Ma questo Sanremo 2019 è un flop oppure no? Alle ore 21, l’hashtag ufficiale non è ancora in tendenza su Twitter, superato dalla crisi con la Francia e dal fine pena della Franzoni. Vuoi vedere che la dura realtà quest’anno sovrasta l’italico canto. A tenere alta la bandiera del festival sui social restano i fan di Alessandra Amoroso, attesa super ospite. In più, si è sparsa la voce: prima dell’una di notte non si finisce, e allora meglio non cominciare nemmeno… 

Però le canzoni cominciano a girare nella testa e in radio e lo share bisogna saperlo leggere. È vero che lo show perde quota rispetto alla precedente edizione ma pare che davanti allo schermo ci sia un inaspettato 58,4% di 15-24enni, mai conquistati prima dal festival. 

Per loro Mahmood (“Soldi”), il rapper che dà il via alla gara di stasera, non è affatto male.

A riportarci indietro nei secoli ci pensa subito Antonello Venditti, abbronzato, chioma corvina (e allora meglio il blu della Bertè), occhiali a goccia e via a cantare in coro: “ma tutto quello che voglio lo giuro è solamente amooooore”. 

Su “maturità ti avessi preso prima” in duetto con Baglioni ci viene pure da piangere. E va bene, guai a dimenticarselo, siamo tutti figli di una vecchia canzone. 

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L’apertura della terza serata, giovedì 7 febbraio.

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Virginia Raffaele


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Mahmood

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– Antonello Venditti


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– Anna Tatangelo


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– Alessandra Amoroso


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Irama

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Patty Pravo e Briga

Anna Tatangelo con “Le nostre anime di notte” si è impossessata del titolo di un meraviglioso libro di Kent Haruf da cui è tratto anche un film con Robert Redford e Jane Fonda. Ci rifiutiamo di sovrapporre alle facce dei due divi quella di Anna e Gigi D’Alessio e, anziché ascoltare la canzone, veramente banale, ripensiamo alla prima gag di Virginia Raffaele.

Sempre bella ma con un trucco trendy forse un tantino troppo acceso, stasera ha cantato “Mamma son tanto felice” fingendosi un grammofono rotto. Difficilissimo, bravissima ma sembrava un’esibizione strampalata di Italia’s Got Talent. Chissà perché non fa le imitazioni.

Ultimo è tra i favoriti, con “I tuoi particolari”, una canzone super melodica e romantica. C’è chi lo paragona a Vasco Rossi. Ma veramente?

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Motta

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Simone Cristicchi

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I Boomdabash

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Umberto Tozzi e Raf

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Le cattive ragazze arrivano subito dopo la pubblicità. Una stralunatissima Ornella Vanoni si presta (gratis, ci tiene  a sottolinearlo) a battibeccare e duettare con Virginia Raffaele. E la conduttrice sembra finalmente divertirsi un po’ anche lei. A completare il quadro sale sul palco Patty Pravo, e alè! Imperdibile bacio (filler labiale permettendo) tra le due amiche. «A una certa età si può fare quello che si vuole» conclude Ornella. E con questa frase ci predispone all’ascolto della canzone “Un po’ come la vita” in duetto con Briga.

Applausi a scena aperta per Simone Cristicchi con “Abbi cura di me”. Nonostante quel suo monocorde recitar cantando, il pubblico è entusiasta. A convincere è il testo poetico e intenso. C’è da scommettere che il duetto di venerdì con la voce di Ermal Meta darà una spinta verso il vertice della classifica.

Un po’ di allegria con i Boomdabash e la loro “Per un milione”. Sono gli Stato Sociale di quest’anno? Il gruppo salentino canta pure meglio dei colleghi bolognesi ma non hanno la stessa sorprendente originalità e ironia. E nonostante il ritmo reggaeton, il brano non è un vero tormentone. A pensarci, il tormentone quest’anno non c’è! Sgomento. 

Per fortuna l’accoppiata Raf e Tozzi ci prende alla sprovvista. Ci erano sfuggiti nella lista degli ospiti e adesso eccoci qui che daba-dam daba-dam dabadan-dam-dam, ti pretendo in nome dell’amoreee, gloria-gloriaaaa!!! Pubblico in sala in piedi, gente di una certa età che agita le mani in modo imbarazzante. Il karaoke resta la vera arma letale di qualunque show popolare. 

Tozzi, Raf, Bisio, Raffaele e Baglioni in coro omaggiano la Liguria con “Gente di mare”, rassicurante ballata da accendini sollevati, e tolgono la terra sotto i piedi al povero Motta che, subito dopo, osa seminare inquietudine con quel suo “Dov’è l’Italia amore mio, mi sono perso anch’io”.

È l’unica canzone che finora ha catturato la nostra attenzione ma si sente a pelle: non arriva al pubblico sanremese. Peccato, vedremo in radio.

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Zen Circus

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Claudio Bisio e Paolo Cevoli

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Nino D’Angelo e Livio Cori

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Zen Circus, “L’amore è una dittatura”. Brano rockettaro che ci fa capire quanto il rock sia in ribasso in questi tempi: i ragazzi ci mettono l’anima ma passano inosservati.

Possiamo dirlo? Il vero momento comico del festival è la presentazione delle canzoni. La spiega e l’elenco degli autori costa visibilmente uno sforzo di serietà ai presentatori che – glielo si legge negli occhi – vorrebbero ricamarci sopra qualche battuta, almeno un gioco di parole. In ogni caso fa più ridere dell’incursione di Paolo Cevoli, promosso solo l’irresistibile accento romagnolo.

Per smentire le malelingue e i luoghi comuni, non è nemmeno mezzanotte ed ecco sul palco gli ultimi in gara. Mentre Nino D’Angelo e Livio Cori cantano con sentimento “Un’altra luce”, gli spettatori con i posti migliori nelle prime file, grazie alla nuova coreografia, sentono la sedia spostarsi da sotto le terga. Sanremo resta una grande metafora del paese e potremmo finirla qui.

Invece no, i luoghi comuni a Sanremo sono granitici e le malelingue indispensabili a tenere alto lo share. 

Non si può biasimare chi se ne va a dormire e però si perde Fabietto Rovazzi che gioca al direttore artistico. Tre cose per cui ricordarlo:

1) Chiede: «Ma perché avete tolto la scalinata?!”. 

2) Riesce a far stonare Baglioni sulle note di “Faccio quello che voglio”.

3) Raggiunge uno momento alto facendo dire al direttore d’orchestra: «Ho raggiunto il mio momento più basso dirigendo “Andiamo a comandare”».

E se l’anno prossimo lo facesse per davvero il direttore artistico? Ieri sera Pio e Amedeo lo hanno soprannominato botulino perché ringiovanisce le vecchie glorie della tv con cui lavora. Al festival di Sanremo una spianatina non guasterebbe.

È ora di tirare la volata a “Io sono Mia”, la fiction dedicata a Mia Martini in onda su Rai Uno il 12 febbraio. Serena Rossi canta con Claudio Baglioni la stupenda “Almeno tu nell’universo”, interpretata da Mimì proprio qui all’Ariston nel 1989. E chi se la può scordare.

Anziché chiuderla lì e passare la linea a Rocco Papaleo per il Dopofestival, è Rocco Papaleo a venire all’Ariston per un siparietto, come in quella storia di Maometto e della montagna. C’è del sadismo in questo festival. 

Per concludere, Baglioni intona Accoccolati ad ascoltare il mare, massima ricompensa per chi ha resistito fino alla fine solo per amor suo.

Nella classifica provvisoria della serata Cristicchi, Mahmood, Irama e Utimo sono in zona blu, e buonanotte.