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Anoressia e bulimia: guarire si può

ABA celebra i suoi 20 anni di successo: la fame d'amore si può saziare

Quest’anno l’ABA ha compiuto 20 anni di attività nel mondo dei disturbi alimentari, dimostrando di essere una realtà forte e affidabile con le sue 16 sedi Italiane e le centinaia di richieste che ogni giorno arrivano al numero verde 800.16.56.16.
 
Nel 1991, a seguito della pubblicazione del suo primo romanzo autobiografico Tutto il pane del mondo, Fabiola De Clercq sceglie di dare un seguito al suo percorso e fonda così l’Associazione Bulimia Anoressia, impegnata nel sostegno di persone con disturbi alimentari.
 
L’idea di Fabiola si dimostra ben presto efficace perché il suo metodo si discosta notevolmente dall’approccio clinico delle strutture tradizionali: l’esperienza personale di Fabiola infatti la porta a trattare il disturbo alimentare non come un mal funzionamento dell’appetito, ma come un problema delle relazioni e dei sentimenti.
 
Quell’approccio che appariva sperimentale, grazie ai successi ventennali di ABA, ha dimostrato invece che queste patologie sono una sorta di trattamento spontaneo ai problemi di relazione con gli altri; una risposta quasi involontaria che si produce in concomitanza con eventi che evidenziano l’incapacità o il limite nel confrontarsi, dando origine al disagio.
 
La letteratura clinica testimonia oggi che la genesi dei disturbi alimentari è dovuta con grande frequenza ad un vissuto traumatico che riconduce queste gravi patologie ad una richiesta d’aiuto non verbalizzata: non è quindi l’appetito a dover essere curato, ma il soggetto e la sua storia.
 
ABA, in occasione di un incontro con l’Assessore alla salute del Comune di Milano Giampaolo Landi di Chiavenna per celebrare questi primi 20 anni di attività, ha presentato i dati epidemiologici raccolti dal gruppo di Ricerca Scientifica ABA.
 
In Italia, anoressia e bulimia colpiscono l’1,5/4 per cento della popolazione. Il 95,9 sono donne, nella vita sono studentesse (48,7 per cento) o impiegate (26,3 per cento), con un’età media di insorgenza del disturbo di circa 17 anni (ma mediamente il primo approccio con la terapia avviene dopo 9 anni di malattia).
 
Le pazienti accusano di aver già avuto in passato un disturbo depressivo (35,6 per cento) o un episodio autolesivo (13,2 per cento, di cui 8,6  per cento di tentati suicidi), il 6 per cento ha abusato o fa abuso di alcol o sostanze.
 
La causa scatenante del disturbo alimentare è per la maggior parte legata a una mancanza d’amore: il 32  per cento delle pazienti ha subito una perdita affettiva traumatica (lutto 23 per cento o separazione 9 per cento), il 9,8 per cento è cresciuto senza uno dei due genitori. Tante però sono anche le pazienti che hanno vissuto l’esperienza dell’abuso (violenza fisica 10,6 per cento o sessuale 6,2 per cento).
Oggi ABA continua la sua missione con i servizi di assistenza psicologica, ma affianca l’attività clinica alle campagne nelle scuole che cercano di educare i ragazzi ad una serena gestione delle relazioni e dei sentimenti, ma soprattutto a non caricare il cibo di significati psicologici.
“ABA dialoga anche con i giovani per sensibilizzarli”, dice Fabiola De Clercq, e da oggi “utilizziamo i loro stessi strumenti di comunicazione: internet, facebook e twitter. L’agenzia internazionale Ogilvy ha realizzato gratuitamente per l’ ABA una campagna di comunicazione che, grazie alla sensibilità del Comune di Milano, sarà in affissione in tutta la città. ABA effettua da anni prevenzione capillare  nelle scuole di Milano e dell’Interland per ridurre la distanza tra l’insorgere del disturbo e la cura. 20 anni di attività di ABA dimostrano che la bulimia, l’anoressia e le dipendenze non sono malattie infinite e che si può guarire”.

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