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Come combattere l’ipertensione

Nel 20 per cento degli ipertesi i valori della pressione massima e della minima sono sì sballati ma non troppo. E dieta e integratori diventano veramente preziosi. Lo racconta la specialista di un centro d’eccellenza

La pressione arteriosa

Come sta la tua pressione? Magari fai parte anche tu di quel 20% di persone che sì, ce l’hanno “sballata” ma non troppo e non sai che fare. Oggi i pazienti che non superano i 139 per la massima e gli 89 per la minima vengono definiti dai medici “normali-alti”.

Non sono valori da trascurare perché alla lunga possono mettere a rischio la salute del cuore. Ma prima di partire con i farmaci vale la pena fare un accurato check up del rischio cardiovascolare. E capire con lo specialista se con un bel cambio di stile di vita e controlli ravvicinati si può riportare il tutto nella norma.

Si parte con analisi del sangue come colesterolo, glicemia e trigliceridi, valutazione del peso insieme ad altre informazioni relative allo stile di vita, eventuale familiarità per malattie cardiovascolari. E un controllo accurato dei valori della pressione arteriosa. Ma ne vale la pena.

«Una valutazione molto attenta del paziente e un profilo della sua salute cardiovascolare ci permettono di capire qual è il suo rischio pressorio e come intervenire» spiega Marina Alimento specialista in cardiologia dell’Unità di scompenso, cardiologia clinica e riabilitativa del Centro Cardiologico Monzino di Milano.

I fattori di rischio per la salute del cuore

Intervenire come?
«Intanto, correggendo i fattori di rischio per la salute del cuore e, se ci si mette buona volontà, i risultati li vediamo già nell’arco di qualche mese. Intendo smettere di fumare, fare ogni giorno 30 minuti di attività fisica e mangiare meglio. C’è un dato che dovrebbe far riflettere: se riusciamo a dimagrire, per ogni chilo perso la pressione scende di un millimetro di mercurio».

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I nutraceutici funzionano?

Si parla molto dei nutraceutici, gli integratori per abbassare la pressione: funzionano?
«Sì certo, naturalmente nei casi in cui non ci sia l’indicazione da parte del cardiologo per i farmaci antipertensivi. Le spiego come funzionano questi prodotti: le molecole che compongono i nutraceutici hanno proprietà benefiche che agiscono in sinergia. Alcune sono precursori dell’ossido nitrico, una sostanza coinvolta nella vasodilatazione dei vasi sanguigni, altre hanno virtù antiossidanti e antinfiammatorie. Gli studi ci dicono che quelle con un maggior potere antipertensivo sembrano essere l’estratto di aglio, il succo di barbabietola, il cioccolato fondente e le foglie di olivo. Questi integratori sono un bell’aiuto anche perché spesso danno una spinta emotiva: vedere che i valori si abbassano diventa un incentivo per mettercela tutta e migliorare lo stile di vita». 

Quando si deve ricorrere ai farmaci

Niente farmaci allora?
«Dipende e qui torniamo alla prima visita. Se lo specialista raccolte tutte le informazionici giudica elevato il rischio cardiovascolare, il farmaco antipertensivo va preso, e anche tempestivamente. Ma questa cosa non deve spaventare. Oggi fra l’altro abbiamo a disposizione diverse categorie di principi attivi che ci permettono una scelta ad hoc. E, se la terapia funziona, la manteniamo. Altrimenti, proviamo un’altra molecola, fino a trovare quella giusta».

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Effetti collaterali dei farmaci antipertensivi

Però è inutile negare che i farmaci antipertensivi a volte possono dare effetti fastidiosi, come i gonfiori.
«I cosiddetti edemi declivi, cioè i gonfiori alle caviglie, in effetti possono essere sgradevoli e poco importa se non causano problemi di salute. In questo caso, io parlo subito con il paziente e troviamo un’alternativa. Per esempio, torniamo al farmaco precedente, che magari era meno efficace ma non creava fastidi. E aggiungiamo una seconda molecola».

Quanto dura la cura antipertensiva?

Una volta iniziata, la cura antipertensiva è per sempre?
«Non è detto. Accade raramente, ma può succedere che il farmaco venga sospeso se a distanza di un anno dall’inizio della cura il paziente ha modificato il suo stile di vita in modo così radicale da avere ottenuto una normalizzazione fisiologica dei valori. Si continua a tenere monitorata la pressione e si ripete il controllo ogni anno».

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È utile la misurazione della pressione a casa?

«Certo, fa parte dei controlli consigliati. Io chiedo sempre al paziente di portare con sé il suo apparecchio: verifichiamo insieme la posizione del braccio e l’applicazione corretta della fascia. Deve anche ricordarsi una volta all’anno di far eseguire la taratura dalla casa produttrice, altrimenti aumenta il rischio di errori. Misurare la pressione a casa è di grande aiuto anche perché evita l’effetto camice bianco».

In che senso?
«Quando si va dal medico si è fisiologicamente in tensione e i valori pressori ne risentono. Se durante una visita io misuro subito la pressione, ho un risultato anche del 20% più elevato rispetto a quella che è realmente. E questo è stato accertato da numerosi studi clinici. Per questo la misuro almeno due volte, all’inizio e alla fine della visita. E se comunque non sono convinta perché dai gesti, da come si esprime, mi accorgo che il mio paziente è teso, per prescrivere una cura non mi fermo a quello che vedo durante la visita ma richiedo anche un holter. È un apparecchietto che viene applicato per un giorno e una notte e che registra l’andamento della pressione. Quel tipo di misurazione non mente. Con il tracciato delle 24 ore so con certezza se la persona che ho visitato era ipertesa o solo agitata».

Dieta Dash: la dieta che abbassa la pressione

Sai che c’è una dieta, validata scientificamente, per abbassare la pressione? È la dieta Dash, Dietary Approaches to Stop Hypertension. «Permette in media un calo dei valori di 4-5 millimetri di mercurio» dice Monica Giroli, specialista in Scienza dell’alimentazione dell’Unità di prevenzione aterosclerosi del Centro Cardiologico Monzino di Milano.

Ecco in cosa consiste la dieta Dash:

● Frutta e verdura a tutti i pasti, in modo da potenziare l’apporto di magnesio e potassio.
● Più fibre, perché sono associate a una riduzione della pressione sanguigna. Oltre a frutta e verdura, quindi, anche cereali integrali tutti i giorni e legumi più volte alla settimana.
● Sì a latticini scremati e senza grassi, ricchi in calcio, a carni bianche e al pesce: contengono proteine che, secondo gli ultimi studi, aiutano il calo della pressione arteriosa. Il pesce, in più, è ricco di acidi grassi Omega 3.
● Il sale fa male e lo sappiamo proprio grazie agli studi della Dash, ma vanno limitati il più possibile anche insaccati, formaggi e cibi conservati, tutti ricchi di sodio.

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