Come funzionano le istituzioni europee

  • 17 05 2019

Dal 23 al 26 maggio 400 milioni di cittadini andranno alle urne per rinnovare l’Europarlamento. Ma l’Unione è formata anche da altri organi importantissimi: dalla Commissione al Consiglio, alla Corte di Giustizia

Lo rinnoveremo il prossimo 26 maggio (negli altri Paesi si vota dal 23). Ma il Parlamento europeo, alla cui elezione diretta parteciperanno 400 milioni di cittadini per votare 751 deputati, è solo una delle tante istituzioni europee pensate per garantire un giusto bilanciamento e la rappresentanza di tutti i membri, anche i più piccoli. Dalla Commissione alla Corte di Giustizia, vediamo quali sono le principali.

Chi governa l’Unione?

«La Commissione europea è l’organo esecutivo, il governo in sostanza» spiega Daria Ciriaci, responsabile Affari Ue della Cdp, la Cassa depositi e prestiti del ministero dell’Economia. Ha sede a Bruxelles, è formata da un presidente (quello attuale è Jean Claude Juncker) e da 28 commissari, uno per Paese e ciascuno responsabile di un settore: da Margrethe Vestager, garante della Concorrenza che ha comminato le maxi multe ai colossi del web, a Pierre Moscovici, commissario agli Affari economici che ci bacchetta regolarmente sui conti pubblici.

«È la Commissione a proporre le leggi, ma a ratificarle sono i 2 organi co-legislatori: il Parlamento di Strasburgo e il Consiglio dell’Ue. Il primo rappresenta i Paesi membri in quota proporzionale alla loro popolazione e, oltre ad approvare o respingere le proposte di legge, vigila sul bilancio e sull’uso dei fondi (il presidente uscente è l’italiano Antonio Tajani). In più vota ed elegge la Commissione, passaggio che quest’anno avverrà a novembre. Il Consiglio dell’Ue, presieduto dal polacco Donald Tusk, riunisce i ministri di ciascun Paese competenti per la materia in discussione» prosegue l’esperta.

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Qual è la differenza tra Regolamenti, Direttive, Decisioni?

Gli atti legislativi dell’Unione sono di diverso tipo. Ci sono i Regolamenti, che hanno efficacia immediata: uno dei più recenti è quello sul roaming, che permette in tutta la Ue di usare la propria tariffa telefonica voce e sms senza sovraprezzo.

Poi ci sono le Direttive, che fissano un obiettivo obbligatorio per tutti, lasciando agli Stati la facoltà di decidere i dettagli operativi. Famosa quella sul clima ribattezzata “20-20-20”: entro il prossimo anno, ogni Paese deve aver ridotto del 20% i gas serra, alzato del 20% la quota di energia rinnovabile e raggiunto un risparmio energetico del 20% rispetto al decennio scorso.

Infine le Decisioni, che intervengono su questioni specifiche, spesso riguardanti l’industria. Con uno di questi pronunciamenti, per esempio, la Commissione aveva permesso a Qatar Airways di salvare dal fallimento la compagnia aerea Meridiana, oggi diventata Air Italy, perché non violava le regole del mercato comune. «In tutti i casi, le norme sono sottoposte a diversi passaggi e attività di mediazione tra gli Stati, quindi risultano condivise» aggiunge Daria Ciriaci. In più, su argomenti come fisco e difesa, ogni Stato ha il diritto di veto.

Chi amministra la giustizia?

Una delle istituzioni più importanti è la Corte di Giustizia dell’Ue, con sede in Lussemburgo, formata da 28 giudici, uno per Paese. L’Italia, nel 2017, per la prima volta ha inviato una donna, Lucia Serena Rossi. «Questo organo è una sorta di Corte costituzionale. Verifica la legittimità degli atti approvati in Europa, vigila sulla corretta applicazione da parte degli Stati membri ma soprattutto, quando interpellata, interpreta nel dettaglio la normativa europea» dice Francesca Longo, professoressa di Sistema politico dell’Unione europea all’università di Catania.

Di recente l’Italia è stata oggetto di 2 sentenze. In una la Corte ci ha condannato, su richiesta di Bruxelles, per non aver ancora chiuso oltre 40 discariche di rifiuti non più a norma. In un’altra ci ha dato ragione, avallando il salvataggio di Banca Tercas avvenuto nel 2014 con soldi pubblici, che la Commissione contestava come “aiuto di Stato”.

Di cosa si occupano le Agenzie?

Ce ne sono 50 e ogni Paese punta ad accoglierle perché portano posti di lavoro e peso politico, anche se impiegano personale alle dipendenze dell’Unione, non del singolo Stato. «Le Agenzie, ciascuna specializzata in un settore, nascono per fornire indicazioni ai Paesi su come adempiere alla mole di normative prodotte e per fornire dati e pareri alla Commissione, quando elabora interventi su argomenti tecnici» spiega Francesca Longo. «Si va dall’Agenzia sulla pesca a quella sull’ambiente, fino ad alcune nevralgiche perché hanno una certa indipendenza decisionale, come quella sul farmaco».

Proprio l’Ema (European medicines agency), che ha lasciato Londra, faceva gola a molti con i suoi 890 dipendenti e un budget da 300 milioni di euro, ma dopo un discusso sorteggio è finita ad Amsterdam e non a Milano, che si era candidata. In Italia abbiamo quella sulla sicurezza alimentare, a Parma, con uno staff di circa 450 persone e 80 milioni di budget. Un po’ poco, rispetto alle 5 della Spagna o le 4 della Francia. Ma ci muoviamo male: il 6 maggio scadevano i termini per candidarsi a ricevere la neonata Agenzia per il lavoro. Non abbiamo presentato nessuna città. E l’ente dovrebbe essere assegnato a Sofia, in Bulgaria.

Noi e l’Europa: il progetto di Donna Moderna in collaborazione con #100esperte

Dal numero 16 e fino al 23 pubblichiamo inchieste che hanno come tema l’Unione europea dal punto di vista politico, economico, culturale. Un avvicinamento alle elezioni del 23-26 maggio (in Italia si vota il 26). Lo speciale è realizzato in collaborazione con “100 donne contro gli stereotipi”, un database di esperte di Stem, politica internazionale ed economia: un progetto ideato dall’Osservatorio di Pavia e dall’Associazione Gi.U.Li.A., sviluppato con Fondazione Bracco e grazie al supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione europea.

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