Elezioni europee: come e per cosa si vota

  • 22 05 2019

Domenica 26 maggio sceglieremo i nostri 73 rappresentanti al Parlamento europeo. Nei programmi dei partiti spiccano temi come fisco, immigrazione, lavoro

Come si vota

Il giorno I Italia si vota domenica 26 maggio dalle 7 alle 23.

La scheda Ha un colore diverso a seconda delle circoscrizioni elettorali in cui è divisa l’Italia: marrone per il Nord-Est, grigio per Nord-Ovest, rosso per il Centro, arancione per il Sud, rosa per le Isole.

Le regole Occorre mettere una croce sul simbolo del partito prescelto. È possibile (non obbligatorio) votare da 1 a 3 candidati compresi nella stessa lista, scrivendo nome e cognome.

Le preferenze Se si indicano sulla scheda anche i singoli candidati, bisogna sceglierli di sesso diverso, altrimenti vengono annullate la seconda e la terza preferenza.

Per cosa si vota

Dal 23 al 26 maggio urne aperte in tutti i Paesi dell’Unione per rinnovare i 751 deputati del Parlamento di Strasburgo, di cui 73 italiani. Per 5 anni gli eletti godranno di un trattamento invidiabile: 6.800 euro netti al mese, aerei e treni pagati, 320 euro di vitto e alloggio per ogni giornata di lavori. E basta una legislatura per aggiudicarsi il diritto di andare in pensione a 63 anni.

Ma la domanda che ora si aggira per l’Europa è: chi vincerà? «Difficile dirlo, perché da un lato le consultazioni si giocano su temi condivisi, dal lavoro all’immigrazione, e quest’anno è in ballo la visione stessa dell’Ue. Dall’altro, il voto europeo rappresenta sempre un test di metà mandato per gli esecutivi nazionali» ragiona Serena Giusti, Senior associate research fellow dell’Ispi (Istituto studi di politica internazionale).

Le previsioni di voto 

Qual è la previsione di voto in Italia? «Secondo gli ultimi sondaggi pubblicati, la Lega, pur avendo perso un po’ di gradimento, è salda intorno al 30%, il Movimento 5 Stelle e il Pd sono testa a testa intorno al 20%, Forza Italia è sotto il 10% e Fratelli d’Italia è vicino al 5%. In bilico +Europa, la formazione di Emma Bonino, che resta a cavallo della soglia di sbarramento, fissata al 4%» spiega Nicoletta Pirozzi, esperta dello Iai (Istituto affari internazionali).

Dove finiscono i nostri voti? Ogni partito italiano aderisce a raggruppamenti europei. Gli eletti del Pd confluiranno nei Socialisti europei, con i socialdemocratici tedeschi; quelli di Forza Italia nei popolari del Ppe; la Lega siederà insieme a Marine Le Pen con i nazionalisti di Europa delle Nazioni e della Libertà; i 5 Stelle staranno con gli euroscettici di Efdd (Europa della Libertà e della Democrazia Diretta).

I programmi in breve

Tra le forze politiche in corsa c’è una divisione di fondo. «Socialisti e popolari promettono di rifondare l’Europa delegando a Bruxelles sempre più poteri, fino a un’ipotesi di regime fiscale uguale per tutti. I nazionalisti alla Salvini chiedono di riportare più autonomia ai governi nazionali, a partire dal controllo delle frontiere» spiega Pirozzi.

Qualche pillola dai programmi? Forza Italia, con Silvio Berlusconi capolista, guarda alle imprese e chiede criteri meno cervellotici per accedere ai fondi europei. Il Pd, che punta sul traino dell’ex ministro Carlo Calenda, pone l’accento su clima e sociale. I 5 Stelle restano fedeli ai principi anti-povertà e anti-casta: vogliono introdurre il salario minimo europeo e tagliare la doppia sede, con la Commissione a Bruxelles e il Parlamento a Strasburgo, che secondo loro causa uno spreco calcolato in 150 milioni di euro.

Un tema è di certo sparito dall’orizzonte, persino dei nazionalisti Matteo Salvini e Giorgia Meloni: nessuno più invoca l’uscita dall’euro né dall’Unione. «Anche gli euroscettici hanno osservato il caos Brexit, un incubo in cui nessuno vorrebbe cacciarsi. E alcuni sondaggi dicono che il 60% degli italiani resta pro-Ue» dice Pirozzi.

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Giovani e sovranisti sono l’ago della bilancia

«Due incognite aleggiano sul voto: l’affluenza dei giovani, che farebbe pendere la bilancia verso il campo europeista, e la dimensione del successo annunciato dei tanti gruppi euro-critici che potrebbero compattarsi» segnala Pirozzi. Socialisti e popolari ora insieme hanno la maggioranza, ma secondo i sondaggi la perderanno e per governare cercheranno altri appoggi tra i moderati.

Una seconda ipotesi è che, nel caso di un successo notevole della destra, il Ppe (nelle cui fila milita l’ungherese Viktor Orbán) decida di lasciare l’area centrista per formare un governo di centrodestra. «Questa è però un’opzione remota. Più probabile che saranno Ppe e Socialisti, con le solite Francia e Germania, a gestire la fase di negoziati tra gli Stati che porterà alla nomina della Commissione in autunno» dice Nicoletta Pirozzi dello Iai.

Un punto appare chiaro. «Nel prossimo valzer di poltrone l’Italia uscirà indebolita» conclude Serena Giusti. «Abbiamo appena avuto Federica Mogherini Alto rappresentante per la politica estera e Antonio Tajani presidente del Parlamento, posizioni che toccheranno ad altri. E il nostro governo, diviso al suo interno e con una politica estera debole, pesa pochissimo a Bruxelles. Avrà così scarso potere negoziale, sia per imporre dei temi sia per sostenere i propri candidati».

Noi e l’Europa: il progetto di Donna Moderna in collaborazione con #100esperte

Dal numero 16 e fino al 23 pubblichiamo inchieste che hanno come tema l’Unione europea dal punto di vista politico, economico, culturale. Un avvicinamento alle elezioni del 23-26 maggio (in Italia si vota il 26). Lo speciale è realizzato in collaborazione con “100 donne contro gli stereotipi”, un database di esperte di Stem, politica internazionale ed economia: un progetto ideato dall’Osservatorio di Pavia e dall’Associazione Gi.U.Li.A., sviluppato con Fondazione Bracco e grazie al supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione europea.

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