9 risposte chiare sulla contagiosità del coronavirus

È un'influenza? In quale momento il malato è più contagioso? C'è il rischio di ricadute? A queste e altre domande risponde Fausto Baldanti, Responsabile dell’Unità di Virologia molecolare presso la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia

Perché il COVID-19 si è diffuso tanto rapidamente? Come si propaga questo coronavirus? Sono tante le domande poste in questi giorni, mentre le misure di contenimento del contagio proseguono, insieme al lavoro di medici, infermieri ed esperti in malattie virali. Ecco cosa sanno gli scienziati finora sul virus che ha scatenato l’epidemia.

1. Il COVID-19 è un’influenza?

Fin dai primissimi giorni di diffusione del virus in Italia si è parlato di un virus nuovo, ma la cui infezione ha sintomi simili a quelli di una influenza. In realtà ha caratteristiche differenti. «Appartiene a una famiglia diversa, è come parlare di cani e gatti: entrambi hanno quattro zampe e mordono, ma sono animali diversi» risponde Fausto Baldanti, Responsabile dell’Unità di Virologia molecolare presso la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, dove è in cura Mattia, il 38enne considerato paziente 1 in Italia.

2. Il virus italiano è diverso da quello cinese?

Che differenze ci sono tra i casi cinesi e quelli italiani? «Non ci sono assolutamente dati che ci dicono che il virus in Italia sia più aggressivo che in Cina o che sia mutato, e questo per due motivi: intanto abbiamo informazioni più precise dall’Italia sui casi clinici del nostro Paese e poi perché in generale il coronavirus ha una variabilità genetica inferiore, ossia non è un virus che muta tantissimo» spiega il professore dell’Università di Pavia. Quello dell’influenza, invece, generalmente muta di più, come dimostra il fatto che ogni stagione invernale circola un virus leggermente differente rispetto a quello dell’anno prima.

3. Incubazione, malattia e convalescenza: quando si è infettivi?

Uno dei maggiori interrogativi oggi riguarda l’immunità che si può sviluppare e la possibilità di ricadute o di contagi anche dopo la malattia. «Per rispondere va spiegato che prima che la malattia si manifesti c’è una fase di incubazione, durante la quale non si può escludere che si possa trasmettere il contagio, sebbene in misura molto contenuta» dice l’esperto.

«Il contagio avviene soprattutto durante la malattia. Una volta superata la fase acuta, però, la guarigione non avviene da un giorno all’altro, c’è un periodo di convalescenza, quando la febbre alta e la tosse diminuiscono, ma è ancora possibile tossire un po’. Ebbene, un paziente può essere dichiarato clinicamente guarito, può non avere più febbre e respirare bene, ma è possibile che al tampone risulti ancora positivo» spiega Baldanti.

Che fare, dunque? «I protocolli prevedono che chi è clinicamente guarito sia sottoposto a nuovo test, ma resterà necessariamente in ospedale. Occorrerà che segua le precauzioni igieniche che gli vengono suggerite» spiega il virologo.

4. Dopo aver sviluppato la malattia c’è il rischio di ricadute?

«La minor variabilità del virus potrebbe preservarci dalle reinfezioni. Resta da tenere presente che il COVID-19 è un virus nuovo, lo stiamo ancora studiando, anche se abbiamo già ottenuto dati preziosissimi e molto numerosi in soli 14 giorni di lavoro intensissimo qui in Lombardia, seguiti da Veneto, Emilia e altre regioni» spiega l’esperto.

5. Perché il COVID-19 ha colpito duramente l’Italia?

La domanda che in molti si sono fatti in queste settimane è perché il coronavirus si sia manifestato in maniera eclatante nel nostro Paese, sebbene il primo caso registrato in Europa potrebbe essere stato quello di un 33enne tedesco risalente al 24 gennaio. Davvero siamo stati più bravi nei controlli? «Sì, siamo stati più bravi. Non c’è alcun dubbio che abbiamo testato di più e meglio, andando a cercare tutti i contatti delle prime persone contagiate. Lo sforzo fatto da noi non ha uguali all’estero. Siamo arrivati ad avere dati su casi clinici e genetica i cui risultati ora saranno di primissima importanza per gestire l’evoluzione dell’emergenza. Sono passate solo due settimane, anche se sembra un’eternità» commenta Baldanti.

6. Il COVID-19 è come la Sars?

Il Covid-19 ha fatto tornare alla mente la Sars. Le dimensioni del contagio da Covid-19 sembrano però maggiori. «La Sars è il caso più simile e vicino a quello dell’attuale epidemia. Ma ci sono importanti differenze. Il virus della SARS era realmente più aggressivo, la mortalità era del 10-15%, ma si diffondeva meno. Ha causato un’epidemia intensa e grave, che poi è andata scomparendo rapidamente. Il nuovo coronavirus, invece, è in grado di diffondersi in modo più capillare e veloce. Di contro, come dimostrano i numeri, è meno aggressivo e letale» spiega l’esperto.

7. Qual è l’effettivo tasso di mortalità? 

A proposito di mortalità, i dati sembrano essere maggiori rispetto alle previsioni iniziali, il 3% rispetto all’1,5% ipotizzato. «Non è aumentato il tasso di mortalità, ma si è definito meglio il campione. Quindi oggi, dopo due settimane che il virus si è manifestato in Italia, abbiamo un quadro più chiaro e possiamo dire che su 100 persone che si infettano 3 muoiono. Resta da chiedersi se i decessi siano dovuti al coronavirus o se riguardino persone con il coronavirus. Non è tanto o solo una questione di comorbosità, ma anche di fascia di popolazione, che da noi è particolarmente anziana» risponde il medico.

«In ogni caso, fin dall’inizio dell’epidemia ho invitato alla cautela su questi numeri, non solo perché il COVID-19 è un virus nuovo che stiamo ancora studiando, ma perché i dati cinesi sui quali sono state fatte le stime non sono controllabili. Inizialmente si sono fatte delle stime che equivalgono agli exit poll alle elezioni: il margine di errore è molto ampio» dice Fausto Baldanti.

8. Il COVID-19 viene trasmesso dagli animali domestici? 

Al momento è stato escluso che il COVID-19 possa trasmettersi tramite animali domestici. Come si spiega, allora, la notizia di un cane contagiato in Asia? «Un singolo caso di un cane positivo non significa nulla. Se si trattasse almeno di 1.000 esemplari si potrebbe prendere in considerazione la notizia. Invito a diffidare dei singoli casi, perché potrebbero essere notizie inventate o errori involontari di laboratorio (un falso positivo) o un caso che non si ripeterà mai più. Sono del tutto infondate, invece, le ipotesi di coinvolgimento di insetti come le zanzare, che non hanno nulla a che fare con il coronavirus e peraltro in questa stagione non ci sono neppure» conclude il professore.

9. L’epidemia si diffonderà anche negli altri Paesi?

I casi stanno aumentando anche all’estero. Quali previsioni? «In Germania gli esperti hanno ammesso che sono scappati loro diversi casi, per non parlare degli Stati Uniti, dove il minor numero di contagi potrebbe dipendere da altri fattori che non la reale diffusione delle infezioni. C’è un post di Vasco Rossi che non commento, ma su cui invito a riflettere» dice il virologo. Il riferimento è ai costi del tampone negli Usa (3.200 dollari ciascuno): Vasco Rossi ne ha parlato sui social. «Io mi limito a considerare che si tratta di sistemi sanitari diversi. Il nostro è universalistico, quello americano è basato su assicurazioni private» spiega Fausto Baldanti.

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