Le donne di scienza sono capaci di concretissime meraviglie. Lo dimostrano le 12 vincitrici del Premio Internazionale Tecnovisionarie®, che è promosso da Women&Tech® – Associazione Donne e Tecnologie – ETS e di cui Donna Moderna è media partner. Quest’anno, nella sua XIX edizione, il prestigioso riconoscimento è stato dedicato alle Tecnovisionarie ricercatrici under 40 che stanno ridefinendo i confini della scienza e della tecnologia nei settori dell’Intelligenza artificiale, nuovi materiali, spazio, energia e ambiente, salute e biotecnologie.
Il Premio alle Tecnovisionarie è stato assegnato il 28 maggio
Le vincitrici sono state “incoronate” il 28 maggio presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano e Gianna Martinengo, Presidente di Women&Tech® ETS, ha così commentato: «Le donne, pur essendo metà della popolazione globale, sono storicamente sottorappresentate nel campo delle scienze. Questo squilibrio non solo limita le opportunità per loro stesse, ma priva anche la comunità scientifica di una ricchezza di prospettive, esperienze e idee diverse che potrebbero accelerare il progresso e l’innovazione. Con questa edizione del premio abbiamo voluto omaggiare 12 giovani donne che non solo stanno portando a scoperte significative nei rispettivi campi di ricerca, ma che rappresentano anche un modello per le generazioni più giovani. Rivelazioni di talento, ingegno, genialità, intelligenza, creatività, ingegnosità, estro, fantasia, immaginazione, intuizione, ispirazione, inventiva: sono le donne che inventano il futuro». Qui di seguito vi presentiamo tre di loro.
Tecnovisionarie: Linda Greta Dui ha creato l’app per riconoscere i segnali della disgrafia

Entra in classe e insegna ai bambinI a scrivere con una “penna magica”. Detto così, è un po’ stringato ma dà un’immagine di ciò che fa Linda Greta Dui, 32enne ingegnera biomedica che lavora per sviluppare tecnologie digitali e algoritmi di Intelligenza artificiale per il riconoscimento precoce dei disturbi del neurosviluppo, con un focus specifico sulla disgrafia. «I disturbi dell’apprendimento portano i bambini a sentirsi frustrati e persino a rifiutare la scuola» spiega. «La diagnosi per stabilire se il bambino sia disgrafico di solito si fa dalla terza elementare, ma è importante cogliere il prima possibile i segnali precoci di queste difficoltà per intervenire con attività di potenziamento della scrittura. Nell’ambito del mio dottorato al Politecnico di Milano, ho sviluppato un’app che invita i bambini tra l’ultimo anno di materna e la seconda elementare a disegnare in un modo assimilabile alla scrittura: da quel tipo di disegno si evidenziano elementi che indicano il rischio di disgrafia». Coordinati dalla professoressa Simona Ferrante, lei e i suoi colleghi stanno anche procedendo ad ampie raccolte di dati con ricerche su bambini dalla prima elementare alla terza media, «grazie a una penna sensorizzata che permette di scrivere su carta e di raccogliere dati di esecuzione (cioè accelerazione, forza, angoli…) da cui si estraggono indicatori di difficoltà, per esempio nella fluidità e nell’impugnatura. Questi dati, analizzati da algoritmi di IA, consentono di distinguere chi ha un rischio di disgrafia e chi no».
Linda Greta Dui raccoglie dati per individuare i bambini a rischio disgrafia
Coordinati dalla professoressa Simona Ferrante, lei e i suoi colleghi stanno anche procedendo ad ampie raccolte di dati con ricerche su bambini dalla prima elementare alla terza media, «grazie a una penna sensorizzata che permette di scrivere su carta e di raccogliere dati di esecuzione, cioè accelerazione, forza, angoli…, da cui si estraggono indicatori di difficoltà, per esempio nella fluidità e nell’impugnatura. Questi dati, analizzati da algoritmi di IA, consentono di distinguere chi ha un rischio di disgrafia e chi no».
Tecnovisionarie: Alice Chirico migliora il benessere delle persone con l’aiuto della realtà virtuale

Psicotecnologie per il benessere, Creatività e Design Thinking, Introduzione al Metaverso: sono le discipline che Alice Chirico, 34 anni, insegna presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e mostrano come la sua attività scientifica intersechi psicologia, tecnologia e arti visive. «Con le tecnologie immersive, come la realtà virtuale, si possono promuovere il benessere psicologico, la creatività e le emozioni complesse» dice. «Mi occupo principalmente di profonda meraviglia, quell’incanto dell’infanzia che tende spesso a estinguersi nel momento in cui cresciamo. In laboratorio creiamo e studiamo le migliori condizioni per suscitare attimi intensi di profonda meraviglia: le persone, indossando un visore di realtà virtuale, entrano in scenari immersivi e paradossali, come vedere la Terra dallo spazio, e noi possiamo monitorare la risposta del loro corpo, per esempio il battito cardiaco o la respirazione, a questa emozione. In collaborazione con il Policlinico e il Politecnico di Milano abbiamo poi messo a punto un protocollo per studiare l’impatto cerebrale di questa emozione anche su pazienti con Disturbo Depressivo Maggiore».
Alice Chirico sonda anche il rapporto tra Intelligenza artificiale e musica
Cantante professionista, Alice Chirico è anche direttrice dell’Experience Lab e dell’Unità di ricerca di Psicologia della Musica sempre presso l’Università Cattolica. «Attualmente stiamo sviluppando un filone di studi sul rapporto tra la psicologia e le case discografiche nella cura della relazione che esiste tra artista e produttori e stiamo lavorando sul fronte Intelligenza artificiale e musica. Stiamo vedendo, per esempio, che la musica artificiale, pur riproducendo lo stesso stile musicale di brani realizzati da compositori in carne e ossa, tende a farci provare emozioni diverse rispetto a quella creata dall’essere umano». Tanti, quindi, i rivoli di ricerca che vedono impegnata Alice Chirico, tutti accomunati dalla multidisciplinarietà e dalla presenza delle tecnologie emergenti: «Lontane dallo stereotipo che le dipinge come strumenti freddi, si mostrano preziose per la cura e la trasformazione personale e collettiva».
Tecnovisionarie: Beatrice Cantoni studia come eliminare le sostanze inquinanti dall’acqua

Facile come bere un bicchiere d’acqua, si dice. Vero, ma per fortuna su cosa ci sia in quell’acqua vegliano ricercatori come Beatrice Cantoni. Ingegnera ambientale 32enne, con i suoi studi è impegnata nella lotta alle sostanze inquinanti nell’acqua. Ricercatrice presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano,nel corso delle sue attività ha potuto confrontarsi con vari colleghi in laboratori in giro per il mondo e ora è membro del Consiglio Strategico dell’International Water Association, IWA, e presidente della rete italiana dei Young Water Professionals. «Le acque potabili sono supercontrollate, ma noi ricercatori guardiamo alle sfide future» spiega. «Ci occupiamo degli inquinanti emergenti, ovvero molecole che prima non venivano rilevate perché si trovavano in concentrazioni molto basse o non si sapeva esistessero. Tra queste ci sono i PFAS, i farmaci, i pesticidi, il bisfenolo A. Fino ad alcuni anni fa certe sostanze non erano viste come inquinanti, ora invece si sa che possono avere effetti negativi sulla salute umana o sull’ambiente. Data la loro tossicità, il nostro compito è capire quale sia la tecnologia per rimuoverle tenendole sotto il livello di soglia consentito».
Beatrice Cantoni studia anche le possibilità di riuso delle acque reflue
Beatrice Cantoni collabora a progetti attivi a livello regionale, nazionale ed europeo e rientrano nel suo campo di studio anche le conseguenze del cambiamento climatico sull’aumento della nostra esposizione a questi contaminanti. «Quando c’è più siccità, i fiumi hanno meno acqua, ma noi scarichiamo lo stesso quantitativo di inquinanti, che quindi risultano più concentrati. Quando poi si verificano eventi estremi con piogge molto intense, le fognature non reggono la sovrabbondanza di acqua e questa viene scaricata nei fiumi. Ci occupiamo anche del riuso delle acque reflue per l’irrigazione in agricoltura, in un’ottica di economia circolare. Valutiamo se ci siano inquinanti e se ci sia un trasporto degli stessi dalle acque al cibo e, quindi, studiamo come intervenire».
Le Tecnovisionarie operano in settori diversi, dallo spazio alla salute
Ecco i nomi delle 12 premiate nell’edizione di quest’anno del Premio suddivise nei vari ambiti di ricerca:
SPAZIO• Meganne Christian Reserve Astronaut presso l’Agenzia Spaziale Europea, ESA, e Commercial Exploration Lead presso l’UK Space Agency• Alessia Gloder Director of Space Applications presso AdapTronics• Elena Pinetti Flatiron Research Fellow presso il Center for Computational Astrophysics del Flatiron Institute / Simons Foundation
SALUTE• Alice Chirico Ricercatrice presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Direttrice dell’Experience Lab e dell’Unità di Ricerca in Psicologia della Musica• Giovanna Baron Ricercatrice in Chimica Farmaceutica presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Milano• Marta Kovatcheva Direttrice del programma di ricerca “Plasticità cellulare e invecchiamento” presso IFOM – Istituto AIRC di Oncologia Molecolare
ENERGIA E AMBIENTE• Beatrice Cantoni Ricercatrice presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano
NUOVI MATERIALI• Laura Riva Junior Assistant Professor, RTDa, presso il Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “G. Natta” del Politecnico di Milano
INTELLIGENZA ARTIFICIALE• Giulia D’Angelo Ricercatrice borsista Marie-Curie in algoritmi neuromorfi presso la Czech Technical University di Praga• Linda Greta Dui Assegnista di ricerca post-doc presso il Politecnico di Milano• Marika Savarese Head of Tech Innovation di Aramix – Datrix Group
PREMIO SPECIALE “Parità di genere”• Gaia Van der Esch Managing Director di 3ZERO