Donna mangia insalata

Tumore al seno: la dieta da seguire

Gli studi più nuovi provano che mangiare in un modo particolare e mantenersi attive non aiuta solo a prevenire il tumore al seno ma potenzia l’effetto delle terapie. Abbassando il rischio di ricadute

Che attività fisica e alimentazione sana avessero un ruolo nella prevenzione dei tumori si sapeva. La buona notizia è che, come stanno dimostrando gli studi, dieta e movimento sono alleate anche per chi è già malata o ha una possibilità molto alta di sviluppare il tumore.

Cominciamo dalle novità legate all’alimentazione. «Abbiamo da poco pubblicato un lavoro scientifico che coinvolge donne ad alto rischio perché Brca-positive, cioè con una storia di familiarità legata al tumore del seno» racconta Stefano Magno, senologo responsabile del Centro Komen Italia del Policlinico Gemelli di Roma. «I primi dati provano che con la dieta mediterranea adattata si ottiene una diminuzione di alcuni dei fattori che possono fare da start alla malattia».

Ti starai chiedendo cosa si intende per adattata, vero? Significa che si assumono meno calorie e meno proteine. «In caso di malattia però è vietato il fai-da-te» avverte Filippo de Braud, direttore dell’Oncologia medica 1 dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. «Diete iperproteiche, digiuni, troppa attività fisica, stimolano processi infiammatori o debilitano, lasciando campo libero alle cellule oncogene»

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Poche calorie potenziano le cure contro il tumore

Allora vediamole da vicino queste novità sulla dieta per chi si sta già curando. «Abbiamo messo a punto un approccio innovativo con restrizione calorica molto limitata nel tempo che ha l’obiettivo di colpire il metabolismo della cellula tumorale e modificare quello dell’organismo» spiega de Braud. La restrizione, che va seguita sotto stretto controllo medico, è costituita da cibi freschi, con un apporto pari a circa 1800 Kcal suddivise in cinque giorni. Nello studio con donne in chemio, si ripete ogni 21 giorni per otto cicli. Si punta su alimenti come insalata, zucchine e verdure a foglia verde, olio di oliva e frutta secca. Ma si stanno indagando gli effetti di questo tipo di alimentazione anche in altre situazioni. «Stiamo completando alcune ricerche tra cui una sulla dieta prima dell’intervento. Ed è in corso un lavoro che riguarda pazienti con tumore al seno triplo negativo, per aumentare l’azione della chemioterapia».

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Il microbiota sano aiuta la ripresa

Un’altra bella scoperta riguarda lo stretto legame tra il microbiota, cioè l’insieme di microrganismi che popolano il nostro corpo, e le cure anticancro. «Oggi sappiamo che può spingere il sistema immunitario a essere più attivo contro le cellule tumorali» ci racconta Alessio Filippone, biologo nutrizionista Centro Komen del Policlinico Gemelli di Roma. «E lo vediamo nell’esperienza clinica, a partire dall’intervento: tra chi ha un buon microbiota, la ripresa è più rapida a livello fisico e psicologico».

Gli alimenti giusti? Cereali integrali e verdura, perché contengono fibra, la fonte energetica del microbiota. I cibi fermentati, come yogurt e kefir, che contribuiscono al mantenimento dell’equilibrio tra i batteri intestinali. «Oggi è possibile anche insegnare a modulare l’alimentazione durante la chemioterapia» aggiunge Filippone. «Per esempio, se ci sono disturbi come vomito o diarrea, spingiamo ad assumere prebiotici, le fibre contenute in cibi come l’orzo e l’avena, per potenziare i batteri “giusti” e alleviare i problemi».

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L’attività fisica contro le recidive

Anche il movimento si sta delineando come una terapia potente. A dimostrarlo sono ormai diversi studi. «Le ricerche ci dicono che si può arrivare a un dimezzamento del rischio di recidive» spiega Elia Biganzoli, biostatistico ed epidemiologo dell’Università Statale di Milano, che sta sviluppando studi in questo ambito. «Ora il nostro lavoro è focalizzato sui meccanismi con cui agisce l’attività fisica. Sappiamo ad esempio che ha un potente effetto antinfiammatorio a lungo termine».

Il risultato? Un organismo “armato” e in grado di controllare nel tempo le cosiddette cellule tumorali dormienti. «Sono quelle che possono svilupparsi e rimanere nascoste ma anche risvegliarsi negli anni» conclude Biganzoli. «È stato dimostrato che il rischio che questo avvenga è maggiore se la donna è in sovrappeso oppure obesa: due situazioni che causano infiammazione cronica».

La dose di sport? Ci sono ricerche in corso che coinvolgono l’Università degli Studi di Milano e la Katholieke Universiteit Leuven in Belgio, con l’obiettivo di mettere a punto degli schemi ad hoc. In attesa del risultato degli studi valgono le indicazioni dell’American College of sports medicine: tra 90 e 180 minuti alla settimana di esercizi aerobici moderati, cioè che si eseguono senza affanno, come la camminata a passo sostenuto e il nuoto, insieme allo yoga.

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Le regole di alimentazione per tutti

Uno studio del British Journal of Cancer condotto su circa 170 mila donne di età diverse, ha dimostrato che con l’attività fisica il rischio di malattia è diminuito del 23% nelle donne in premenopausa e del 17% in quelle in post-menopausa. La dose? Quella stabilita dall’’Oms: 20 minuti di movimento tutti i giorni, come camminare a passo spedito, ballare, nuotare, andare in bicicletta.

Circa il 38% dei casi di tumore si possono prevenire se all’attività fisica è associata un’alimentazione sana, come indicato dal World cancer research fund (www.wcrf.org/dietand cancer). Le regole? Facili. Non superare i 450 g alla settimana di carne, rossa e bianca, evitare quella in scatola e gli insaccati, consumare soprattutto pesce, cereali integrali, legumi, limitare il vino e non fumare.

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