Come far studiare a casa i ragazzi delle medie

I consigli per aiutare i ragazzi delle medie a crearsi una routine produttiva tra videolezioni, app, letture e attività manuali

La scuola a distanza alle medie può contare su una certa autonomia dei ragazzi ma non mancano difficoltà per studenti e genitori. Di sicuro gli orari e la routine quotidiana sono stati stravolti da oltre due mesi e molte sono le variabili: ci sono insegnanti che sono riusciti a organizzare videolezioni in diretta, con una cadenza più o meno periodica, ma restano anche molti gli studenti che si affidano solo ai libri di testo scolastici o a filmati preconfezionati (scaricati da YouTube) o realizzati dai docenti e messi a disposizione su piattaforme di didattica a distanza. Ma questo tipo di attività è sufficiente o va supportata con altro? Cosa possono o devono fare i genitori?

Videolezioni: 3 ore al giorno

«I soli compiti o filmati preconfezionati non sono didattica a distanza (DAD), ma un brutto surrogato. La DAD dovrebbe prevedere invece collegamenti sincroni, dunque in diretta, che non dovrebbero mai essere superiori a 2 ore e mezza, massimo 3 per i ragazzi delle medie, e intervallati da alcune pause. È una questione di attenzione, ma anche di salute: tenere un ragazzino davanti a un monitor per 4 o 5 ore al giorno non è produttivo e può essere dannoso per la vista» spiega Alessandra Rucci, dirigente dell’IIS Savoia Benincasa di Ancona, tra le scuole italiane definite «Avanguardie Educative» di INDIRE, esperta nell’innovazione didattica e formatrice di docenti a livello nazionale.

Favorire le attività collaborative con bacheche e forum

«La didattica, però, può essere integrata da attività svolte da un docente anche non necessariamente in video, semplicemente con l’assegnazione di esercizi a piccoli gruppi o individuali, ai quali fornire un feedback e da controllare a distanza. Un esempio è la scrittura collaborativa da svolgere con vari supporti, ma sempre non oltre un certo tempo» spiega l’esperta.

A differenza dei bambini della primaria per la quale ci si può affidare al registro elettronico per le comunicazioni con i più grandi diventano importanti piattaforme con bacheche e forum per avere maggiore partecipazione, ma anche per educare gli studenti nella gestione di tempo e compiti» spiega l’esperta. Ma come compensare se non si può contare su questi strumenti o su una didattica a distanza organizzata?

Usare audiolibri e app per le lingue straniere

«Nell’ambito della tecnologia sono molti gli strumenti che si possono utilizzare, in particolare piattaforme e App. Per esempio, per gli studenti delle medie e in particolare come supporto per l’apprendimento di una lingua straniera, ci sono App come Babel o Duolingo. Sono ottimi strumenti, nel caso in cui non si siano già specifici compiti assegnati: permettono di ascoltare le pronunce e svolgere esercizi, controllando poi i risultati, il tutto in modalità anche divertente e accattivante per i ragazzini» spiega Alessandra Rucci.

«Per l’italiano, invece, ci sono molti audiolibri disponibili sulle piattaforme, letti anche da attori famosi e dunque più coinvolgenti, che hanno anche il vantaggio di utilizzare una fonetica corretta, spesso oggi perduta» aggiunge Benedetto Vertecchi, docente di Pedagogia all’Università di Roma Tre. Un esempio è il servizio di Radio Rai 3 – RaiPlay. «Dopo l’ascolto si può stimolare i ragazzi sul significato, anche se questo presuppone una certa disponibilità di tempo da parte delle famiglie» aggiunge il pedagogista.

Leggere mezz’ora al giorno

Da soli gli studenti delle medie possono invece esercitarsi nella lettura quotidiana, pur con modalità differenti rispetto agli alunni delle elementari: «In questo caso il tempo da dedicare alla lettura può anche raddoppiare, arrivando a 30/40 minuti al giorno, sia a voce alta (perché si è visto che migliora la comprensione del testo) sia a mente, sia insieme ai genitori, in modo da aumentare anche le proprietà di linguaggio. E’ importante, però, ricordare che non è necessario che si tratti di narrativa: anche testi descrittivi o esplicativi dove non ci siano intreccio e trama, come manuali. Possono essere utili perché costringono a creare collegamenti tra le singole parti di testo» spiega Vertecchi, che suggerisce anche a far scrivere i ragazzi: «Se i bambini più piccoli possono limitarsi a poche righe quotidiane, i preadolescenti possono arrivare almeno a una pagina o due al giorno, su un argomento a scelta in modo da non sentirsi giudicati sui contenuti».

La tv educativa: un’ora al giorno 

La tentazione di integrare le lezioni a distanza con i contenuti offerti in tv è forte in molti genitori, specie dopo l’avvio di un palinsesto Rai rivolto proprio ai più giovani, tramite canali come Rai Scuola. «Anche in questo caso, come i più piccoli, occorre limitarne la fruizione nel tempo, non andando oltre un’ora consecutiva, ma soprattutto occorre selezionare con attenzione i contenuti, possibilmente confrontandoli con quelli dei programmi svolti a scuola» dice Rucci. «Il vero rischio è che si spesso si tratta di filmati che, per essere più godibili dai ragazzi, sono molto vicini all’intrattenimento e alla spettacolarizzazione, ma poveri nel linguaggio. La divulgazione va bene, ma non è istruzione: un conto, ad esempio, è seguire un documentario sulla costruzione un ponte, un altro è dare indicazioni pertinenti, nozioni, conoscenze precise sulle tecniche di realizzazione» spiega Vertecchi.  

Coinvolgerli in cucina e in giardino  

«Un’attività molto utile quanto insospettabile e che può essere svolta insieme ai genitori (e senza tecnologia) è invece quella in cucina. In Finlandia è stata sperimentata con successo nella riforma della scuola per arginare il problema dei ragazzi che, godendo di una certa agiatezza, sperperavano il denaro nei locali. Gli istituti sono stati attrezzati per insegnare a cucinare: questo ha migliorato non solo il linguaggio, perché gli studenti erano costretti a interagire di più e in modo più preciso tra loro, ma anche la pianificazione logica, necessaria per svolgere un compito complesso» racconta il pedagogista. Anche in alcune scuole italiane da qualche tempo sono stati introdotti i «compiti di verità», vere e proprie attività manuali – anche di preparazione dei cibi – per mettere in pratica concetti matematici (pesi, quantità, problemi) o di scienze (liquidi, soluzioni, ecc.) o di altre materie (di inglese con l’uso di termini di questa lingua) appresi in modo teorico, che possono essere proseguiti anche in casa. «Anche coltivare fiori o piante, seppure su un balcone in città può unire nozioni teoriche, apprese sui libri o su internet, alla loro applicazione pratica» aggiunge Vertecchi.

I genitori non devono sostituirsi ai prof

Non servono necessariamente genitori-maestri: «I genitori non sono docenti. Finché si tratta delle tabelline si può fare, ma già con il teorema di Pitagora molti hanno qualche difficoltà. È meglio che concentrarsi sul proprio ruolo, dedicandosi piuttosto sulla comunicazione, che si è ridotta al minimo sia in termini generali che per la povertà di linguaggio. Questa emergenza può essere un’occasione per recuperare alcune conoscenze, senza timore di rimanere indietro col programma» spiega Vertecchi.

Ma si riuscirà a recuperare?

«I ragazzi sono molto plastici e l’apprendimento non è solo formale, ma anche informale, dato dalla vita quotidiana». Anche gli insegnanti riusciranno a integrare il lavoro che non è stato possibile svolgere a distanza? «I docenti hanno bisogno di essere formati, la loro richiesta di corsi è molto alta: ci sono webinar (seminari online) con anche 2/3000 iscritti. La formazione, però, non deve fermarsi a giugno, ma possibilmente proseguire anche nel periodo estivo, magari con più tranquillità, e all’inizio del prossimo anno, perché non ci si può improvvisare» conclude Rucci.

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