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Pirelli the Cal festeggia 50 anni

Eccellenza italiana dallo sguardo cosmopolita, anticipatore di tendenze e oggetto di culto, il Calendario Pirelli festeggia l’edizione 2024 con gli scatti di un giovane fotografo africano. Correndo, ancora una volta, più veloce del tempo

Non ci annoti gli impegni. Non ci trovi scritti né santi né feste comandate. Eppure è “il” calendario, anzi “The Cal”. E malgrado l’inutilità quotidiana, il Calendario Pirelli è un oggetto di culto molto snob. Nato per essere opera d’arte, intercettare cambiamenti epocali, celebrare ogni anno il lavoro di un grande fotografo e la sua visione di bellezza. Con The Cal 2024, Pirelli presenta la 50a edizione, ma è il 60° anno dalla pubblicazione: è stato sospeso in tempi di austerity e di pandemia, affidando gli scatti all’artista ghanese Prince Gyasi. E pensare che in origine il calendario avrebbe dovuto essere una semplice operazione di marketing.

The Cal: la nascita di un mito

Fino agli anni ’60 la Pirelli era “solo” una grande azienda di pneumatici. Come ha fatto uno dei marchi più vecchi della storia industriale italiana, fondato a Milano nel 1872 per produrre articoli tecnici di caucciù vulcanizzato, a far coesistere pneumatici innovativi e moda, lavoro operaio e glamour? Alla ricerca di una strategia per superare la concorrenza, nel 1964 Pirelli affida a Robert Freeman, ritrattista dei Beatles, un progetto innovativo. Il concetto di per sé non è nuovo: i calendari promozionali “con le ragazze” erano un’idea collaudata nel settore automobilistico, uno dei gadget più apprezzati dai clienti. Spudorati e sexy, venivano appesi nel retrobottega, negli armadietti, nei camion.

E invece The Cal generò uno scossone: lui non sarebbe mai finito nelle retrovie. Sofisticato ed esclusivo, è nato con l’obiettivo di diventare un oggetto da esibire con orgoglio. La sua vera vocazione si rivela estetica e intellettuale insieme. Bravo come nessuno a leggere e anticipare trend culturali e sociali, The Cal dimostra subito di voler andare oltre la moda: non si tratta più solo di fotografare donne bellissime, ma di comunicare attraverso le immagini conquiste, cambiamenti, rivoluzioni.

La modella Anna Klevhag ritratta da Richard Avedon per l’edizione 1997 del Calendario
Pirelli, Women of the World.

Tutti i primati di The Cal

The Cal è un calendario rivoluzionario, il primo ad aver “osato” tante cose. Nel 1972 viene affidato per la prima volta a una fotografa donna, Sarah Moon. Nel 1987, Terence Donovan lo dedica alle bellezze black, compresa una Venere 16enne di nome Naomi Campbell. L’anno, dopo Barry Lategan, il fotografo che aveva già scoperto Twiggy, inserisce il primo protagonista maschile: il ballerino Hugo Bregman. Nel 1997 ecco la prima modella italiana, Monica Bellucci.

Nel 2015 Steven Meisel fotografa Candice Huffine, silhouette curvy, poi Annie Leibovitz ritrae senza il minimo ritocco, 12 simboli di empowerment femminile, da Yoko Ono a Patti Smith, e nel 2017 Lindbergh sostiene una bellezza non perfetta o giovane a ogni costo ma capace di emozionare attraverso grandi attrici come Penélope Cruz e Uma Thurman.

La cantante St Vincent fotografata da Bryan Adams, per The Cal 2022, On the Road

The Cal 2024: un altro primato

Altra prima volta: la nuova edizione è stata affidata a un fotografo africano. Prince Gyasi non è uno dei mostri sacri dell’obiettivo, ma un giovane autodidatta che ha scelto di fotografare principalmente nel suo Ghana personaggi che lo hanno ispirato. Come Amanda Gorman, la poetessa alla cerimonia inaugurale della presidenza Biden, Naomi Campbell, l’attore britannico Idris Elba, l’ex calciatore Marcel Desailly, la stella di Hollywood Angela Bassett e perfino sua maestà Otumfuo Osei Tutu II, re dell’antico popolo Ashanti. In questo modo The Cal racconta l’Africa attraverso lo sguardo di chi le appartiene, con un viaggio nei colori di un mondo dalle caratteristiche uniche, la cui conoscenza può solo arricchirci.

E nel caso di Gyasi c’è un dettaglio in più. L’esplosione vitale delle sue foto è influenzata anche dall’esperienza di sinestesia del fotografo, quella condizione neurologica che provoca una sovrapposizione di diversi sensi: nel suo caso le parole vengono associate ai colori, per esempio “mercoledì” per lui è acquamarina.

Il lavoro del fotografo ghanese Prince Gyasi è un omaggio alla comunità black. E una festa per il Calendario Pirelli 2024, l’edizione numero 50 (in alto). Tra i protagonisti, Otumfuo Osei Tutu, II re del popolo Ashanti (a destra, la festa per i 25 anni di regno).

Prince Gyasi
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Prince Gyasi
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Prince Gyasi
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La nuova edizione

The Cal 2024 sarà presentato a Milano a novembre, ma, ci spiace, non potrai acquistarlo. È stampato in tiratura limitata a 20.000 copie che Pirelli regala a istituzioni, aziende, vip. Se sei una comune mortale, puoi solo sognarlo, del resto è così che è diventato un bene da collezione il cui valore aumenta anno dopo anno. La nuova edizione si intitola Timeless, senza tempo. Sembra un paradosso per un calendario, invece ne racconta il carattere controcorrente, l’anima pionieristica. Spiega il fotografo: «Per me timeless sono le persone che vincono il tempo, che non seguono il pensiero comune della società, che non si fanno influenzare dall’età, dalla fama e dal denaro». E che si emozionano anche davanti a un calendario.

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