Pandemia e pubertà precoce: anche lo stress tra le cause

Tra gli effetti della pandemia c’è stato un aumento esponenziale dei casi di pubertà precoce tra bambine e bambini. Ora tra le cause spunta anche lo stress

Si è trascorso tempo in casa, si è diventati più sedentari, ci si è dedicati maggiormente alla cucina. Sono alcuni dei fattori che, secondo gli esperti, possono aver inciso sull’aumento esponenziale dei casi di pubertà precoce tra i giovanissimi, in particolare bambine e bambini che mostrano i primi segni di sviluppo sessuale già prima degli 8/9 anni. Ora, però, tra le possibili cause di questo fenomeno viene ipotizzato anche lo stress. Dopo un primo studio, condotto nei mesi del lockdown da parte dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, è stata condotta una seconda ricerca, che conferma e amplia i risultati del primo lavoro.

Cosa dicono le ricerche

Il nuovo studio ha coinvolto i centri di Endocrinologia pediatrica dell’Ospedale Gaslini di Genova, del Policlinico Federico II di Napoli, dell’Ospedale Pediatrico Microcitemico di Cagliari e della Clinica Pediatrica Ospedale di Perugia. Anche questa volta il maggior aumento di pubertà precoce ha interessato le bambine, con una crescita proseguita rispetto al 2019: all’epoca i casi erano 140, poi saliti a 328 nel 2020 (+134%). Adesso si può osservare come la crescita più sensibile si è registrata nella seconda metà del periodo di osservazione, con 92 bambine tra marzo e maggio, e ben 236 bambine del periodo tra giugno e settembre 2020. Nei maschi, invece, non è stato notato un aumento significativo, perché il numero è rimasto sostanzialmente identico (10/12). il fenomeno non ha stupito gli esperti, che da tempo sanno che la pubertà precoce è molto meno comune nei maschi e spesso è legata a mutazioni genetiche o a disturbi organici dell’asse ipotalamo-ipofisario, che hanno a che vedere con l’attività ormonale. Il nuovo filone di indagine, però, non esclude un ruolo di primo piano da parte della condizione di stress legata alla pandemia, specie durante il lockdown, che ha influito anche sullo stile di vita (maggiore sedentarietà), l’alimentazione e appunto una condizione di ansia maggiore.

Cos’è la pubertà precoce

Il fenomeno riguarda l’età media in cui compaiono i segni di maturazione sessuale. Come mostrava anche la prima ricerca si è passati da 7,51 a 7,33 anni nelle femmine e da 8,14 a 7,97 nei maschi, con una tendenza, dunque, che vede abbassarsi il momento della maturazione che tipicamente precede lo sviluppo sessuale. «La pubertà precoce consiste nella maturazione sessuale che inizia prima degli 8 anni nelle bambine e prima dei 9 anni nei maschi» spiegano dall’Ospedale Bambin Gesù di Roma. È un fenomeno che rientra nell’ambito delle malattie rare e riguarda lo 0,1-0,6% della popolazione. Ma in cosa consiste esattamente?

«Nelle bambine si identifica con la comparsa del bottone mammario (cioè lo sviluppo delle ghiandole mammarie) che è il segno della estrogenizzazione. In pratica aumenta la quantità degli ormoni femminili, gli estrogeni, prima degli 8 anni. Nei maschi, invece si identifica con l’aumento del testosterone, l’ormone maschile, che a sua volta porta a una crescita dei testicoli prima dei 9 anni» spiega il Professore Marco Cappa, primario di endocrinologia dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma.

Quanto pesano gli ormoni nella carne di allevamento

Tempo fa erano finiti sotto i riflettori gli omogeneizzati, in particolare al vitello, al centro di un’inchiesta del procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, col sospetto che potessero contribuire alla pubertà precoce a causa degli ormoni somministrati agli animali per accelerarne la crescita. C’è questo rischio anche oggi? «Quella inchiesta ha avuto il grande merito di aumentare l’attenzione sulle filiere alimentari. Oggi possiamo dire che il sistema dei controlli è migliorato ed è uno dei migliori a livello internazionale, e la carne italiana è sicura. Non così si può dire di tutta quella di provenienza straniera» spiega l’endocrinologo.

Come incide la scarsa attività fisica

La tendenza a una precocizzazione della pubertà è un fenomeno che gli esperti continuano a indagare, ma sicuramente il lockdown ha dato un contributo maggiore. Il raddoppio dei casi è, secondo i ricercatori, una combinazione di fattori che si sono verificati nell’anno della pandemia: una minor attività fisica dovuta alle restrizioni, modifiche dell’alimentazione dovute al fatto che ci si è dedicati maggiormente alla cucina e alle ricette per passare il tempo, ma anche un maggior ricorso a computer, tablet e dispositivi per seguire la scuola a distanza. Come hanno inciso? «È noto che l’attività fisica contribuisce a produrre quegli ormoni che aiutano il metabolismo. Stare fermi davanti al pc, inoltre, porta a un ridotto consumo energetico, persino inferiore a quello che si ha quando si dorme».

Anche mangiare troppo ha un effetto sugli ormoni

L’alimentazione, infine, ha portato ad aumentare lo stesso tessuto adiposo, non tanto in termini di peso, quanto di massa grassa, a discapito della massa magra, cioè dei muscoli. Ciò che dobbiamo tenere presente, però, è che il tessuto adiposo non è un organo inerte, ma produce a sua volta ormoni che, secondo la nostra ipotesi, sono prodotti in modo anomalo e possono attivare i processi di avvio della pubertà in modo anticipato» spiega l’esperto.

Anche lo stress tra le possibili cause

Ma cosa c’entra lo stress? Come emerso dalla ricerca, i cambiamenti nel comportamento durante il 2020 hanno interessato oltre la metà delle famiglie osservate (59%), in particolare con la segnalazione di situazioni di stress (63%). Ciò ha riguardato in particolare i giovani, alle prese con isolamento sociale, scuola in DAD, mancanza di contatti con i pari età. La conferma arriva anche una ricerca recente, condotta dall’Unità di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù, secondo cui nel 30% dei bambini osservati è stato riscontrato un disturbo da stress post-traumatico a causa della quarantena o dell’isolamento. In quest’ottica proprio una condizione di stress può incidere nei meccanismi di secrezione dell’ormone ipotalamico (GnRH), che ha un ruolo fondamentale nell’avvio dello sviluppo puberale. Secondo gli esperti i meccanismi con cui avvengono questi processi sono ancora in parte da indagare, ma è possibile che una condizione di ansia agisca sui neurotrasmettitori cerebrali che secernono GnRH.

I problemi della crescita anticipata

Ma perché è considerata una malattia? Il motivo è legato a un’anticipazione della normale crescita: «Il corpo del bambino inizia a trasformarsi in adulto troppo presto – spiega l’esperto del Bambin Gesù – con un’accelerazione dello sviluppo dei caratteri sessuali. Uno dei primi effetti sta nel fatto che si assiste a una crescita anticipata che, se non trattata, porta a una statura inferiore. Questo perché le cartilagini dell’accrescimento osseo si chiudono prima e quindi i bambini, dopo un picco iniziale in altezza, da adulti hanno una statura inferiore alla media» spiega Cappa. «Un altro aspetto, invece, riguarda la sfera psico-sociale, perché per una bambina avere il bottone mammario, quindi le prime forme da adulta, così presto può avere un impatto importante nei rapporti con i coetanei» aggiunge il primario.

Le conseguenze sul lungo periodo

Secondo gli esperti, se la diagnosi interviene precocemente, cioè prima degli 8 anni, è possibile usare dei farmaci per rallentare la pubertà, che non hanno ricadute negative sui bambini con pubertà precoce, anzi possono prevenire eventuali conseguenze sul lungo periodo. «A lungo termine può accadere che le bambine con un anticipo puberale non trattato abbiano una maggiore incidenza di patologie a carico della mammella e dell’utero da adulte. Come dimostrano diversi studi, questo accade perché hanno una stimolazione precoce da parte degli ormoni, che si prolunga per un periodo maggiore della vita» spiega Cappa.

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