donna aereo mascherina

Le nuove regole per viaggiare all’estero

Dal 1° giugno niente più Green Pass per entrare in Italia. non servono neppure più le mascherine sugli aerei in Europa, salvo regole specifiche dei singoli Paesi

Il Green Pass va in soffitta. Dal 1° giugno non sarà più necessario esibire alcun certificato vaccinale per entrare in Italia. Decade, infatti, l’obbligo previsto dalle precedenti norme in vigore in Italia, come del resto è già accaduto in altri Stati europei. Il documento che attesta la vaccinazione completa (o guarigione da meno di 180 giorni) resta, invece, necessario per chi si reca negli Usa, in Canada o in Germania. Anche il Giappone riapre le frontiere, pronto ad accogliere i turisti.

Intanto è decaduto anche “l’obbligo europeo” di mascherine in aereo, salvo regole specifiche relative ai singoli Paesi (per esempio in Italia resta necessario indossarle). È quanto stabilito dalle autorità europee dal 16 maggio scorso. Un vero sollievo per sta già programmando le vacanze estive o semplici week end in Europa. A comunicarlo sono state l’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza aerea (Easa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), con un documento congiunto

Stop alle mascherine sugli aerei in Europa

L’obbligo di mascherine, dunque, scompare così come quello di indossare le protezioni per naso e bocca all’interno degli aeroporti, come chiarito da Easa ed Ecdc, che esortano ad avere “un approccio pragmatico: ad esempio, dovrebbero evitare di imporre regole di distanziamento se queste molto probabilmente produrranno un ‘collo di bottiglia’ in un’altra zona” ossia in uno degli step successivi del movimento dei passeggeri, “soprattutto se requisiti” di distanza “non sono richiesti a livello nazionale o regionale in altri contesti simili”.

Sui voli italiani resta l’obbligo fino al 15 giugno

Ci sono regole diverse invece per l’Italia, dove l’obbligo di indossare le mascherine sui mezzi di trasporto pubblici resta fino al 15 giugno. Non su tutti, però. Nelle sue linee guida, l’Enac ha chiarito che le Ffp2 dovranno essere portate solo sui voli nazionali, o su quelli gestiti da vettori con licenza italiana. La prescrizione non vale per chi si sposta in Europa: chi viaggia verso la Francia con un vettore francese, per capirci, potrà evitare la mascherina. Quanto alle tratte internazionali, tutto dipende dalle norme in vigore nel Paese che ha rilasciato la licenza alla compagnia. Queste ultime dovranno però informare i passeggeri “in modo efficace circa le misure richieste a bordo”.

Occhio quindi ai documenti di viaggio. Le mascherine non vanno più indossate negli aeroporti del Belpaese, ma restano raccomandate, come in tutti i luoghi chiusi dove c’è rischio di affollamento. A questo proposito, l’Enac raccomanda alle società che gestiscono gli scali di applicare segnaletica, dare informazioni e allestire distributori automatici in prossimità degli accessi al Terminal.

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Quando la mascherina è ancora “raccomandata”

Pur venendo meno l’obbligo, le autorità europee esortano a non abbassare la guardia, soprattutto in alcuni casi. “La mascherina resta una delle difese migliori contro la trasmissione di Covid-19”, spiegano Easa e Ecdc, che invitano a usarla (è “fortemente raccomandato”) specie per chi tossisce o starnutisce, nonché per tutte le persone fragili. Queste ultime, infatti, “dovrebbero continuare a indossare una mascherina indipendentemente dalle regole, idealmente di tipo Ffp2/N95/Kn95, che offre un livello di protezione superiore rispetto a una mascherina chirurgica standard”. “I passeggeri – chiariscono Easa ed Ecdc – sono incoraggiati a osservare le misure di distanziamento nelle aree interne, anche in aeroporto, ove possibile”.

Attenzione alla propria destinazione

Un’altra raccomandazione riguarda la meta verso cui si viaggia. Gli enti europei ricordano che “I voli da o verso una destinazione in cui è ancora richiesto l’uso della mascherina sui mezzi di trasporto pubblico dovrebbero continuare a incoraggiare l’impiego del dispositivo, secondo le raccomandazioni”. Quanto agli Stati Uniti, ad esempio, già dal 19 aprile non è più obbligatorio l’uso delle mascherine su alcun mezzo di trasporto, che siano metro, treni o aerei.

Ma che fine fanno le altre prescrizioni, come l’obbligo di esibire il Passenger Locator Form o il Green Pass? vediamo nel dettaglio quali documenti sono richiesti per imbarcarsi su un aereo per l’Europa e per gli Stati Uniti.

Green Pass: serve ancora?

Nonostante la fine dello stato di emergenza in Italia, dal 1° aprile, e l’allentamento generale in tutti i Paesi europei, il «certificato verde» continua ad essere richiesto. Questo significa che sia per entrare in Italia, sia per andare nella maggior parte degli Stati dell’UE, si deve sempre esibire il Green Pass, ma nella forma che in Italia è stata chiamata “base”, cioè ottenibile con vaccinazione completa, guarigione da malattia Covid o tampone (antigenico/molecolare negativo).
Vediamo nel dettaglio cosa si deve mostrare e cosa è previsto per i turisti in arrivo.

Ingresso o ritorno in Italia

Per i viaggiatori stranieri e per gli italiani che tornano dall’estero dal 1° maggio resta in vigore l’obbligo di esibire un pass ottenuto con vaccinazione, guarigione o tampone negativo. C’è, però, una novità: l’ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, prevede che non si debba più compilare il passenger locator form (Plf), il modulo utilizzato dalle Autorità Sanitarie per i viaggi. Di fatto l’Italia segue, quindi, l’esempio della Grecia.

Ingresso nei Paesi UE: dove serve il Plf

Quanto agli altri Paesi dell’Unione europea, fermo restando che è richiesto il Green Pass europeo (quindi ottenuto sempre con vaccinazione, guarigione o tampone, in lingua anche inglese) le differenze riguardano proprio il Plf. In Francia il Plf è richiesto ed esiste anche una differenziazione per quanto riguarda le aree di provenienza: se si arriva da zona «verde» (a ridotta circolazione del virus), anche i non vaccinati possono entrare previo tampone negativo prima della partenza; se si tratta di viaggiatori da una zona «arancione» (con rischio maggiore), è necessario sottoporsi a un test molecolare o antigenico anche una volta entrati in Francia. Se positivi, si è obbligati a rispettare un periodo di auto-isolamento indicato dalle autorità sanitarie.

In Spagna, invece, è cambiano le modalità con le quali poter dimostrare le proprie condizioni di salute, ma non la sostanza: si entra sempre in possesso di un Green Pass base (vaccinazione, guarigione o tampone negativo), che però può essere o tipo europeo, come quello rilasciato normalmente in Italia, oppure con l’SpTH (Spain Travel Health) Health Control Form, un modulo da compilare manualmente, indicando i dati del ciclo vaccinale, della guarigione o del tampone.

Più rigide sono le norme di Austria e Germania, dove resta in vigore la regola delle 3G: «geimpft, genesen, getestet», ossia vaccinati, guariti o reduci da un test Covid con esito negativo. La vera differenza sta nel fatto che, in caso non si sia vaccinati o guariti da meno di 180 giorni, occorre un doppio tampone, sia molecolare (entro 72 ore dalla partenza) che antigenico (entro 24 ore).

Se poi si arriva da Paesi ad alto rischio, si passa alla regola del 2G+, cioè certificato di vaccinazione o guarigione, oltre a un tampone molecolare con esito negativo, sempre entro le 72 ore dall’arrivo. Infine, in Grecia dal 15 marzo 2022 non serve più il Passenger location form.

Le regole di ingresso nel Regno Unito

Le Autorità britanniche hanno annunciato la rimozione di tutte le restrizioni agli arrivi nel Regno Unito a partire già dal 18 marzo 2022. Significa che non è più necessario effettuare test prima della partenza o all’arrivo, né compilare il Passenger Locator Form. Le nuove disposizioni si applicano a tutti i viaggiatori, a prescindere dal fatto che siano vaccinati o meno, provenienti da tutti i Paesi del mondo.

Cosa serve per viaggiare negli Usa

Infine, per chi vuole entrare negli Usa rimane necessaria la vaccinazione con ciclo completo: entrano solo i cosiddetti «Full vaccinated». In alternativa è valida la certificazione di guarigione da non oltre 180 giorni. Tutti devono anche esibire un test (molecolare o antigenico) negativo. Sono esenti da vaccinazione i minori di 18 e alcune categorie particolari, come militari Usa o personale diplomatico, ecc., come da elenco dei CDC, i Centers for Disease Control, come per esempio di minori di 18 anni.

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