La casa di Marilyn Monroe è salva, almeno per ora. La villetta a Brentwood, in California, dove la leggendaria star visse gli ultimi anni di vita rischiava la demolizione ma la rivolta di fan e associazioni hanno fatto cambiare idea al Comune di Los Angeles che aveva concesso il permesso all’attuale proprietario.
La villetta di Brentwood
La “bomba bionda”, protagonista di classici della commedia come “A qualcuno piace caldo” o “Gli uomini preferiscono le bionde”, cambiò residenza molto spesso in città. Ma l’unica casa che comprò per se stessa è lo chalet bianco al 12305 di Fifth Helena drive, a Brentwood. Lo acquistò nel 1961, alla fine del matrimonio con il drammaturgo Arthur Miller, per 75mila dollari. La casa – rimasta più o meno invariata – è stata venduta l’ultima volta un mese fa, per 8,4 milioni di dollari. Davanti alla porta di ingresso ci sono ancora le mattonelle su cui Marilyn Monroe aveva fatto scrivere in latino “Cursum Perficio” (Il mio viaggio finisce qui). Un triste presagio: qui venne trovata morta il 5 agosto 1962, uccisa da un’overdose di barbiturici. Aveva 36 anni.
Il rischio demolizione
Costruita nel 1929, la residenza sorge a Brentwood, un quartiere di lusso in cui il valore del terreno edificabile è oggi alle stelle. Proprio per questo, il proprietario vuole abbattere la casa, piuttosto modesta per i parametri attuali e per la zona in cui si trova, e rendere il lotto più fruttuoso. Il Comune gli aveva accordato il permesso ma ora l’insurrezione dei fan e l’impegno delle associazioni hanno bloccato le ruspe.
Un monumento storico
Sull’onda delle proteste, la consigliera Traci Park ha presentato una mozione per designare la villetta monumento storico e culturale della città ed è stata approvata all’unanimità dall’assemblea. Ciò ha obbligato il Consiglio per l’Edilizia e la sicurezza della città a revocare il permesso di demolizione “rilasciato per errore”. “È un primo passo, l’iter per il riconoscimento a bene storico-artistico, può essere lungo e imprevedibile. Ma vigileremo da vicino”, ha commentato all’Ansa Adrian Scott Fine dell’associazione LA Conservancy.