Cancro: la prevenzione comincia al lavoro

4 tumori su 10 si possono evitare con esami precoci. Luigia Tauro, carriera da dirigente e un cancro al seno, ha fondato KnowAndBe.live, progetto che invita i dipendenti delle aziende a sottoporsi a controlli oncologici 

Un progetto di prevenzione del cancro che punta a raggiungere i 17 milioni di lavoratori dipendenti italiani: lo ha creato Luigia Tauro, dopo un’esperienza di tumore al seno e 30 anni di lavoro come dirigente nei mercati tecnologici e bancari.

Il progetto di prevenzione del tumore si chiama KnowAndBe.live, le è valso il premio #YouCamera 2019 della Camera di commercio di Milano, una sorta di Ambrogino per le imprese, ed è stato scelto come strumento di sensibilizzazione sulla salute dal Joint Research Centre della Commissione europea. Luigia ha un curriculum tosto che la registra, tra l’altro, direttore Ricerca e sviluppo per la Olivetti negli anni ’90, prima presidente donna della comunità italiana dei Chief information officer e docente di Agile project management all’università Cattolica di Milano. Lei ora riesce però a riassumersi in una definizione stringata e potente: “imprenditrice sociale e cancer survivor”.

Partiamo proprio dal cancro, quello che ha scoperto di avere nel maggio del 2008.

«Mi sottoponevo a controlli periodici perché in famiglia il tumore al seno è di casa: se ne erano ammalate mia nonna e mia sorella. Quello che mi viene diagnosticato, 11 anni fa, è molto aggressivo. Ho però l’agenda lavorativa fitta di impegni e si arriva al 7 agosto, giorno dell’intervento; il 10 sono di nuovo in ufficio. Seguono mesi di radio e chemioterapie. Non mollo la scrivania, resto la Wonder Woman di sempre».

Poi, però, Luigia-Wonder Woman deve ricredersi…

«Nell’estate del 2009, mentre sono in vacanza con mio marito, mi scopro debole, mi gira la testa, non riesco a sollevare pesi. Inizio un programma serrato di fisioterapia, palestra, piscina per rimettermi subito in pista. Dentro di me, però, pian piano cresce una nuova consapevolezza. Tanto che nel 2013, a 50 anni, trovo il coraggio di lasciare il lavoro e vivo il tempo in modo diverso: vedo le amiche e, sempre attingendo alle mie competenze manageriali, mi dedico al volontariato. Parlando con tante persone mi rendo conto di una cosa che forse io stessa non avevo ben razionalizzato: il tumore fa paura e questa porta spesso a una sorta di rimozione, che spinge a non sottoporsi a controlli».

Lei come ha affrontato questa paura?

«L’ho letta attraverso i numeri. Ogni giorno in Italia 1.000 persone ricevono una diagnosi di cancro; 4 tumori su 10 si possono evitare con la prevenzione, ma il 12% delle donne fra i 25 e i 64 anni non ha mai eseguito un pap test e il 53% degli italiani non ha mai effettuato ricerca del sangue occulto preventiva. Per questo nel 2017 ho fondato KnowAndBe.live, azienda specializzata nell’educazione e sensibilizzazione sulla prevenzione oncologica. Con il motto “Più conoscenza, meno paura” proponiamo un programma, realizzato in collaborazione con la piattaforma di Visual Journalism dell’università di Bolzano, che stimola ad adottare uno stile di vita sano e a sottoporsi a esami e controlli».

Il suo percorso formativo mira in primo luogo alle aziende. Perché?

«La sensibilità per la salute dei dipendenti l’ho acquisita in Olivetti, culla e laboratorio del welfare aziendale italiano: sono arrivata a Ivrea da Tricase, Lecce, nel 1985 per la mia tesi in Informatica e ci sono rimasta 13 anni. Su questo approccio si innesta il pragmatismo: puntare sulle imprese significa riuscire a coinvolgere molti a prescindere dalla loro localizzazione geografica. Grazie all’adesione a KnowAndBe.live di società come Accenture, Telecom Italia e di alcuni gruppi bancari abbiamo già raggiunto 250.000 persone. Ma il mio obiettivo sono tutti i 17 milioni di lavoratori dipendenti».

Lei ha scritto nel suo blog che occorre anche un nuovo vocabolario per la malattia. Quale?

«Bisogna aiutare le persone a essere più pronte per capire a cosa davvero andranno incontro. Senza allarmismi, senza false speranze, senza creare miti inesistenti. Nessuno (o raramente qualcuno) racconta che la diagnosi spaventa, che le terapie sono pesanti, che il corpo cambia, che l’autonomia non è più quella di un tempo. Non siamo guerrieri e neppure super eroi, siamo persone. Immagini di battaglie vinte mi fanno pensare che chi non ce la fa forse non ha avuto abbastanza coraggio. La realtà è che di cancro si sopravvive. E a volte di cancro si muore».

Da questo nasce la definizione, inedita e affettuosa, che ha dato di Nadia Toffa?

«Sì, la malattia è un grande esercizio di consapevolezza e imperfezione da affrontare ogni giorno. Ho definito Nadia una portatrice sana di realtà. E noi di questi portatori sani abbiamo grande bisogno».

Più conoscenza, meno paura

Il percorso formativo di KnowAndBe.live rivolto alle aziende agisce su 3 piani.

→ Sensibilizzazione con questionari online per valutare la consapevolezza che i dipendenti hanno del rischio e con articoli di divulgazione scientifica.

→ Coinvolgimento emozionale grazie a testimonianze video (o di persona) di chi ha superato il tumore.

→ Approccio ludico e tangibile con i Diagrammi Partecipati. Sono 2 grandi pannelli con cui ogni partecipante si mette alla prova sul proprio stile di vita e sui controlli che ha effettuato.

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