Perché lo stop al calcio è un messaggio forte

  • 10 03 2020

Molte le polemiche per la sospensione del campionato: grave errore oppure decisione necessaria? «I giocatori non possono pensare di essere immuni dal Coronavirus» ci racconta Alberto Zaccheroni e dire stop al campionato «significa dare un segnale forte sulla gravità della situazione»

L’emergenza Coronavirus ha portato alla sospensione del campionato di Serie A e di tutti i tornei professionistici sportivi italiani. Questo il verdetto arrivato dalla riunione straordinaria del Coni indetta dal presidente Giovanni Malagò, con la partecipazione dei numeri uno federali di tutti gli sport di squadra. Confermato dunque, dopo giorni di rumor, lo stop dello sport nazionale alla luce dell’emergenza sanitaria che ha colpito il nostro Paese. Decisione scontata? Per niente. Perché in queste ultime ore la polemica si è infuocata più che mai sui mezzi di comunicazione e soprattutto sui social. Se da una parte si tratta di una decisione figlia di un momento delicato, che non ha precedenti nella storia italiana, presa affinché venga innanzitutto tutelata la salute di tutti; dall’altra c’è però chi sostiene che la sospensione del campionato sia l’errore più grande fatto in un tempo in cui il calcio (a porte chiuse, si intende) potrebbe invece portare serenità e divertimento nelle case degli italiani.

Il premier Giuseppe Conte mette però a tacere tutte le diatribe e conferma che anche il calcio, come il resto d’Italia, si fermerà, almeno fino al 3 aprile. Il tutto con buona pace dei tifosi che dovranno accettare il provvedimento: «Ho già informato il presidente della Repubblica. Non possiamo neppure consentire che proseguano le gare del campionato di calcio, dispiace dirlo, ma i tifosi devono prenderne atto. Dovranno rimanere chiuse le palestre per lo svolgimento di attività sportive».

«Non mi sorprende la decisione del Governo», ci racconta Alberto Zaccheroni, ex allenatore di Milan, Inter, Lazio e Torino, tra le altre, «i giocatori non possono pensare di essere immuni dal Coronavirus e per quanto il calcio resti uno dei simboli dell’Italia e faccia parte della nostra cultura, ci sono molti settori oggi più penalizzati del calcio. L’emergenza è un’altra». Ma le domande che girano intorno alla sospensione del campionato sono molte e, soprattutto oggi, che ci si ritrova ad avere meno argomenti di cui discutere, il campionato di serie A si sposta in classifica al secondo posto dopo il Coronavirus. La sospensione cosa implica? E gli allenamenti? I giocatori continueranno a farli? Cosa succederà al campionato, riuscirà a ripartire? E alle Coppe? Sono tante le domande che si pongono i tifosi in questi momenti in cui regna la confusione.

Alberto Zaccheroni 

Alberto Zaccheroni 

Tutti abbiamo sentito parlare di distanza di sicurezza, di regole ferree su baci e abbracci, di limitazioni nei contatti e di stop agli assembramenti. «Ma si tratta di norme impossibili da rispettare perché il calcio è un gioco di contrasto dove è impossibile mantenere le distanze se devi rubare la palla all’avversario», continua il Mister. «Non ho le competenze necessarie per quantificare il rischio di contagio sul terreno di gioco», dice Zaccheroni, ma è evidente che sembra alquanto impegnativo chiedere ai giocatori di non abbracciarsi quando esultano per un goal. Così come è impensabile una preparazione, allenamenti, raduni e ritiri senza che vi siano contatti fisici.

La verità è, per il significato che ha il calcio per il nostro Paese, che dire stop al campionato, «significa dare un segnale forte sulla gravità della situazione», chiarisce Alberto Zaccheroni, e questo ha lasciato “spiazzati” tutti:  il calcio non è però il solo motivo di orgoglio dell’Italia anche se ha un impatto sociale molto importante. «Il nostro Paese ha energia, forza, ingegno e grandi menti a disposizione e questa situazione difficile che stiamo vivendo sicuramente ci farà riflettere e tireremo fuori la grinta che serve per ricominciare», conclude Zac.

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