La manifestazione di Forza Nuova a Ponte Milvio Roma 22 maggio 2021
Una manifestazione di Forza Nuova a maggio 2021

Forza Nuova: da dove viene e perché può essere sciolta

Il movimento di estrema destra che ha guidato la deriva violenta delle proteste contro il green pass, Forza Nuova, è nato nel 1997. E ha un programma politico esplicitamente ispirato al fascismo. Per questo, Costituzione alla mano, i giudici e il governo hanno la facoltà di renderlo illegale

Tutti abbiamo visto le immagini dell’assalto alla sede romana della Cgil dell’8 ottobre: durante una manifestazione no vax i gruppi legati a Forza Nuova, partito di estrema destra guidato da Roberto Fiore, hanno prima tentato di sfondare il cordone della polizia a protezione del Parlamento, e poi si sono diretti verso la sede del sindacato, mettendola a ferro e fuoco. Una prova di forza che ha portato all’arresto di 6 persone legate al movimento, e ha spinto la politica a ragionare sul suo scioglimento.

Forza Nuova è nato nel 1997

Per comprendere cosa sia oggi Forza Nuova bisogna fare un passo indietro. «Nata nel 1997» spiega Saverio Ferrari, presidente dell’Osservatorio sulle nuove destre «è una formazione neofascista di stampo cattolico e si ispira alla Guardia di ferro rumena, uno dei più sanguinari movimenti antisemiti che l’Europa abbia mai conosciuto: attiva negli anni ’30, collaborò con i nazisti». Il fondamentalismo religioso è evidente già nel programma politico che prevede l’abolizione di aborto e unioni civili e il ripudio dell’omosessualità.

«È questo che distingue Forza Nuova da CasaPound. Il secondo ha un’identità più laica e vorrebbe tornare al fascismo popolare delle origini, la prima ha un’impronta antisemita e integralista» sottolinea Ferrari. Il richiamo al mondo di estrema destra è evidente dalla storia dei suoi fondatori: Roberto Fiore, già promotore negli anni ’70 di Terza posizione, movimento neofascista eversivo; e Massimo Morsello, ex terrorista dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari). Entrambi sono fuggiti a Londra nel 1980, inseguiti da mandati di cattura per associazione sovversiva e banda armata, e successivamente condannati.

Roberto Fiore segretario nazionale di Forza Nuova 2019
Roberto Fiore, leader di Forza Nuova

Forza Nuova è una formazione neofascista

«Non è un errore definire Forza Nuova una formazione neofascista» prosegue Ferrari. Ci sono, infatti, 2 sentenze della Cassazione che lo dicono: la prima, del 2010, ritenne «pienamente giustificato l’uso delle espressioni “nazifascisti” e “neofascisti”» nei confronti di FN. La seconda, l’anno dopo, assolveva dall’accusa di diffamazione il Corriere della Sera per l’intervista a un politico che definiva FN «chiaramente fascista» e «portatrice di valori come xenofobia, razzismo, violenza e antisemitismo».


Due sentenze della Cassazione dicono che Forza Nuova è un partito neofascista. In quanto tale, può essere sciolto dopo la sentenza di un giudice o con un decreto legge del governo


 

Il movimento di estrema destra è stato più volte oggetto di attenzioni da parte della magistratura, ma è nell’ultimo periodo che ha vissuto una nuova e pericolosa fase. Forza Nuova si è legata strategicamente ai movimenti no vax e no green pass. Questo nasce dalla «lotta con CasaPound per l’egemonia nella galassia neofascista, che sta spingendo FN sempre più verso derive violente» osserva Ferrari. «Se a livello elettorale il riscontro di entrambe le sigle si è sempre fermato a percentuali inferiori all’1%, infatti, il malcontento di piazza e il vento dell’antipolitica genera sempre nuove occasioni per mettersene alla testa guadagnando visibilità. Era accaduto nel 2013 con i Forconi, accade di nuovo oggi: «L’assalto alla Cgil è un punto di arrivo, volto a segnare con un inconfondibile marchio fascista la propria azione» dice Ferrari.

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Da qui, dunque, l’idea di governo e Parlamento di sciogliere il partito. Bisogna innanzitutto specificare che la XII Disposizione Transitoria della nostra Costituzione vieta «la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Come spiega il costituzionalista Giovanni Guzzetta, «a dare attuazione pratica a questa disposizione è stata nel 1952 la legge Scelba». La norma, prosegue il giurista, «prevede 2 possibili scioglimenti: o dopo una sentenza che accerti la riorganizzazione di una formazione neofascista; oppure tramite un decreto legge del governo, ma solo in casi straordinari di necessità e urgenza».

Sinora a decretare la fine di movimenti neofascisti sono state solo sentenze della magistratura. È accaduto così per Ordine nuovo e per Avanguardia nazionale, ritenuti entrambi movimenti terroristici e sciolti nel 1973. C’è, però, anche un’altra possibilità: «La legge Mancino del 1993» continua Ferrari «permette di chiedere al magistrato che indaga su una formazione di disporne lo scioglimento in via preventiva, dunque anche prima di una eventuale condanna». Anche in questo caso ci sono 2 precedenti: nel 1993 capitò con gli Skinhead e nel 1997 con gli Hammerskins. «Il punto» conclude però Guzzetta «è che in caso di condanna c’è una sentenza che fissa un quadro tecnico-giuridico, mentre un decreto è evidentemente un atto politico. In questa circostanza, che è quella su cui oggi si sta ragionando, il governo dovrebbe insomma assumersi una responsabilità maggiore e comprendere anche quali potrebbero essere le conseguenze, a cominciare dalla possibilità che venga “vittimizzato” un movimento che potrebbe ricorrere a strategie ancora più estreme». Un rischio, questo, che va calcolato con attenzione.

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