Ibuprofene, anti-infiammatori e COVID-19

Non esistono studi che dimostrano che l’ibuprofene aumenti il rischio di mortalità da coronavirus. L'OMS consiglia però di preferire il paracetamolo contro i sintomi influenzali. Ecco i consigli per chi usa abitualmente gli anti-infiammatori

Il fai-da-te on non va mai bene quando si parla di salute. Quando poi si è alle prese con un virus nuovo come il Sars-CoV-2, il coronavirus contro cui stiamo combattendo, è ancora più sconsigliabile. La conferma arriva dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha lanciato un monito a non assumere farmaci in modo autonomo in presenza di sintomi da coronavirus.

In caso di sintomi, usare il paracetamolo

A fare chiarezza su eventuali rimedi a sintomi compatibili sia con una normale influenza o raffreddamento, sia con il coronavirus, è stato il portavoce dell’OMS, Christian Lindmeier, durante una conferenza stampa a Ginevra: «Raccomandiamo il paracetamolo per l’automedicazione». La precisazione si è resa necessaria dopo che si era diffusa la notizia (poi smentita) di alcuni decessi di pazienti a Losanna, affetti da COVID-19 e in cura con antinfiammatori non steroidei (i cosiddetti Fans).

Anche un articolo, pubblicato sulla rivista The Lancet, aveva avanzato l’ipotesi che proprio questa categoria di farmaci, in libera vendita, possano far crescere i rischi in alcuni soggetti e in particolare tra coloro che soffrono di ipertensione o diabete. «Il coronavirus sta creando molte controversie e confusione. In realtà l’OMS è intervenuta chiarendo due aspetti: il primo è che non esistono affatto studi recenti che colleghino l’ibuprofene a un aumento di mortalità da coronavirus; il secondo è che, in caso di febbre o dolori articolari, il farmaco più adatto è il paracetamolo. L’Organizzazione ha quindi rassicurato sulla infondatezza delle voci circolate e ha anche indicato cosa realmente serve in certi casi specifici» chiarisce Claudio Cricelli, Presidente della Società italiana di medicina generale.

«L’eventuale rischio di prendere un antinfiammatorio è legato al fatto che non si conosce ancora l’effetto sul processo infiammatorio dovuto al COVID-19, quindi per precauzione è meglio non prenderlo dal momento che per la febbre il prodotto più indicato è il paracetamolo e non c’è necessità di altro» aggiunge Cricelli.

Cortisone: sì o no?

Anche il cortisone è finito al centro dell’attenzione. Il ministro francese alla Salute, Olivier Véran, via Twitter ha parlato di possibile «fattore aggravante dell’infezione» nei contagiati da COVID-19. «Il cortisone non va preso non perché faccia male di per sé, ma semplicemente perché non è il farmaco indicato, neppure in presenza di tosse. I francesi sostengono che non vada assunto perché riduce le difese immunitarie, ma il motivo è che non è il prodotto indicato. Tramite aerosol non è assorbito dal corpo, ma solo dall’apparato respiratorio e comunque va preso solo in caso di bronchite e su indicazione medica. Se, invece, si ha una tosse benigna, sono sufficienti i mucolitici» spiega Cricelli.

Ibuprofene, diabete e ipertensione: che fare?

L’accostamento tra l’ibuprofene e il diabete o l’ipertensione, intanto, ha generato allarme: «Purtroppo anche nei giorni scorsi si era diffusa la notizia, infondata, che l’uso di farmaci per abbassare la pressione potesse essere negativo in caso di contagio, ma va ricordato che interrompere le terapie in corso è molto più rischioso: chi si sta curando per la pressione deve continuare a farlo. In caso contrario la mortalità è molto maggiore rispetto a quella da coronavirus» chiarisce il presidente della Società italiana di Medicina Generale.

«Lo stesso vale per i diabetici. Farmaci di automedicazione come l’ibuprofene, alle dosi consigliate dunque piccole e per un breve periodo in caso magari di mal di testa, non è provato che possano produrre danni ai soggetti con diabete» conclude Cricelli.

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