Come affrontare la morte del proprio animale domestico

La perdita del pet provoca un dolore profondo. Che, però, spesso viene sminuito e negato. Un esperto ti spiega il modo giusto per affrontarlo.

Per la prima volta in Italia, una legge regionale permette che gli animali domestici, dopo la cremazione, possano essere sepolti assieme al loro padrone, nello stesso loculo o nella tomba di famiglia. È stato stabilito qualche mese fa in Lombardia per accogliere una precisa richiesta dei cittadini.

Ma subito questa decisione ha fatto molto discutere e il Governo ha già deciso di impugnare la norma per incostituzionalità. Abbiamo approfondito l’argomento con Pier Luigi Gallucci, psicologo e psicoterapeuta specializzato sul tema dell’elaborazione del lutto.

Perché la morte di un animale non è ancora considerata importante?

«Il dolore che procura il decesso di un cane o un gatto è ancora tenuto in poco conto qui da noi. Quasi fosse di serie B. In realtà, molti studi dimostrano che la sofferenza per la morte di un pet amato non è tanto diversa da quella che ci colpisce quando muore una persona cara. I Paesi anglosassoni usano il termine pet loss per definire questo stato d’animo, che è annoverato tra le prime cinque cause di depressione».

Ma è davvero necessario dare sepoltura al proprio animale?

«La cosa fondamentale è fare qualcosa che celebri il lutto che ci ha colpiti. Il rito serve a ufficializzare la morte e a dargli un senso: solo dopo è possibile voltare pagina».

Di solito invece cosa succede?

«Un cane che si ammala gravemente spesso viene addormentato nello studio veterinario e poi non se ne sa più niente. Ma è inevitabile credere che, siccome per la legge è ancora considerato alla stregua di un oggetto, sarà smaltito assieme agli altri rifiuti. Un tale pensiero risulta spesso inaccettabile per chi considera il suo pet prima di tutto un affetto. Se, poi, sei stato proprio tu a decidere per l’eutanasia, è naturale sentirne il peso».

Quale sarebbe invece l’atteggiamento migliore?

«Per elaborare il lutto l’ideale è prendere una deci- sione, qualunque essa sia: si può fare cremare l’animale, seppellirlo in un cimitero per pet o desiderare che ne venga persa ogni traccia. In questo modo si evita che dentro di noi si formi un vuoto e che i sensi di colpa aumentino, facendoci stare male».

I bambini vanno coinvolti?

«Non bisogna forzarli, ma anche per loro ufficializzare la morte è la terapia migliore per voltare pagina. Ai piccoli si può parlare di un argomento così difficile con strumenti alla loro portata, come le favole o i disegni».

Può aiutare sostituire subito l’animale?

«Non consiglio mai di prendere un altro pet sull’onda del dispiacere. Un animale diverso da quello che non c’è più non colmerà il vuoto che hai dentro. Ogni cane o gatto ha una storia a sé e come tale va rispettata. Al contrario, occorre affrontare il dolore, senza vergognarsi di condividerlo, finché non lo si supera completamente. Solo in quel momento si è pronti per prendersi cura di un altro pet».

Se vuoi saperne di più

Lo psicologo psicoterapeuta Pier Luigi Gallucci ha scritto un breve ma intenso saggio sulla pet loss. Si intitola “Il dolore negato, affrontare il lutto per un animale domestico” e dà utili suggerimenti su questo argomento così delicato. Lo trovi anche in versione ebook su Graphe.it.

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