenti: sono loro che indicano la scuola in cui vorrebbero insegnare e l’istituto non ha voce in capitolo. Un altro aspetto riguarda il meccanismo stesso delle graduatorie: sono un accumulo di punteggi legati quasi esclusivamente ad anzianità di servizio, che non è di per sé sinonimo di qualità. Non è detto che un docente ‘anziano’ abbia le qualità per insegnare a livello generale e in particolare in certi istituti” spiega il dirigente. Tra un liceo classico e un istituto a forte vocazione tecnica o sperimentale, tra una scuola in centro città e una in periferia, insomma, ci sono molte differenze, che andrebbero tenute in considerazione nel tipo di didattica da seguire.  

Una possibilità nuova per il futuro?

D’accordo anche il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonio Giannelli: “Ben vengano sistemi di questo tipo: io, anzi, inserirei tra le modalità di reclutamento anche un colloquio del docente con la dirigenza, oltre ai titoli e all’anzianità di servizio. Col sistema delle graduatorie non è possibile individuare specifiche competenze. Inoltre non si ovvierebbero le croniche carenze di personale. Con il concorsone in discussione in queste settimane si immetterebbero circa 50mila docenti a fronte di una carenza di 150mila. Infine, con i concorsi non si risolve il problema di alcune cattedre, come quelle di matematica, perché le graduatorie sono differenti a seconda delle materie e i candidati negli ambiti scientifici sono di gran lunga meno numerosi rispetto a quelli di ambito umanistico”.

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