Con l’introduzione dello smart working e la facilità con cui si può venire raggiunti praticamente a ogni ora del giorno e della notte via chat o via mail, per tutelare i lavoratori dal rischio di una reperibilità costante e logorante si parla sempre più spesso di un auspicabile diritto alla disconnessione: si tratta del diritto di staccarsi dal lavoro, di non essere sempre contattabili al di fuori degli orari prestabiliti. Secondo questo principio, il lavoro non deve invadere così massicciamente la vita privata e sarebbe sano, per garantire il benessere psicofisico delle persone, mantenere un confine fra attività professionale da una parte e vita affettiva, passioni e tempo libero dall’altra. Il Pd ha depositato alla Camera la proposta di legge – avanzata su iniziativa della realtà giovanile L’asSociata – per introdurre nell’ordinamento italiano il diritto alla disconnessione.
Separare il lavoro dalla sfera personale
L’uso della tecnologia, se da una parte rende più flessibile il lavoro, dall’altra rischia di estendere l’orario lavorativo senza limiti. Mentre si parla sempre più di qualità del lavoro, l’iper connessione rischia di entrare in contraddizione con i tempi di vita. Separare chiaramente il tempo dedicato al lavoro da quello dedicato alla propria sfera personale diventa fondamentale per garantire un equilibrio tra produttività e salute mentale.
Diritto alla disconnessione: la proposta di legge
Lavoro poi stacco è il nome dato alla proposta di legge per il diritto alla disconnessione presentata alla Camera dal Pd e da L’asSociata, associazione che ha come obiettivo l’avvicinamento dei giovani alla politica e che intende promuovere una nuova cultura del lavoro che rispetti il tempo dentro e al di fuori dell’ufficio. A presentare la pdl i deputati Pd, Arturo Scotto, primo firmatario, la capogruppo, Chiara Braga e la vicepresidente della Camera, Anna Ascani, oltre al direttivo de L’asSociata presieduta da Luca Onori.
Diritto alla disconnessione, «una battaglia di civiltà»
«Abbiamo proposto una legge intitolata lavoro poi stacco perché il lavoro non può invadere la vita privata delle persone, – ha detto Anna Ascani – perché lavoro di qualità vuol dire lavoro pagato il giusto e non precario, ma anche lavoro distinto dai tempi di vita di ciascuno di noi. E’ una battaglia di civiltà che faremo come Partito democratico e che allargheremo a tutto il Parlamento perché diventi legge il prima possibile», ha detto Ascani. «Anche se le tecnologie ci rendono costantemente connessi questo non può far sì che i tempi di lavoro si dilatino all’infinito e che la nostra reperibilità diventi un fatto scontato ben al di fuori di quello che la legge prevede», ha aggiunto.
«Una mobilitazione che attraversa tutte le generazioni»
Da parte sua, Arturo Scotto ha spiegato che si tratta di «una proposta che parte da una domanda che viene da fuori. È una delle cose più importanti: attorno al tema della disconnessione c’è una mobilitazione, che riguarda le generazioni più giovani ma non solo – ha sottolineato il capogruppo Pd in commissione Lavoro – La pandemia ha rivoluzionato il nostro rapporto con il lavoro, nel post Covid abbiamo assistito anche a grandi dimissioni. Con questa legge stabiliamo il diritto a non essere chiamati al fuori dall’orario di lavoro». Ciascun lavoratore e ciascuna lavoratrice, ha affermato Scotto, «ha il diritto alla disconnessione» perché «nessuno può vedere sacrificato il proprio tempo di vita sulla base esclusivamente del volere del datore di lavoro», ha spiegato ancora Scotto.
«Deve poter staccare e questo deve essere determinato attraverso una legge che stabilisca che deve esserci un tempo di 12 ore dopo il quale nessuno può essere disturbato. E deve essere chiaro che c’è bisogno di strumenti a disposizione dei lavoratori per poter staccare, anche strumenti tecnologici», ha sottolineato.
I Paesi che hanno già introdotto il diritto alla disconnessione
La proposta di legge – ha spiegato la capogruppo dem alla Camera Chiara Braga – «ha l’obiettivo di introdurre dei limiti alla reperibilità al di fuori dall’orario di lavoro e restituire ai lavoratori la libertà di non rispondere alle chiamate di lavoro, soprattutto con il diffondersi del lavoro a distanza». L’Ue nel 2021, ha sottolineato la Braga, «ha riconosciuto il diritto alla disconnessione come fondamentale e ha invitato la Commissione ad attuare una direttiva. Serve un giusto equilibrio tra produttività e riposo. Molte aziende continuano ad utilizzare lo smartworking, quindi crediamo sia giunto il momento di arrivare a una normativa chiara». In Europa, Francia, Spagna, Belgio e Irlanda hanno già introdotto misure legislative per garantire il diritto alla disconnessione.
Il ruolo della GenZ nel confezionare la proposta di legge
«Il grazie più grande va detto ai ragazzi che si sono fatti portavoce di un movimento nato dal basso. Si tratta di una necessità generazionale condivisa, loro si sono messi alla prova e cimentati nella scrittura di una proposta di legge», ha aggiunto la vicepresidente della Camera Anna Ascani.