È nata pochi giorni dopo la firma dell’armistizio da parte del governo Badoglio, il 17 settembre 1943 ad Asti. Oggi ha 6 nipoti e incornicia in un sorriso la sua gentile risolutezza. Raccontata così, Gianna Martinengo pare donna di un’altra epoca. E in effetti lo è, ma nel senso che è sempre stata di un’epoca più avanti di tanti altri. «Sono un’umanista di formazione e una tecnologa per scelta» dice di sé: da imprenditrice, manager, fondatrice e presidente dell’associazione Women&Tech® ETS, è una “Tecnovisionaria” come le donne vincitrici del premio da lei ideato e arrivato alla 18esima edizione.

Gianna Martinengo ha unito studi umanistici e tecnologia

Quali studi ha fatto?

«Mi sono avvicinata all’informatica con una formazione tradizionale per le donne della mia età, cioè umanistica (laurea in Lingue in Bocconi, ndr). Volevo lavorare ma anche fare la moglie e la mamma dei miei 2 figli, e ho iniziato a insegnare. Poi, grazie a due corsi di specializzazione in Disturbi dell’apprendimento e in Psicologia cognitiva presso l’Università Cattolica di Milano, uniti alla mia qualifica di docente di inglese, nel 1982 ho potuto vincere un bando all’Istituto di matematica per le scienze sociali dell’Università di Stanford, negli Usa. Ho così partecipato al primo progetto mondiale di e-learning: “English as a second language”».

E si è trovata catapultata in un altro mondo.

«Ho sempre avuto il coraggio della sfida (sorride, ndr). Sono arrivata a Stanford senza aver visto prima un computer e ho avuto la fortuna di lavorare con maestri straordinari, che stavano sviluppando sistemi di Intelligenza Artificiale predittiva con cui si riuscivano a formulare, per esempio, esercizi personalizzati secondo le esigenze dei singoli bambini».

Ha creato un’azienda per portare in Italia quanto aveva imparato in America

Cosa è successo al ritorno in Italia?

«Avrei voluto condividere il mio know how con le università del mio Paese, ma le porte rimasero chiuse. Per realizzare il mio progetto – l’interazione e il dialogo tra persone mediato dalle tecnologie – sono dovuta diventare imprenditrice, fondando la mia azienda: Didael, cioè Didattica con l’elaboratore, diventata poi DKTS (Didael Knowledge Technologies Services, che da 40 anni affianca imprese, istituzioni e associazioni nel processo di innovazione, ndr)».

L’impresa come si è sviluppata?

«Ho affrontato tanti pregiudizi, per esempio andavo in banca a chiedere finanziamenti e mi dicevano: “Quanto guadagna suo marito?”. Mi sono presentata come imprenditrice dopo aver ideato e realizzato il primo prodotto italiano di software didattico basato su algoritmi ideati a Stanford e sperimentato con successo alla Fondazione Don Gnocchi di Milano: “Italiano di base” per bambini con difficoltà di apprendimento. Questo mi ha consentito di ottenere visibilità e credibilità in Europa e ho partecipato al primo convegno internazionale Children in an information age tenutosi nel 1985 a Varna, in Bulgaria».

Gianna Martinengo ha conosciuto i grandi esperti di Intelligenza Artificiale

Una vera emozione…

«Sì. Ancora oggi, quando guardo la locandina con il mio nome accanto a quello dei grandi scienziati presenti, mi pare un sogno. Ho potuto conoscere i più importanti ricercatori nel settore dell’Intelligenza Artificiale, tra cui Stefano (il fisico Stefano A. Cerri, tra i padri dell’Intelligenza Artificiale in Europa, ndr). Con lui, che è vicepresidente di DKTS, abbiamo fondato 3 laboratori dedicati all’Intelligenza artificiale: a Milano, Bruxelles e Cagliari».

Lei si occupa da 40 anni di IA, materia oggi al centro di ogni dibattito.

«È al centro di grandi dibattiti ed enormi sviluppi. All’estero stanno facendo grossi investimenti sulla cosiddetta Intelligenza Artificiale Generale (AGI). Dovremo occuparci di cosa l’Intelligenza Artificiale farà non solo per noi, ma di noi. Tutto deve essere centrato sull’essere umano, se una tecnologia non migliora la qualità della vita non è progresso. Deve assicurare accessibilità e inclusività: l’IA non deve diventare accessibile solo a una parte della popolazione, quella più fortunata».

Le giovani devono puntare non solo sulle Stem ma sulle Steam

Chi vuole occuparsi di IA che studi deve fare?

«L’IA richiede di integrare cultura scientifica e umanistica. Vedo in Italia tanti corsi sull’IA concentrati sull’uso degli strumenti, ma è come insegnare l’astronomia partendo dal cannocchiale. Bisogna approfondire le scienze che stanno dietro alle tecnologie. L’IA è il collante tra computer science, quindi hardware, software, reti, e scienze cognitive: linguistica, psicologia cognitiva, filosofia del linguaggio, neuroscienze, antropologia…».

Per questo l’associazione che ha fondato, Women&Tech® ETS, punta non solo alle Stem ma alle Steam?

«L’associazione è nata per valorizzare il talento femminile nella tecnologia, nell’innovazione e nella ricerca scientifica. Io insisto a inserire in Stem la A che A sta per Arts and humanities, scienze umanistiche e sociali. Anche con il Premio Tecnovisionarie®, che in questi anni abbiamo già attribuito a oltre 170 donne, vogliamo valorizzare chi supera i confini della singola disciplina e possiede visione, privilegiando impatto sociale ed etica».

L’associazione fondata da Gianna Martinengo ha già premiato 170 “Tecnovisionarie”

Quest’anno il Premio ha come fulcro le protagoniste di una nuova cultura dell’acqua.

«Pare ovvio dirlo, ma spesso ce ne dimentichiamo: l’acqua è fondamentale per la nostra sopravvivenza, la salute, l’energia, la biodiversità… Sono soddisfatta perché abbiamo raggiunto molte segnalazioni di candidate, ben distribuite tra pubblica amministrazione, grandi e piccole imprese, ricerca, università e comunicazione».

In attesa di conoscere, il 29 maggio, le Tecnovisionarie dell’edizione 2024, ricordiamo anche le Young Ambassador di Women&Tech® ETS. Ci spiega chi sono?

«Sono giovani donne che seguono o hanno seguito corsi di laurea nelle materie Steam, che hanno capito che i settori in cui operano devono comunicare tra loro, che oggi servono competenze tecniche sempre aggiornate ma anche competenze trasversali connesse all’intelligenza emotiva. A proposito di acqua, una di loro sta studiando come filtrare acqua sulla Luna per evitare agli astronauti di portarsela dalla Terra».

Gianna Martinengo chiude così la chiacchierata, con lo sguardo come sempre verso il futuro, in questo caso persino oltre questo Pianeta.

Il Premio Le Tecnovisionarie® 2024 punta sulla nuova cultura dell’acqua

Il logo dell’associazione fondata da Gianna Martinengo.

L’edizione del Premio Internazionale Le Tecnovisionarie®, si intitola Transizione ecologica: le protagoniste di una nuova cultura dell’acqua, è promosso da Women&Tech® ETS e ha come media partner Donna Moderna.

Ci sono candidate di tante disciplina: «Vogliamo celebrare le donne che hanno contribuito in modo significativo alla gestione sostenibile dell’acqua, in campo scientifico e tecnologico ma anche artistico e sportivo» spiega Gianna Martinengo, presidente di Women&Tech® ETS e ideatrice dell’iniziativa.

Questi i criteri di valutazione: Le candidate saranno valutate sulla base dell’innovazione delle loro idee, l’impatto sociale e ambientale delle loro azioni e la loro capacità di ispirare un cambiamento positivo. La premiazione, a opera di una giuria composta da esperti di vari settori, si terrà il 29 maggio 2024 a Milano.