La rete che aiuta a salvarsi dai debiti

Per le famiglie e gli imprenditori che non riescono più a pagare le rate oggi c’è una via d’uscita. Si analizza la situazione con un team di esperti. E poi si chiede al giudice uno sconto sulla cifra da restituire

Non succede solo agli incoscienti di finire indebitati fino al collo. A volte bastano un imprevisto, una malattia o la perdita del lavoro per ritrovarsi sommersi dalle rate arretrate. In Italia sono in questa situazione più di 1,5 milioni di famiglie, il 53,5% in più rispetto al 2007. Tecnicamente si chiama sovraindebitamento: è la condizione di chi non ha abbastanza denaro per restituire quanto preso in prestito e rischia di essere inseguito dai creditori a vita. «La legge 3/2012 dà una via d’uscita» spiega Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di Commercio di Firenze. «La norma ha istituito gli Organismi di composizione della crisi da sovraindebitamento (Occ), nati presso Camere di Commercio e ordini professionali: aiutano chi è in difficoltà a presentare un piano restituendo solo la quota che riescono a sostenere».

Il servizio è a pagamento e prevede l’assistenza di un professionista specializzato, il cosiddetto “gestore della crisi”. «Il piano viene valutato da un giudice: se lo approva la partita è chiusa» spiega Bassilichi. «Gli organismi assistono consumatori e professionisti, ma anche piccoli imprenditori che per giro d’affari non rientrano nella legge sui fallimenti. Le probabilità di ottenere un ok dal tribunale sono buone, ma il progetto di rientro dovrà essere realistico e tenere conto di tutti i guadagni e del patrimonio. Per rispettarlo bisognerà comunque fare dei sacrifici» chiarisce Carlo Giordano, della segreteria dell’Occ delle Camere di commercio lombarde. Ecco tre storie di chi ce l’ha fatta.

Enrico, 58 anni Aveva chiesto prestiti per 100.000 euro, ne restituirà 30.000 in 5 anni

I primi due finanziamenti della sua vita Enrico li ha chiesti per aiutare le sue due figlie, entrambe separate e senza lavoro. Ma le esigenze erano tante e i soldi non bastavano mai, così ha cominciato a tentare la fortuna con slot e Gratta e vinci, fino a che il gioco d’azzardo è diventato una dipendenza, risucchiando quel poco che restava della sua busta paga da operaio. Così i prestiti sono diventati tre e tra bollette, affitti arretrati e altre pendenze il suo debito ha raggiunto 100.000 euro. Con uno stipendio da 1.200 euro e le rate che se ne portavano via 900, recuperare era impossibile. Un amico commercialista lo ha portato all’Occ di Firenze.

La soluzione «Abbiamo spiegato a Enrico che doveva fare una mappatura di tutti i suoi debiti, senza tralasciare nulla. In questi casi anche le multe non pagate vanno conteggiate. Una volta calcolato il debito totale gli abbiamo detto di ipotizzare un programma di restituzione che prevedesse rate che riesce a pagare. Per farlo, gli abbiamo suggerito di chiedere un anticipo del Tfr» spiega Duccio Monsacchi, responsabile dell’Occ. Enrico ha presentato un piano in 5 anni, che prevede una rata di 400 euro al mese più un anticipo di 6mila euro: in tutto ne ridarà 30mila. Il giudice lo ha approvato, a patto che iniziasse un percorso di recupero al servizio tossicodipendenze della sua Asl.

Mario e Chiara, 48 e 45 anni Stavano per perdere la loro casa e la banca ha concesso di allungare il mutuo

Quando Mario ha bussato allo sportello della Camera di commercio di Milano la sua casa stava per finire all’asta. Come tanti in questi anni aveva perso il lavoro e con due figli da mantenere lo stipendio di sua moglie Chiara bastava appena per le spese principali. Col passare dei mesi saltare la rata del mutuo è diventata un’abitudine. Ironia della sorte, proprio ora che un nuovo contratto a tempo indeterminato gli avrebbe consentito di ricominciare a pagare, la banca non ne voleva sapere di rivedere la sua posizione.

La soluzione «Mario ha proposto di riprendere il mutuo da dove lo aveva lasciato, ma senza pagare interessi per le rate saltate. Restituirà 150.00 euro in 20 anni, anziché in 15, in rate da circa 620 euro al mese. Il giudice ha autorizzato il suo piano, anche perché lui ora ha un nuovo lavoro» spiega Carlo Giordano. E aggiunge: «Specie in casi complessi come questo è fondamentale che il debitore si faccia assistere da un avvocato o un commercialista esperto in materia. Le banche potrebbero reclamare contro la decisione del giudice e se ciò accade è bene presentare a proprio sostegno una nuova documentazione che la sostenga».

Vera, 48 anni dopo aver chiuso il negozio aveva debiti con il Fisco

Vera aveva investito tutti i suoi risparmi per aprire un negozio di scarpe in Brianza. Le cose, però, non sono andate per il verso giusto e pagare tasse, contributi e fornitori diventava per lei sempre più difficile. In pochi anni ha accumulato 300.000 euro di passivo. Non restava che chiudere bottega e cercarsi un impiego, ed è quello che Vera ha fatto. Rimaneva però una grande incognita: come saldare il debito enorme, parte del quale con il Fisco, con un stipendio di 1.500 euro? L’attività commerciale che aveva gestito aveva un fatturato troppo basso per accedere alle procedure di fallimento che le avrebbero consentito di azzerare i debiti.

La soluzione «Quando le risorse sono appena sufficienti a mantenersi, è determinante l’intervento di qualcuno che aiuti il debitore. Nel caso di Vera abbiamo ragionato su chi era in grado di dargli una mano: i genitori erano disponibili a versare per lei 30.000 euro, il massimo che potevano permettersi in un’unica soluzione» dice Giordano. Poiché il suo era un debito da impresa, per avere l’ok alla proposta serviva il consenso dei creditori. «Hanno detto sì perché, di fronte al rischio concreto di non ottenere neanche un euro, hanno preferito accettare la restituzione di una parte del credito».

Pro e contro: i costi sono alti ma realizzabili

Ristrutturare il proprio debito può costare alcune migliaia di euro: il servizio degli Occ ha tariffe fisse, che vengono calcolate sulla base del tuo passivo e delle somme che saranno restituite. Per un debito di 100.000 euro puoi pagarne 2 o 3.000, e c’è un primo acconto di circa 250 euro da versare già all’avvio della pratica. Però circa il 70% dell’importo va saldato solo a chiusura del procedimento e può essere rateizzato insieme alla cifra che bisogna rendere.

Pro e contro: l’iter è veloce

Prima di decidere se avviare l’iter a pagamento sono previsti colloqui in cui gli esperti valutano se nella tua situazione è possibile proporre un piano che ha buone probabilità di ottenere l’ok del giudice. L’iter ha ritmi abbastanza serrati: nei casi più lineari può bastare un solo mese. L’elenco degli Organismi è sul sito del Ministero della Giustizia.

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