mamma bambino neonato

Gestazione per altri: egoismo o solidarietà?

Una proposta di legge che sarà discussa alla Camera nei prossimi giorni vuole rendere la Gestazione per altri (Gpa) un reato universale. Portare in grembo il figlio di una donna che non può affrontare la gravidanza è già vietato in Italia, ma centinaia di bambini nascono in questo modo all’estero. Una scelta libera e altruistica o uno sfruttamento del corpo femminile?

Che cos’è la Gestazione per altri (Gpa)

Egoismo o solidarietà? Autodeterminazione o sfruttamento? Privilegio per pochi o diritto di tutti a far nascere una vita? Ogni volta che si parla di Gestazione per altri (Gpa) – il procedimento di fecondazione assistita in cui una donna porta avanti una gravidanza per conto di altri, nella maggior parte dei casi senza legame biologico con il bambino – trovare una risposta che concili le varie posizioni non è facile. Chiariamolo subito: la Gpa in Italia è illegale, così come lo è in molti Paesi dell’Unione europea, a eccezione di Paesi Bassi, Cipro, Danimarca e Portogallo, dove è consentita solo a fini altruistici, cioè senza compenso per la gestante.

La Gpa come reato universale: la proposta di legge

Ma se finora la Gestazione per altri è stata una pratica di fatto riconosciuta anche da noi, con bambini nati all’estero e registrati nello stato di famiglia al rientro in Italia, una proposta di legge presentata da Giorgia Meloni (un’altra era stata presentata da Mara Carfagna), che sarà discussa alla Camera dal 23 maggio, mira a rendere penalmente perseguibili anche gli italiani che tenteranno di diventare genitori tramite Gpa all’estero.

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Silvia e Luca genitori lo sono appena diventati, però preferiscono usare nomi di fantasia perché «metti che poi approvano la legge e diventa retroattiva?». La bambina è nata da una gestante negli Stati Uniti ma è biologicamente loro al 100%. Una gravidanza non sarebbe stata sicura per mamma e figlia a causa di una disabilità fisica con cui Silvia convive in seguito a un incidente stradale. «Per questa mia condizione sarebbe stato impossibile anche adottare» spiega. Prima della guerra avevano contattato agenzie di surrogacy – quelle che si occupano di mettere in contatto gli aspiranti genitori con le gestanti e le strutture sanitarie per la Gpa all’estero – anche in Ucraina, «ma lì il rapporto con la gestante sarebbe stato inesistente, mentre per noi era importante creare una relazione». La persona giusta l’hanno trovata in Florida, accordandosi privatamente per un compenso. «Un mese prima del parto» racconta Silvia «sono volata da lei e siamo rimaste insieme fino al giorno della nascita, avvenuta in casa. Sono stata la prima a prendere in braccio la bambina e grazie a un percorso di induzione all’allattamento ho potuto attaccarla al seno fin da subito».

«L’obiettivo di classificare la Gpa come reato universale è giuridicamente impraticabile» osserva Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni, che da anni si batte affinché la Gpa solidale sia normata anche in Italia. A suo parere la proposta di legge del centrodestra non sta in piedi perché «per essere perseguito in territorio nazionale, un reato deve essere considerato tale anche nel Paese in cui si commette, altrimenti si lede la sovranità di un altro Stato». In più, argomenta l’avvocata, «a tutti gli stranieri che arrivano con figli in Italia dovremmo chiedere il certificato del parto? E un bambino nato all’estero con Gpa che rientra assieme ai genitori in Italia dovremmo allontanarlo e mandarlo in istituto? La verità è che la famiglia è cambiata, ed è ora che il legislatore ne prenda atto favorendo i cittadini nel loro esercizio di libertà».

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La battaglia per la Gpa solidale in Italia

A dare volto e voce alla battaglia per la Gpa solidale in Italia è Maria Sole Giardini, aspirante madre di 38 anni che ne aveva solo 13 quando un dottore le ha detto: «Un figlio non lo avrai mai». «Vorrei che nessuna donna debba mai più sentire una frase così» racconta Maria Sole Giardini, che ha la sindrome di Rokitansky ed è nata senza utero.

A chi come lei è in una condizione in cui non può sostenere una gravidanza – e agli uomini gay – il diritto alla genitorialità è negato, laddove invece coloro che hanno problemi di fertilità – e le donne single, anche se non in Italia – possono accedere alla procreazione medicalmente assistita.«In termini di legge basterebbe equiparare la Gpa all’eterologa» sostiene l’avvocata Filomena Gallo. «La legge 40 del 2004 indica che i genitori legittimi sono coloro che hanno avuto accesso alla Pma con consenso informato e dunque, implicitamente, riconosce che anche se non sei la madre genetica quello è il tuo bambino. Perché non renderlo possibile anche nella Gpa, dove peraltro spesso il legame biologico col figlio c’è, ma è l’utero a essere di qualcun altro?».

Da 5 anni, anche in tribunale, Maria Sole Giardini chiede che le venga accordato l’accesso alla gestazione solidale in Italia. «La prima a offrirsi era stata mia madre, ma ho trovato molte ragazze disposte a farlo. Non vado all’estero perché voglio che le cose cambino qui. La gente dovrebbe ascoltare di più le nostre storie: siamo persone normali che vogliono far nascere una vita, non criminali».

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Chi è contrario alla Gestazione per altri

«Si può decidere di far crescere un figlio da altre persone, dopo che è nato. Diverso è accettare una gravidanza “alienando” sin dall’inizio l’essere che ti cresce dentro e che ti modifica fisicamente e psicologicamente» commenta Lea Melandri, femminista storica che, come molte colleghe non soltanto italiane, è contraria alla Gpa. «Per non parlare delle complicazioni che possono nascere al di fuori degli accordi presi. Di qui le obiezioni che faccio alla Gpa e che esprimo senza voler approdare alla criminalizzazione delle donne che scelgono di farla».

Tra le donne che l’hanno fatto – non una, ma ben tre volte – c’è Tammy, 44enne del Canada, dove la Gpa è unicamente solidale (vedi box). Ha due figli suoi, di cui uno adottato dopo una diagnosi di infertilità secondaria. «L’adozione è un percorso complicato, capisco chi preferisce non farla» dice e, mentre racconta dei suoi «viaggi», come lei chiama le sue gravidanze per altri, scoppia a piangere: «Vedere la gioia di quelle persone che prendono per la prima volta in braccio il loro figlio è una sensazione impagabile».

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Sfruttamento delle donne: l’altra faccia della Gpa

Questa sensazione, però, in molti Paesi un prezzo ce l’ha e, soprattutto in quelli più poveri, è facile incappare nello sfruttamento delle donne in stato di necessità. Quando in un gruppo di surrogacy su Facebook mi metto in contatto con alcune di loro, nessuna dà però l’impressione di essere del tutto inconsapevole o disperata. «Sono una mamma single di 24 anni, se io posso aiutare una famiglia in difficoltà e questa famiglia può aiutare me, perché non farlo?» scrive Lucia dalla Colombia. «Dio mi ha dato la possibilità di far nascere una vita, io faccio questo dono a una donna che non ce l’ha».

Certo, gli annunci di chi cerca una gestante per altri su Internet e le ragazze che sotto a ogni post fanno a gara a candidarsi per prime qualche dubbio etico lo sollevano. «Lo considero uno sfruttamento della capacità procreativa del corpo femminile, con l’aggravante della differenza di classe» sostiene Lea Melandri. «Il femminismo per me ha rappresentato la lotta contro la riduzione della donna a corpo al servizio dell’obbligo procreativo. Avere oggi come ricaduta dell’emancipazione una maggiore possibilità di scelta – l’uso del corpo per avere successo, soldi, potere – non significa tout court essere libere di scegliere. Detto questo, non chiedo nessun divieto per legge, solo che se ne discuta senza contrapposizioni».


«Bisogna regolare la Gpa con norme precise. Il divieto deve riguardare il compenso, nessuno vuole sfruttare le donne. Ma perché impedire la volontà di aiutare una coppia ad avere un figlio?»


 

Il processo per accedere alla Gpa è lungo

Così come per la procreazione assistita, il processo per accedere alla Gpa è lungo, difficile e costoso – si spendono fino a 5.000 dollari solo per compilare un formulario – e dunque non alla portata di tutti. «Anche per questo accedervi legalmente in Italia aiuterebbe: sa quante mamme aiuterebbero le loro figlie? Quante amiche, sorelle? Già nel 1994, a Salerno, la madre di una ragazza che aveva perso l’utero durante il parto si prestò per portare avanti una gravidanza al posto suo» ricorda l’avvocata Filomena Gallo. «Il punto è che bisognerebbe regolare la Gpa con norme precise, e non vietarla. Il divieto resterebbe per la gestazione dietro compenso, che noi non vogliamo perché nessuno vuole lo sfruttamento delle donne» spiega. «Ma, in tutti gli altri casi, perché privare qualcuna del diritto di aiutare le altre? Non è passato tanto tempo da quando si gridava per strada “L’utero è mio e lo gestisco io!». Oggi possiamo donare il sangue o un rene, ma l’utero no».

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Gestazione per altri (Gps): dove si può fare

La Gestazione per altri è legale in molti Paesi del mondo, ma è aperta agli stranieri in Canada, Stati Uniti, Grecia, Georgia e, prima della guerra, Ucraina. Solo in Canada e in alcuni Stati degli Usa, però, è ammessa per le coppie gay o per i single. In diversi Paesi Ue è consentita solo se altruistica, cioè senza compenso per la gestante, ma si sostengono comunque i costi burocratici e le spese mediche.

Si stima che centinaia di italiani ricorrano ogni anno alla Gpa all’estero attraverso agenzie di surrogacy che operano nel nostro Paese. Se per gli Usa si può spendere fino a 140.000 dollari, in Ucraina si spendeva meno della metà.

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