Pixee Fox, 26 anni, svedese, si è sottoposta a più di 200 procedure cosmetiche e interventi chirur
Pixee Fox, 26 anni, svedese, si è sottoposta a più di 200 procedure cosmetiche e interventi chirurgici radicali. La chiamano "Barbie umana" ma lei ha detto: «Sono un progetto scientifico, un lavoro in corso d’opera, non voglio assomigliare a nessuno»

Stop al filler labbra per le under 18 in Gran Bretagna. E in Italia?

Il Regno Unito ha detto stop ai ritocchini alle labbra sulle minorenni. Anche in Italia ci sono lacune. Ecco come funziona da noi

Il Regno Unito ha detto stop ai ritocchini alle labbra sulle minorenni. Una decisione che arriva per frenare il ricorso agli interventi estetici, in aumento tra le giovanissime e arrivati a 41mila lo scorso anno, solo tra le adolescenti. La proposta di divieto del filler era stata presentata lo scorso anno e adesso è diventata legge in Inghilterra, ma l’idea è di estendere il provvedimento anche alle altre regioni della Gran Bretagna, quindi in Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Il motivo è semplice e lo ha spiegato la deputata Laura Trott, che ha presentato il testo: «Nessun bambino ha bisogno di Botox cosmetici o filler e da oggi non potrà più entrare in una clinica o a casa di qualcuno per sottoporsi a una procedura pericolosa e non necessaria che potrebbe rovinargli la vita».

Il problema esiste anche in Italia? Cosa fa un adolscente che vuole ricorre a questi interventi? Cosa prevede la legge?

Il ritocchino per le under 18: cosa dice la legge italiana

Anche in Italia il campo della chirurgia estetica e plastica per i minorenni è carente. La legge prevede il divieto di interventi invasivi, come la mastoplastica additiva per ritoccare il seno nelle under 18, ma quando si tratta di trattamenti soft le maglie si allargano. «Per prima cosa va chiarito che se una 16enne si presenta chiedendo di ritoccare la labbra o il naso, io le rispondo che deve presentarsi con i genitori e il consenso di entrambi, esattamente come accade per qualsiasi trattamento medico nei minorenni. Se i genitori non fosse d’accordo tra loro, non si procede perché prima è naturale che la famiglia prenda una decisione unanime» chiarisce Carlo Magliocca, presidente della Società italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica (SICPRE).
E se l’adolescente si ripresenta con i genitori? «In questo caso si procede con una serie di valutazioni, a partire dalle condizioni fisiche della giovane. Se invece il motivo è psicologico, va indagato in modo attento, comunque escludendo la protesi al seno che è vietata nelle minorenni, fatta eccezione per motivi davvero importanti, come un’asportazione molto seria in caso di tumore, per esempio» prosegue Magliocca, che è anche responsabile della Brest Unit dell’Ospedale Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina a Roma.

Interventi alle minori solo quando necessario

La parola d’ordine è cautela: ogni caso va esaminato. Esiste, quindi, una differenza tra interventi chirurgici estetici ritenuti motivati, quando per esempio si è in presenza di un inestetismo che ha un impatto psicologico sulla persona (che possono comprendere anche le orecchie a sventola o una rinoplastica), e altri che invece sono dettati solo dal desiderio di vedersi diverse. «Qualsiasi intervento di chirurgia estetica in una giovane è sconsigliato, a meno che non si tratti di un’operazione correttiva. È il caso, per esempio di un intervento maxillofacciale in chi ha subito un’asportazione in seguito a una neoplasia, oppure in chi è reduce da un incidente stradale, chi ha una malformazione congenita o una malattia che ha portato ad asimmetrie nel viso. In questa eventualità è evidente che si è di fronte a un problema e il chirurgo estetico può risolverlo con un intervento, ma occorre un’attenta valutazione. In nessun caso, invece, è consigliabile intervenire per motivazioni estetiche, neppure con semplici ritocchini come può essere il filler» spiega Magliocca.

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Quali responsabilità per i medici e genitori

Chi valuta, quindi, se e come procedere? «Nel caso di assenso da parte dei genitori, è solo il medico che può decidere, valutando secondo etica e deontologia» spiega l’esperto. Anche riguardo al tipo di intervento, è il medico che generalmente sceglie come procedere: «Personalmente preferisco non ricorrere al filler, ma al lipofilling: si tratta di un innesto di tessuto adiposo proprio, quindi del paziente, che riduce il rischio di riassorbimento, quindi rappresenta un intervento definitivo nella maggior parte dei casi, nella correzione di un difetto che però – ripeto – deve esserci e deve essere motivo di un problema psicologico vero. Il filler, invece, può riassorbirsi anche dopo 6 o 8 mesi, quindi costringere a ripetere l’operazione».

Basta la laurea per fare i filler

C’è, però, un altro aspetto critico: chi può effettuare interventi di chirurgia estetica e plastica? In Inghilterra, infatti, non è necessaria una qualifica o una formazione specialistica per intervenire con botox, filler, ecc. «In Italia chiunque sia in possesso di una laurea in Medicina e Chirurgia, dal giorno dopo il conseguimento, può effettuare interventi. È una grave lacuna normativa e da anni ci battiamo con il ministero della Salute, anche perché crea una disparità tra Servizio sanitario e libera professione: per lavorare in ospedale nella divisione di chirurgia plastica, come da noi, occorre superare un concorso dopo un corso di specializzazione, mentre per lavorare all’esterno nel proprio studio no» spiega Magliocca.

Instagram argina i post a tema dieta e chirurgia estetica

Non c’è dubbio che l’”effetto selfie” e la diffusione dei social hanno contribuito ad aumentare l’ansia di migliorare il proprio aspetto. Dal canto suo Instagram da due anni ha deciso di adottare politiche per arginare il fenomeno, limitando i post per gli utenti con meno di 18 anni che trattano di perdita di peso, chirurgia estetica. La piattaforma ha deciso di bannare anche i contenuti con riferimenti a prodotti che offrono risultati miracolosi in tema di diete. Ma è sufficiente? «Assolutamente no, è necessario che sia le istituzioni, sia le società scientifiche facciano rete per divulgare e fare campagne di sensibilizzazione adeguate» spiega Gabriella Fabbrocini, consigliere della Società italiana di Dermatologia Medica Chirurgica estetica e delle Malattie sessualmente trasmesse.

Vietare o informare?

Quanto alla necessità di seguire l’esempio dell’Inghilterra, gli esperti non sono unanimi: «Io credo che sia un’iniziativa da seguire, perché comunque mancano norme in materia» spiega il presidente della SICRPRE, mentre per Fabbrocini occorre evitare un divieto assoluto: «Vietare mi sembra un po’ eccessivo, per due motivi: da un lato, talvolta il ritocchino può essere anche necessario per mascherare un difetto, per colmare una insicurezza. Dall’altro può portare a rivolgersi a un mercato meno controllato e sicuro. Piuttosto, vedo di buon occhio le campagne di informazione verso scelte consapevoli, che aiutano a contrastare le esagerazioni e l’eccessiva emulazione di modelli di bellezza perfetta» spiega l’esperta della SIDeMaST, che si riunisce in congresso dal 13 al 16 ottobre 2021 e che tratterà anche alcuni aspetti di questo tema.

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