Una persona workaholic lavora anche a letto

Ossessionata dal lavoro? Occhio alle conseguenze: ecco come rimediare

Lavori più di sedici ore al giorno e, quando non lo fai, pensi ai compiti che non hai ancora portato a termine. Sei ansiosa, nervosa, trascuri la famiglia, gli amici. Non fai sport, non hai svaghi. Forse sei ossessionata dal lavoro. Ecco come capirlo e come uscirne

Si chiama workaholism ed è l’incapacità di staccarsi dal lavoro e di dedicargli il giusto spazio nella nostra vita. Chi ne soffre, è ossessionata dal lavoro. Si tratta di una vera e propria dipendenza, come quella dal sesso, da Internet, dai videogiochi, dai social network. Un disturbo ossessivo-compulsivo, un comportamento patologico: chi ne soffre pensa solo al lavoro, non riesce a staccarsene e, pur di dedicarvisi, mette in secondo piano la sua vita sociale e familiare.

Sei ossessionata dal lavoro? Attenta a questi sintomi

Per la persona workaholic il lavoro è al primo posto ed è totalizzante. Vi dedica un numero eccessivo di ore. Quando tutti lasciano l’ufficio, lei si ferma. Vive perennemente in uno stato di allerta e ansia legati al lavoro, sente che il tempo scorre troppo velocemente e si sente perennemente con l’acqua alla gola, ha difficoltà ad addormentarsi, a dormire. Finisce per trascurare famiglia, relazioni personali, amicizie e altre attività come sport, svago o intrattenimento. Quando la si costringe a staccare dal lavoro, la persona diventa irritabile, nervosa, può avere scatti di rabbia, litigare con colleghi, partner, amici e figli che chiedono attenzione. Siccome il lavoro per queste persone è tutto, un fallimento in questo ambito distrugge la loro autostima, mandandole in depressione.

Child penalty gap: lo svantaggio delle mamme sul lavoro

VEDI ANCHE

Child penalty gap: lo svantaggio delle mamme sul lavoro

Il legame tra ansia e ossessione per il lavoro

Ma che cosa spinge una persona a diventare ossessionata dal lavoro? Se è ormai assodata la relazione esistente tra ossessione per il lavoro e disturbi come ansia e depressione, studi recenti hanno dimostrato che vale anche la relazione inversa. E, cioè, che potrebbero essere proprio l’ansia e la depressione a far sì che il lavoro diventi un’ossessione. Il lavoro sarebbe, dunque, una specie di valvola di sfogo attraverso la quale chi soffre di ansia cerca di alleviare i sintomi del proprio malessere. Con conseguenze tutt’altro che positive. A sostenerlo è un articolo apparso su The Atlantic a firma di Arthur C. Brooks, giornalista e docente di management presso la Harvard Business School, secondo il quale l’ossessione per il lavoro, al pari di qualsiasi altra forma di dipendenza, potrebbe essere la conseguenza di un malessere mentale preesistente.

Il lavoro è un’ossessione? C’è chi la premia

A dare sostegno all’ipotesi di Arthur C. Brooks c’è anche uno studio pubblicato nel 2018 sulla rivista Depression and Anxiety, secondo il quale il 24 per cento delle persone con un disturbo d’ansia cercano sollievo al loro malessere usando alcol o droghe. Quindi, cadendo in una forma di dipendenza. Come lo è il workaholism. Anche uno studio del 2016, pubblicato sulla rivista scientifica PLOS One, dimostra che l’ossessione per il lavoro nasconde un tentativo di ridurre i sintomi spiacevoli di ansia e depressione. Il workaholism è, però, una dipendenza più subdola delle altre, poiché é più difficile da riconoscere. Le persone che ne soffrono, tendono a negare il problema. E anche chi le circonda tende a minimizzare. Non solo: lavorare sedici ore al giorno o più potrebbe anche portare a una promozione, a un riconoscimento del proprio “valore”. Ma allora, come se ne esce?

Ambiente di lavoro tossico: i segnali per riconoscerlo

VEDI ANCHE

Ambiente di lavoro tossico: i segnali per riconoscerlo

Sei ossessionata dal lavoro? Ecco come uscirne

Fermo restando che in questi casi sarebbe bene rivolgersi a un terapista, le persone per le quali il lavoro è un’ossessione potrebbero concentrarsi su come impiegano il proprio tempo, magari provando a tenere un registro delle proprie attività principali. Basterebbe segnare per alcuni giorni quanto tempo si dedica al lavoro, al tempo libero, alle commissioni e scrivere accanto come ci si è sentiti nel fare ciascuna di queste cose. In questo modo si capisce quanto tempo si trascorre lavorando e quali attività ci fanno stare meglio quando non si lavora. Una volta che si è presa coscienza del problema, si potrebbe provare a pianificare i propri momenti liberi all’interno della giornata. Ma bisogna imporsi di rispettarli con la stessa decisione con la quale si portano a termine gli impegni di lavoro. Il tempo libero va poi programmato scrupolosamente, per evitare di trascorrerlo davanti alla tv oppure pensando ancora al lavoro. In ogni caso, non bisogna dimenticare mai che il workaholism può essere curato efficacemente con una psicoterapia che indaghi le radici del problema.

La privacy tra colleghi di lavoro: le regole da conoscere

VEDI ANCHE

La privacy tra colleghi di lavoro: le regole da conoscere

Riproduzione riservata