Lo guardi e pensi a Elton John. Lo vedi letteralmente volare mentre intona Crocodile Rock in una scena clou del biopic del 2019 Rocketman. Nel ruolo della popstar, Taron Egerton – che ritroviamo nella serie Smoke – Tracce di fuoco – ha vinto un Golden Globe nel 2020 e conquistato popolarità internazionale come cantante, oltre che attore.
Taron Egerton: la nuova serie Smoke – Tracce di fuoco
È un ragazzo meno glam ma non meno interessante quello che incontro online per parlare della nuova serie thriller in 9 episodi dal 27 giugno su Apple TV+. Smoke – Tracce di fuoco, ispirata a fatti realmente accaduti, è stata creata da Dennis Lehane dopo il successo di Black Bird del 2022, disponibile sulla stessa piattaforma e con lo stesso protagonista.
Stavolta Egerton interpreta Dave, un enigmatico detective a caccia di due piromani seriali che provocano distruzione e morte in una località americana del Nord Ovest. Visto che le indagini sono a un punto morto, gli viene affiancata Michelle (l’attrice Jurnee Smollett), investigatrice che arriva da fuori ed è meno condizionabile di lui, che prima faceva il pompiere nella stessa cittadina ed è amico di alcuni ex colleghi sospettati. «Quando mi hanno parlato del progetto, mi sono immaginato come protagonista uno come Gary Oldman… A dire la verità, non ero certo di esserne all’altezza. Non mi sento una star del cinema» racconta Taron, che risponde alle domande con precisione e passione.
L’infanzia e le prime esperienze artistiche
Cresciuto con una madre single che non navigava nell’oro, «però mi ha amato e sostenuto, abbiamo un rapporto davvero speciale», il 35enne attore britannico – «gallese» ama precisare lui – ha ammesso di aver percepito il passaggio all’età adulta quando lei ha avuto un tumore, poi curato, 4 anni fa. «Non posso lamentarmi, anzi, mi ritengo fortunato per l’infanzia e giovinezza che ho avuto».
Entrato alla Royal Academy of Dramatic Arts di Londra con una borsa di studio, si è diplomato nel 2012. Anche se vorrebbe ripetere presto l’esperienza di un musical, ha girato finora soprattutto detective e spy stories. Il suo primo, piccolo ruolo è stato nella serie televisiva Lewis, nata da una costola di Ispettore Morse. Nel 2014 viene scelto da Matthew Vaughn per affiancare Colin Firth e Samuel L. Jackson in Kingsman: Secret Service, dove interpreta Eggsy, un delinquente assoldato come spia (al primo film si sono aggiunti il sequel The Golden Circle, del 2017, e il prequel Le origini, del 2021): una vera iniziazione al mondo degli agenti segreti. Forse per questo circolava anche il suo nome, tempo fa, nei rumors sul prossimo James Bond. «Non c’è mai stato nulla di concreto e non sarei neanche l’attore giusto per interpretare una saga che, di fatto, è un brand» ribatte lui. «E poi ci vuole un tipo statuario, io soffro in palestra ogni volta che devo mettere su muscoli prima di presentarmi sul set!».
Di scene d’azione ce ne sono anche in Smoke. All’inizio è alle prese con un incendio realizzato senza effetti speciali. Era davvero tra le fiamme?
«Sì, perché il creatore della serie voleva rendere la scena più realistica possibile: il risultato è molto spettacolare. Il mio personaggio intravede qualcuno e cerca di raggiungerlo, salvo rendersi conto che è solo il riflesso di uno specchio. Detto questo, abbiamo lavorato in sicurezza: indossavo la tuta e la protezione facciale usate realmente dai pompieri, e così anche la troupe».
Taron Egerton nei panni di Dave in Smoke – Tracce di fuoco
Che cosa ha trovato attraente nel personaggio di Dave?
«Come attore cerco sempre di spingermi in direzioni nuove e Dave è complesso, misterioso e contraddittorio. È un ragazzo della classe operaia che cerca di fare del suo meglio, ma ha in testa dei cliché molto rigidi. Per esempio, vuole scrivere un libro e quindi porta gli occhiali, perché è convinto che gli diano un’aria da intellettuale. Se qualcuno gli chiedesse chi è davvero, non parlerebbe mai delle sue insicurezze, direbbe che è un eroe perché risolverà il caso».

Lei invece come si descriverebbe?
«Dipende dalla giornata e dall’umore, come per molti di noi, no? Certi giorni ti senti una persona sicura, estroversa e socievole, altri invece sei timido, fai fatica a relazionarti con gli altri e non ti piaci. Invece Dave è scollato dalla realtà e dagli altri, vuole solo aderire a un’immagine e questo crea in lui un’enorme tensione. Le sue ombre nascono da questo conflitto. Comunque, mi ha insegnato qualcosa dal punto di vista umano».
Per esempio?
«Dave mi suscita pena, perfino disprezzo a volte, perché pensa solo a se stesso. Ma nella vita è deleterio concentrarsi sul proprio ego. Ci si arricchisce dedicandosi agli altri, perché dare significa anche ricevere. Lui è un narciso, non entra in contatto profondo neppure con la moglie e il figlio di lei. Ed è come se recitasse sempre il ruolo del maschio burbero, solo perché pensa che la sua immagine debba essere così».
Tutti i ruoli dell’attore gallese
A proposito di uomini e di mascolinità, lei ha interpretato Elton John in Rocketman mostrando i momenti più delicati della sua vita legati all’omosessualità. Poi le hanno offerto il ruolo di un gay nella pièce teatrale Cock. Una scelta difficile per un etero?
«Non c’è mica una regola che vieti agli attori etero di interpretare personaggi omosessuali… Inoltre, essere cresciuto prevalentemente con mia madre, dopo che i miei genitori si sono separati, mi ha dato una certa visione della mascolinità, più morbida. Penso di essere empatico, in contatto con le mie emozioni e fragilità (dopo una lunga relazione con l’attrice Emily Thomas, da qualche mese Egerton frequenta un’altra collega, Chloe Bennet, ndr)».
Dice di non essersi sentito all’altezza del ruolo, in Smoke. Succede spesso?
«Questo personaggio mi spaventava in modo particolare, è stato il più difficile che abbia interpretato, per le sfaccettature e le ombre che ha. Non sempre scelgo qualcosa di così complesso. Nel thriller psicologico Carry-On di Jaume Collet-Serra (su Netflix, ndr) ha prevalso il divertimento: sapevo che sarebbe stato avvincente per un grande pubblico, anche di famiglie, un’opportunità nuova per me».
La semplicità di una star
Si è trovato a recitare con Colin Firth, Michael Caine e Samuel L. Jackson poco dopo essere uscito dall’Accademia di recitazione, nel 2014. Come ricorda quel periodo?
«Forse non me ne sono neppure reso conto. Quando sei giovane, una parte di te vorrebbe essere Leonardo DiCaprio. Poi vieni catapultato in questo mondo e rimpiangi la privacy. Per me è sempre stato importante andare al pub con gli amici e fare lo scemo, senza preoccuparmi di mantenere un’immagine che non mi viene naturale».