Come imparare a scrivere bene in italiano

Dalle presentazioni di lavoro alle tesine scolastiche, fino ai post su Facebook: non abbiamo mai scritto tanto come oggi. Claudio Giunta, professore di Letteratura, ci aiuta a comunicare in maniera veloce ed efficace senza essere mai banali

5 cose da eliminare

1. I punti esclamativi «Il loro uso smodato è ammesso solo nei messaggi al fidan- zato e agli amici» dice Claudio Giunta, insegnante di Letteratura italiana all’Università di Trento e autore di Come non scrivere (Utet). «La punteggiatura non è un surrogato del tono di voce: se scrivi “Grazie” invece di “Grazie!” non vuol dire che sei offesa».

2. Gli aggettivi Spesso si tende a metterli in coppia, se non addirittura in trio: “confortevole e rilassante”, “bello, interessante e stimolante”. «Il risultato, è solo di essere ripetitivi» nota l’esperto. «Via gli aggettivi e gli avverbi inutili, ma anche i sostantivi generici».

3. I giri di parole «Non serve usare un linguaggio diverso dalla lingua parlata: al posto di “immagini fotografiche” metti “fotografie”» consiglia il docente. «Chiama le cose con il loro nome, senza usare perifrasi incomprensibili».

4. I verbi passivi «Appensantiscono la scrittura e rendono la struttura della frase inutilmente complicata». Scegli la forma attiva: piuttosto che “Fabio Volo è uno scrittore da me amato”, meglio “Amo Fabio Volo come scrittore”.

5. Le virgolette «Sono la gommapiuma che gli insicuri mettono attorno ai concetti quando hanno paura di essere fraintesi o non sono certi di quello che dicono» dice Giunta. «Se vuoi scrivere una cosa, fallo, altrimenti evita; non metterla mai tra virgolette».

2 esempi da analizzare

Il segreto per imparare a scrivere? Esercitarsi. Leggi i due esempi sotto, scegli lo stile di scrittura che assomiglia al tuo e impara come correggerlo.

Sei corretto ma noioso «Nel Processo, Franz Kafka racconta di un uomo che è stato accusato ingiustamente. Quest’uomo non sa di che cosa è stato accusato, e nessuno glielo spiega. Allora si procura un avvocato, ma neanche l’avvocato gli è davvero d’aiuto. Dopo molte vicissitudini l’uomo viene condannato a morte e viene ucciso».

Cosa non va Questo riassunto è composto di frasette molto semplici, tutte uguali, che alla fine risultano noiose e banali. «Non limitarti a descrivere quello che succede, ma cerca di rendere al meglio anche l’atmosfera di ciò che stai esprimendo» spiega Giunta. «Scegli vocaboli meno generici, che danno vivacità allo stile, e utilizza locuzioni avverbiali come “alla fine” o “perlomeno” che aiutano a scandire i modi e i tempi del racconto».

Come migliorare «Il Processo di Kafka racconta di un uomo che è stato accusato ingiustamente. I suoi tentativi di capire per lo meno qual è l’imputazione a suo carico falliscono: i giudici del tribunale non lo ricevono, l’avvocato che ha assunto per difenderlo non gli è di nessun aiuto. Alla fine del romanzo, Joseph K. (questo il nome del protagonista) viene condannato a morte da un tribunale che non lo ha mai convocato, e viene ucciso, scrive Kafka, “come un cane”, da due misteriosi emissari di quello stesso tribunale».

Scrivi a colpi di slogan «Testo con argomenti complessi leggibile anche da parte di un pubblico adolescente». Oppure: «Interessante e coinvolgente il video che accompagna la canzone».

Cosa non va Le frasi senza verbo sono gettonatissime. Lo si nota soprattutto sui social, dove si scatena la caccia alle brevità. «In un testo, a meno che non sia uno slogan pubblicitario, i verbi ci vogliono: sono i costituenti fondamentali della frase» spiega l’esperto. «Inoltre, è bene attenersi all’ordine naturale della frase in italiano: soggetto-verbo-complemento oppure soggetto-verbo-preposizione subordinata».

Come migliorare «Il testo affronta argomenti profondi, ma può essere letto anche da un pubblico di adolescenti» e «Anche il video che accompagna la canzone è interessante e coinvolgente».

3 dubbi da chiarire

Gli errori più frequenti riguardano la costruzione dei verbi che sono accompagnati da una preposizione. Ecco tre casi frequenti.

1. Avere l’abitudine di o a? Si dice «Avere l’abitudine di», ma «Essere abituato a»: «L’insetto ha la fastidiosa abitudine a deporre le uova» è sbagliato. «L’insetto ha la fastidiosa abitudine di deporre le uova» è corretto.

2. Infastidire qualcuno o a qualcuno? Si dice «Dare fastidio a qualcuno», ma «Infastidire qualcuno».

3. Essere appassionati a o di? «Ci siamo tutti appassionati di questa vicenda» è scorretto. La costruzione giusta è «Appassionati a questa vicenda». Attenzione, però: si dice «Essere appassionati di letteratura».

Il libro che ti dà una mano

Come non scrivere di Claudio Giunta (Utet, 16 euro), è un anti-manuale arguto che ti insegna a scrivere in modo corretto passando in rassegna gli errori, i tic e i vezzi dei testi che incontriamo ogni giorno. Non solo: per ogni cattivo esempio, ne fornisce uno buono, dando così preziose indicazioni su come migliorare la propria scrittura.

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