"Butterfly", la serie tv su FoxLife che racconta la storia di Max, una bambina intrappolata nel corp

"Butterfly", la serie tv su FoxLife che racconta la storia di Max, una bambina intrappolata nel corpo di un maschio

Che cosa significa essere queer e gender fluid

Tra i giovanissimi dello star system e sugli schermi di cinema e tv va in scena un nuovo modo di interpretare l’identità di genere

Una bambina intrappolata nel corpo di un maschio. Si chiama Max ed è il protagonista (o, meglio, la protagonista) di “Butterfly”, la serie tv in arrivo a dicembre su FoxLife. Quanti Max ci sono tra di noi? Non si sa, ma sicuramente le figure cross-gender sono sempre più protagoniste di plot di successo al cinema e in tv. E sempre più visibili sui red carpet di Hollywood.

Impossibile non farsi ammaliare da Ezra Miller, l’attore 26enne che interpreta l’emotivo e cerebrale Credence in Animali fantastici 2 e che alle presentazioni e ai vip party si presenta alternando smoking da gentleman a maglioni frou frou. Impossibile anche restare indifferenti di fronte a Jaden Smith, figlio di Will, e a Shiloh Jolie-Pitt, giovanissimi ma già insofferenti all’etichetta boy o girl.

Una rivoluzione confinata al mondo dello showbiz?

Non esattamente. «Cinema, televisione e pubblicità anticipano sempre le tendenze che stanno per arrivare nella società» dice Elisa Giomi, docente di Sociologia della comunicazione e dei media all’Università di Roma Tre e membro della redazione di AG. AboutGender, una rivista internazionale di studi di genere. «Ma questa è una conquista difficile in un Paese come il nostro, che viaggia a due velocità: da una parte c’è chi accetta di mettere in discussione il binario di genere lui-lei, dall’altra chi non vuole nemmeno sentirne parlare».

Da Hollywood ai social

Per i cisgender, quelli che stanno bene nella definizione di uomo o donna senza altre sfumature, è facile dire “siamo quel che siamo”. Per tutti gli altri, invece, la strada verso l’identità di genere è tutta da costruire. «È un viaggio dentro se stessi alla ricerca di molteplici risposte: chi sono davvero? Come voglio apparire? Mi piacciono gli uomini o le donne? Non sapere è doloroso, ma vivere come qualcuno che non si è fa ancora più male» spiega Randi Kaufman, psicologa specializzata in orientamento sessuale a New York. Sperimentare con i vestiti, il make- up o le relazioni mordi e fuggi quindi non sembra una moda, né tantomeno un capriccio, ma il primo passo di un percorso che ha tante possibili uscite se perfino Facebook ormai offre oltre 70 identità di genere per rispecchiare una società in cui sempre più giovani si definiscono non binari, gender fluid, queer.

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L’importanza della rappresentazione

Ed è un po’ come se il mondo dello spettacolo stesse allestendo una scenografia in cui l’identità di genere può esprimersi più liberamente. «Sono figure in cui gay, bisex, asessuali o persone che non si riconoscono nel loro sesso biologico, finalmente possono rispecchiarsi, smettendo così di sentirsi sole o sbagliate» continua Elisa Giomi. «E l’impulso mediatico è in grado anche di cambiare la percezione del pubblico. Soprattutto quando cinema e tv, oltre a farli apparire di successo, “normalizzano” questi personaggi: ci raccontano ciò che li rende uguali a tutti noi, che sia il talento professionale o la vita di tutti i giorni».

Un futuro sempre più queer

La parola queer (termine che racchiude chiunque non si conformi: gay, bisex, trans, a-gender) racconta di una rivoluzione che è anche estetica. Fatta di sguardi maschili segnati dal mascara o di capezzoli che spuntano da fisici androgini. «È vero, questo movimento porta con sé un canone di bellezza nuovo, in cui la linea di confine maschio-femmina diventa una sfumatura» dice Elisa Giomi. «Un cambiamento dell’immaginario iniziato già negli anni ’70, con figure come Ziggy Stardust, l’alter ego di David Bowie. Ma se siamo ancora qui a parlarne è perché occorre del tempo prima che questo si affermi».

Un contributo importante arriva dalla moda

Dopo il boom delle modelle transgender, sempre più marchi puntano su collezioni gender free. Gli ultimi a farlo sono stati Balenciaga e Tom Ford. Il messaggio? «Il bello prescinde dalle caratterizzazioni di genere» conclude l’esperta. «Se le persone sposassero questo ideale, anche le barriere che ancora dividono etero e omosessuali poco alla volta potrebbero assottigliarsi». E dichiarazioni come quella di Ezra Miller diventare molto comuni. «Non mi identificherei come gay» ha detto. «Sono attratto per la maggior parte da “lei”, ma sono stato con molte persone e sono aperto all’amore, dovunque esso sia».

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