Come far studiare a casa i bambini delle elementari

Una pagina di scrittura, un quarto d'ora di lettura. Un'ora di tv educativa. Un programma settimanale di esercizi. I consigli pratici per lo studio a casa dei bambini della primaria per integrare ciò che la scuola fa (o non fa) a distanza. 

La Didattica a Distanza (DAD) è obbligatoria per legge, come indicato dal ministero dell’Istruzione, ma di fatto è iniziata ad aprile dopo un mese e mezzo di lockdown e a macchia di leopardo. Oltre ai limiti dovuti alla disponibilità o meno di smartphone, computer e tablet da parte delle famiglie esiste un problema di mancanza di uniformità. Non ci sono linee guida generali o un sito dedicato del Ministero. Gli insegnanti agiscono in autonomia e in base a strumenti e competenze proprie. Il risultato è un mix di App, portali e tutorial messi a disposizione dalle maestre, senza periodicità, con durata e caratteristiche variabili (a volte autoprodotti, in altri casi scaricati preconfezionati da YouTube).

Come reagire alla “mancanza di scuola” 

Se è vero che ci sono alcune scuole private, come in Lombardia, che fanno anche 17 ore alla settimana di videolezioni (oltre 3 al giorno) ed altre che si limitano a una lezione sincrona (in diretta), ci sono anche molti insegnanti che hanno preferito limitarsi ad assegnare compiti o attività asincrone (preregistrate) sul registro elettronico o tramite WhatsApp (ai genitori). L’effetto è che bambini e soprattutto genitori sono disorientati e si interrogano: come far fruttare queste settimane e questi mesi lontano dalla routine scolastica? Questa “mancanza di scuola” va integrata e come (con la tv, i video online, i compiti) oppure non serve affannarsi, perché i bambini stanno comunque acquisendo competenze diverse?

Videolezioni: un’ora al giorno andrebbe bene

Rispetto alle 4 o 8 ore trascorse a scuola prima della chiusura, ora anche i bambini che possono contare su didattica a distanza avviata non vanno oltre un’ora di lezione sincrona al giorno. È sufficiente? «Sì, un’ora, massimo un’ora e mezza al giorno sono un tempo congruo, le 17 ore settimanali sono troppe. Sarebbe anche meglio limitarsi a 45 minuti, intervallando le videolezioni ad altre attività, possibilmente assegnate secondo una programmazione precisa» rassicura Alessandra Rucci, dirigente dell’IIS Savoia Benincasa di Ancona, tra le scuole italiane definite «Avanguardie Educative» di INDIRE, esperta nell’innovazione didattica e formatrice di docenti a livello nazionale.

Scandire la settimana in base a un programma chiaro

Un esempio di alternanza di attività, che anche i genitori possono replicare a casa, è l’offerta messa a punto dalle scuole di Sarzana in Liguria: «Sono stati realizzati programmi settimanali che evitano continui collegamenti in diretta ai bambini, specie più piccoli come quelli dell’infanzia o della primaria. Le insegnanti hanno scandito la settimana giorno per giorno lanciando attività da svolgerle in un certo tempo, permettendo alle famiglie di organizzarsi più liberamente. Si tratta di costruzioni, collage, letture o esercizi che sono condivisi online dagli alunni che ricevono un feedback dai docenti – spiega Alessandra Rucci – Un ottimo esempio anche per chi non avesse la stessa offerta dalla propria scuola» disponibile sul sito dell’ISA13 (www.istitutocomprensivosarzana.edu) con la programmazione disponibile anche in tv o via web.

La tv educativa è utile ma un’ora è sufficiente

Anche la Rai ha attivato un palinsesto con contenuti per bambini e ragazzi, tramite Rai Scuola, Rai Play e Rai Educational. Può essere utile? «La programmazione è bella e ricca, anche se dovrebbe essere integrata e alternata alle videolezioni e per un tempo non superiore a un’ora» spiega Rucci. La stessa indicazione viene da Benedetto Vertecchi, docente di Pedagogia all’Università di Roma Tre. «Le trasmissioni tv dedicate, così come i video internet, possono essere un supporto non un’alternativa, perché limitato nel contenuto e nel tempo. Io sono dell’idea di non proporli per più di un’ora, salvo eccezioni. In genere i video per bambini sono poverissimi dal punto di vista del linguaggio e sono soprattutto di tipo divulgativo, non hanno carattere didattico vero e proprio» spiega il pedagogista.

Sfruttare il tempo per migliorare scrittura e lettura

«Se la scuola è chiusa, il contesto continua a svolgere la sua funzione» spiega però il pedagogista Benedetto Vertecchi, che suggerisce di non scoraggiarsi e anzi approfittare di questa emergenza per raggiungere alcuni traguardi “dimenticati” anche dalla scuola: accrescere il vocabolario degli allievi, migliorare la comprensione di testi scritti; rafforzare la capacità di lettura, silenziosa ma anche ad alta voce; interiorizzare i segni alfabetici, scrivendo manualmente; stimolare la memoria, evitando ricerche “copia e incolla”; riconoscere oggetti culturali di cui si sia avuto esperienza (poesie, canzoni, monumenti, opere d’arte, strumenti per le attività artigiane ecc.). Ma come?

Scrivere una pagina al giorno

Tra i suggerimenti del pedagogista ci sono una serie di indicazioni che possono essere seguite anche dai genitori a casa. La prima è chiedere ai bambini di scrivere ogni giorno un breve testo su un tema libero. La durata deve essere proporzionata all’età del bambino: 2 o 3 righe per un bambino che ha iniziato da poco a scrivere, fino a una pagina per i ragazzi più grandi.

È utile anche «tenere un registro delle parole incontrate per la prima volta, indicando il significato nel contesto in cui appare» spiega Benedetto Vertecchi, docente di Pedagogia all’Università di Roma Tre, suggerendo di sfruttare i momenti liberi della giornata e le occasioni quotidiane per farlo, con l’obiettivo di ampliare il vocabolario dei più piccoli.

Leggere un quarto d’ora al giorno

Un altro consiglio è invitare a leggere. Secondo Vertecchi, autore anche di un saggio Se la scuola è chiusa, «si potrà proporre un testo per la lettura solitaria e un altro per quella ad alta voce. In alcuni paesi, come Bolivia e Argentina, è stata condotta una campagna per incentivare la lettura insieme ad uno o entrambi i genitori, per esempio un quarto d’ora ogni sera, e i risultati sono stati ottimi». Un’attività che, con la sospensione della didattica in classe può risultare ancora più preziosa.

Giochi e attività manuali

Infine, anche i giochi di società, limitati ai bambini e genitori o nonni, possono essere utili: «Esercitarsi in giochi di regole di qualche complessità (per esempio, gli scacchi, indicati già dai 6/7 anni) possono aiutare a sviluppare maggiori competenze di linguaggio oltre che logiche, ad esempio accompagnandoli alla descrizione delle mosse. Per chi ha un piccolo spazio esterno o anche solo un balcone, anche la coltivazione dei fiori è un’attività manuale alla quale poter associare la ricerca di informazioni, la lettura e comprensione di un testo descrittivo e la capacità di trasferire le nozioni alla loro applicazione prativa» indica Vertecchi.

Autonomia, organizzazione: le soft skills dei bambini

Per gli adulti da tempo si parla dell’importanza delle soft skills, le competenze trasversali. Anche per i bambini, secondo gli esperti, queste settimane possono essere utili per apprendere capacità differenti: «Il tempo senza scuola in presenza non è tempo perso, si sviluppano competenze trasversali che serviranno moltissimo nella vita: dall’autonomia alla gestione e organizzazione del tempo differente rispetto alla routine, fino alla conoscenza di supporti e tecnologie nuove, che serviranno in futuro. I programmi scolastici saranno recuperati: i bambini hanno una grande flessibilità» conclude Rucci.

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