Te lo sei sempre sentito ripetere fin da quando eri giovanissima: meglio non cambiare lavoro, rimani nella stessa azienda abbastanza a lungo e il tuo impegno verrà ripagato. Otterrai le promozioni che ti spettano, l’aumento di stipendio e il rispetto da parte della direzione. Ma è davvero così?
Se provi a chiederlo alla Gen Z, ti sentirai rispondere che no, non è affatto così. E che rimanere nella stessa ditta o fare lo stesso identico lavoro per tutta la vita è inconcepibile.
Cambiare lavoro spesso: lo fa il 70% della Gen Z
Le persone più giovani rifiutano l’idea del lavoro a lungo termine. Un recente sondaggio ha rilevato che il 70% della Gen Z cerca “attivamente o passivamente” un nuovo lavoro, nonostante affermi di essere “fedele” al proprio datore di lavoro.
Le principali motivazioni per cambiare azienda includono avere una vita lavorativa migliore e, di conseguenza, stare meglio anche psicologicamente.
Lavoro, i consigli dei giovanissimi sui social network
Su TikTok i video di persone che condividono i vantaggi di passare da un lavoro all’altro si moltiplicano sempre più. Moltissimi utenti consigliano di trascorrere non più di un anno nello stesso ruolo o azienda. E poi c’è chi, come l’ex ingegnere informatico, Frank Niu, andato in pensione a 30 anni, afferma di avere “quasi raddoppiato” il suo stipendio passando da un lavoro all’altro ogni uno o due anni.
Il parere degli esperti
Ma cosa dicono gli esperti? Michael Doolin, Ceo di Clover HR, ha spiegato a Metro.co.uk che cambiare lavoro ogni due anni e mezzo, o anche tre anni e mezzo, è l’ideale. Infatti, è più facile trovare un nuovo lavoro quando si ha una occupazione.
Se sei già sul mercato del lavoro, per trovare una nuova occupazione ci vogliono dai tre ai sei mesi. Quindi, chi vuole progredire o avere un aumento di stipendio, dovrebbe stare sempre con le antenne alzate per scovare nuove opportunità.
Cambiare lavoro spesso: sì o no?
A parte l’aumento di stipendio, cambiare lavoro consente di acquisire maggiori competenze e interagire con una gamma più ampia di stakeholder. Ma ci sono anche aspetti negativi. In particolare, il fenomeno chiamato “shock da turno“.
Un sondaggio del 2022 ha rilevato che il 72% dei job-hopper, cioè di coloro che saltano da un lavoro all’altro, ha provato la sensazione di iniziare una nuova occupazione e rendersi conto abbastanza rapidamente che non era quello che si aspettava.
Se non è inquadrato correttamente, in termini di sviluppo della carriera, cambiare lavoro troppo spesso può indurre i reclutatori o i datori di lavoro a farsi una cattiva idea su di te. Può essere, dunque, consigliabile offrire una spiegazione quando si va a fare un colloquio.
Il caso dei ruoli senior
Inoltre, cambiare spesso lavoro può essere un segnale d’allarme per i ruoli più senior. Infatti, i datori di lavoro sono alla ricerca di candidati che dimostrino lealtà e impegno. Ecco perché, quando si valuta se resistere sul proprio posto di lavoro per ottenere una promozione o cambiare azienda, è importante prendere in considerazione eventuali opportunità di sviluppo professionale più ampio e di avanzamento di carriera a lungo termine nel ruolo attuale, nonché le circostanze e le priorità personali. Alla fine, la decisione è solo tua.